... ... ...
PARLANDO di un nuovo libro scoperto grazie a Soloscambio. Lo ammetto, è stato l'occhio a guidarmi. Oh ragazzi, mi c'è cascato! Quella rosa che si fonde con il bel viso di pietra del modello è fantasmagorica. Pazzesca e romantica. Ho googlato e ne ho letta la trama: Una vita senza sentimenti, una carriera come famoso attore porno, serate dedicate al più assoluto edonismo, nessun legame. È tutto ciò che l'anonimo protagonista di questo romanzo si trova alle spalle, mentre giace in un letto d'ospedale a seguito di un terribile incidente stradale, completamente sfigurato dalle ustioni. Ora che non può più in alcun modo fare affidamento sul suo corpo egli attende in solitudine, senza nessun amico, il giorno in cui sarà abbastanza forte da alzarsi dal letto e uccidersi. Durante una delle sue interminabili giornate, tuttavia, una ragazza di nome Marianne entra nella sua stanza e comincia a parlargli come se lo conoscesse da sempre. Si tratta di una paziente psichiatrica dell'ospedale, una geniale scultrice di gargoyle di pietra affetta però da profonde crisi maniacali. Nonostante l'iniziale diffidenza del narratore Marianne tornerà anche nei giorni successivi, raccontandogli ciò che lei dice essere stata la loro prima storia d'amore, avvenuta nella Germania del tredicesimo secolo. Di lì, a cadenze regolari, tornerà al suo capezzale per narrargli, come nelle Mille e una notte, di storie d'amore avvenute tra loro in altre epoche.
... ... ...
CITANDO il Discorso di David Foster Wallace, alla cerimonia delle lauree al Kenyon College. La mia professoressa di Storia Medievale lo ha citato chiudendo il corso e le sue parola mi hanno folgorata.
(...) l'esigenza principale in discorsi come questo è che si suppone vi parli del significato dell'educazione umanistica, e provi a spiegarvi perché il diploma che state per ricevere ha un effettivo valore sul piano umano e non soltanto di quello puramente materiale. Per questo, lasciatemi esaminare il più diffuso stereotipo nei discorsi fatti a questo tipo di cerimonie, ossia che la vostra educazione umanistica non consista tanto "nel fornirvi delle conoscenze", quanto "nell'insegnarvi a pensare". (...) avrete tendenza a sentirvi un po' insultati dall'affermazione che dobbiate aver bisogno di qualcuno che vi insegni a pensare (...) vorrei convincervi [però] che lo stereotipo dell'educazione umanistica in realtà non è per nulla offensivo, perché la vera educazione a pensare, che si pensa si debba riuscire ad avere in un posto come questo, non riguarda affatto la capacità di pensare, ma piuttosto la scelta di cosa pensare. (...) Il punto che vorrei sottolineare è che credo che una parte di ciò che vuole realmente significare insegnarmi a pensare [è ad] essere un po' meno arrogante. Ad avere anche solo un po' di coscienza critica su di me e sulle mie certezze.(...) Il problema è di scegliere di fare il lavoro di adattarsi e affrancarsi dalla configurazione di base, naturale e codificata in noi, che ci fa essere profondamente e letteralmente centrati su noi stessi, e ci fa vedere e interpretare ogni cosa attraverso questa lente del sé. (...) "imparare a pensare" vuol dire imparare a esercitare un qualche controllo su come e cosa pensi. Significa anche essere abbastanza consapevoli e coscienti per scegliere.(...) Voi potrete decidere con coscienza che cosa ha significato e cosa non lo ha. (...) La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina(...). Questa è la vera libertà. Questo è essere istruiti e capire come si pensa. L'alternativa è l'incoscienza, la configurazione di base (...). È sul valore reale di una vera istruzione, che non ha quasi nulla a che spartire con la conoscenza è molto a che fare con la semplice consapevolezza, consapevoelzza di cosa è reale e essenziale(...).