sabato 23 aprile, ovvero il terzo giorno
Che è immensa l'ho già detto. Quello che ho capito è che quando hai a che fare con città così grandi l'errore più grande sarebbe farsi prendere dall'ansia da prestazione, quella tipica del viaggiatore avido che vuole ottimizzare il poco tempo a disposizione per vedere più cose possibili. Questo atteggiamento comunissimo io lo definisco anche modalità auto-distruzione, perchè rischi di arrivare a sera a quattro zampe e, cosa forse peggiore, a fine vacanza esaurito. E non è bello. Noi l'abbiamo capito alla fine di questa giornata stravissuta, in cui abbiamo girato in lungo e in largo a caccia di emozioni e novità. Mettici pure che la notte dormivamo a singhiozzi, grazie ai parigini festaioli e nottambuli che animavano le stradine sotto casa gridando e urlando manco fossero allo stadio. Bella, comoda la casa al centro eh. Dipende.Così ci siamo detti: - mai più tante mete condensate in un giorno solo, meglio poco ma buono. - Ma quella di oggi è la storia di due ragazzi animati dall'entusiaasmo più puro e ingenuo, che si sono spinti oltre le loro possibilità, prosciungando le loro energie fino all'ultima goccia e la sera hanno raggiunto strisciando il tavolino del Tapas Bar, per il consueto aperitivo e davanti a una birra hanno inaugurato la nuova stagione: quella del Turista easy. Ma questo è un altro giorno. Mode d'auto-destruction: sur les
Il giro turistico di oggi si svolge tutto nei pressi dei X e XIX arrodissements, al limite nord-est della città, per capirci.Siamo partiti da qui, dal Canal Saint Martin, considerato il canale degli artisti. Sembrerebbe essere il luogo più amato dai giovani trendy parigini e questo perchè le vecchie fabbriche sono state tramutate in loft, alloggi e atelier. Qui vivono celebri artisti, fotografi, ma anche studenti.
Quelle facciate colorate che si vedono sullo sfondo sono dei negozi, degli stilisti Antoine e Lili, rispettivamente arredo, moda e bambini. Una botta di colore incredibile no? Vi giuro che la tipa non l'ho seguita (stile paparazzo), me la ritrovavo davanti ogni volta che volevo fare una foto!
Poi ci siamo fatti un giretto lì intorno, rue du Faubourg e place de la République, da cui partono tutte le grandi manifestazioni di protesta
Dal canal al Parc de la Villette con la metro è un attimo. Si tratta di un giardino concepito dall'architetto Bernard Tschumi su tre livelli. Il primo è rappresentato dalle 25 folies, follie, che sono enormi cubi di cemento dipinti di rosso (che si vedono nella foto qui sotto) che ospitano atelier, uffici informativi oppure sono semplicemente decorativi.
Il secondo livello è quello delle passeggiate che collegano le diverse aree del parco e il terzo accoglie aree giochi attrezzate per i nani. Si, l'improssione finale è che si tratta di un parco concepito soprattutto per le famiglie, se ci andate preparatevi all'invasione degli ultracorpi! Lo so, dalle foto non si direbbe, ma qui entra in gioco la mia abilità nel cogliere solo il meglio e far sparire magicamente il carnaio che mi circonda :)
Però architettonicamente parlando ci trovi delle soluzioni, degli scorci e delle prospettive davvero interessanti e originali, come la Géode, l'enorme sfera d'acciaio, un gigantesco schermo visivo dove le immagini hanno un campo visivo di 180°. Si trova sul retro della Cité des Sciences et de l'Industrie, museo interattivo dedicato, ma guarda un po', soprattutto ai bambini. Fossi stata nano-munita me la sarei spassata troppo lì dentro e invece son dovuta scappare. Orde di bimbi estasiati che correvano ovunque, effetto claustrofobia assicurato! Donne avvisate...
Attraversando tutto il parco, all'esatto opposto del museo delle scienze, c'è la Cité de la Musique dedicato alla musica in tutte le sue forme.
Un po' delusi, visto che ci aspettavamo passeggiate nel verde, calma e natura e invece abbiamo trovato chiasso, cemento e ferro, ci siamo orientati verso Parc des Buttes-Chaumont. Ci arrivi sempre con la metro, il nome della fermata è proprio Buttes-Chaumont. E' dei più bei giardini della città, capolavoro del paesaggista Jean-Charles-Adolphe Alphand. Qui ci trovi un po' di tutto, è il paradiso dei sensi: prati, alberi, fiori, cascate, ruscelli, il lago, la grotta, vialetti che si addentrano nel sottobosco o su pareti rocciose...Insomma per me uguale: a nozze!
Come una bambina in un parco giochi, io e la Nikon. Sai quando cominci a capire come funziona il nuovo giocattolino e quello che ne esce ti soddisfa pure? Ecco ero in quella fase lì, finalmente mi ero sintonizzata con lo strumento, cominciavo a capirlo meglio, a dialogarci e quando davanti a me si è aperto questo spettacolo della natura, l'ho preso come un regalo! Non so quanto tempo ci ho passato a scattare, rapita ed estasiata, incredula e stupita da tanto colore e tanta bellezza. Quando ami fotografare queste sono le circostanze in cui puoi sfogare tutta la tua creatività, la tua passione. Almeno per me è stato così...una liberazione.A un certo punto Lui mi ha dovuta fermare, portare via: sembravo una tossica! In alcuni contesti la macchina fotografica mi crea dipendenza, lo ammetto. Davvero non so quante ne ho fatte, questa è solo una modesta selezione.
E poi che fai una pausa caffè non te la concedi? Con vista su Belleville, il quartiere di Monsieur Malaussène per capirci. Vabbè il caffè è quello che è, una brodaglia colorata, ma da bravi italiani non siamo riusciti a rinunciarci neanche un giorno. Adottavamo la formula dell' 1 x 2, che tanto bastava. Capirai io lo prendo ristretto, bello denso e cremoso. Capacità di adattamento rules. Pefforza.
La pausa l'abbiamo prevista perchè masochisti come siamo (ve l'ho spiegato in apertura), dopo tutta la scarpinata dei due parchi e dei canali, abbiamo pensato bene anche di avventurarci in posto che la guida segnalava come "una cittadella a forma di chiocciola, dall'atmosfera di piccolo villaggio. Case ricavate negli anni '30 sul sito circolare di uno ex stadio." In una parola: Butte Bergeyre. E che fai non ci vai? Si trova proprio sotto il parco. Trovarla, però, è cosa ardua, perchè come punto di riferiemento la guida ti dà tre strade che delimiterebbero i confini dello spazio in cui sorge il villaggio. Ma la vera chiave di svolta sta in questa frase:
"In cima alle scale che si inerpicano sulla collina..."
Devi trovare quelle scale e devi salirle, tutte, perchè la cittadella sta in alto, molto in alto e infatti da lì ti godi una vista magnifica su Parigi e il Sacré-Coeur, che ti ripaga del mazzo che ti sei fatto per raggiungerla. E ve lo dico, è deliziosa!
Io sono stata in Provenza e le case lì somigliano tantissimo a queste.
Ecco se siete arrivati fino alla fine di questo post potrete (vagamente) capire (intuire) in che condizioni penose siamo tornati a casa. Strisciando a passo di leopardo.
Le puntate precedenti:
Il rientro in Italia
Svegliarsi a Parigi
Primo giorno Secondo giorno
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NOTA: Tutte le foto contenute in questo post sono di proprietà di Nina Cerca. Se siete interessati ad usarle vi prego di contattarmi o comunque di citarne la fonte. Grazie
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