Il 13 Giugno 2014 ero seduta sul letto di una piccola camera ad aspettare che scattassero le 14:30. Lavoravo quel giorno, e ricordo che chiesi mezz’ora di permesso per poter mandare la mail. Vi giuro, furono dei giorni carichi d’ansia. Avrò avuto un pass? Avrò avuto quello che desideravo? Ricordo bene i tweet di Daniela, che teneva informati tutti sull’andamento della situazione.
Le prime mail ad essere inviate furono quelle per chi non aveva fatto in tempo a ricevere un pass. Tolsi la suoneria dal telefono e lo tenni spento per tutto il giorno. Fortunatamente non ero tra coloro che avevano avuto la sfortuna di non ricevere un pass. Il 18 Giugno, arrivò una mail:
Ciao, siamo felici di comunicarti che abbiamo potuto assegnarti un Hunter Pass. Riceverai tutti i dettagli per completare la tua prenotazione entro 5-6 giorni, JIB StaffHo pianto, ho urlato, ho chiamato mia madre in lacrime. Avrei partecipato alla Convention Italiana di Supernatural. Da quel momento in poi è stato un continuo giro sulle montagne russe. Le foto con i Principali e quelle con i Secondari. La camera al Hilton e il volo per Roma. Nel giro di undici mesi mi sono ritrovata a guardare il countdown sul cellulare leggendovi, con ansia e stupore, un -1. Quindi era arrivato, finalmente. La valigia era pronta, i biglietti anche, dovevo solo aspettare che sorgesse il primo giorno. 15 Maggio 2015 – Giorno 1. E’ l’alba, o almeno io la considero tale. La sveglia suona alle sei del mattino. Non ho dormito, sarebbe stato impossibile farlo. Nella mia testa penso: Eccoci, ci siamo. Oggi li vedrò, dopo anni che li osservo dietro ad uno schermo del computer, oggi li vedrò. Il pullman per l’aeroporto è alla 07:40, ma arrivo alla stazione con tre quarti d’ora d’anticipo. Il viaggio verso Catania è tranquillo, io e la mia amica chiacchieriamo su come sarà la Convention, su come sarà vederli e abbracciarli. E continuiamo così in aeroporto, aspettando che arrivino le 12:00 per poter partire. L’assistente di volo spiega le norme di sicurezza, come allacciare le cinture e il salvagente ma io non sono mentalmente presente. La mia mente è già a Roma, vola più veloce dell’aereo stesso. E’ già lì, in ansia e in fibrillazione per ciò che accadrà, come se fosse viva, come se avesse un cuore che batte freneticamente.
Arriviamo a Roma alle 13:30. Siamo in ritardo, la Con inizierà alle 15:00 ma dobbiamo ritirare i pass e fare il check-in. Percorriamo la galleria che conduce al Hilton in meno di cinque minuti, abbiamo il fiatone, ma sorridiamo felici di essere li. L’albergo è grande e bello, in fila con noi ci sono le hostess dei voli arabi e alte ragazzine come noi. Le fisso, affascinata, ma delle urla mi riscuotono. Eccoli, sono arrivati. Lasciamo le valige in una sorta di deposito, la camera non è ancora pronta, e corriamo per metterci in fila. Purtroppo abbiamo perso l’entrata, ma l’attesa è breve. Controllano i pass – ritirati in precedenza – e ci lasciano entrare. Guardo il programma, Misha è il primo ad avere la sessione di autografi, cerco la sala dei Photo Op e mi metto in fila. Sono tra le prime degli Hunter Pass, ma l’ansia mi logora. Aspetto che passino i Prophet Pass, gli Angel Pass, i Demon Pass e i Sinner Pass. Tocca agli Hunter, ed improvvisamente la fila scorre. E’ veloce, troppo veloce. Sento il cuore battere velocemente e all’improvviso mi trovo davanti la porta, il buttafuori che mi dice di attendere.
Firmano il cartoncino per la foto con Misha, e ci provo a non voltarmi verso di lui. So che è li, sento la sua voce e vedo la fila scorrere. Alzo gli occhi e lui è lì, bello come non mai. Una giacca di pelle ed una maglia blu scuro che risalta il colore dei suoi occhi e sorride. Non riesco a respirare, sento che sto per piangere ma lo staff cerca di rassicurarmi. Respira, mi dice Daniela, gentile come sempre. Arriva il mio turno, faccio dei passi verso di lui e vorrei dirgli tante cose ma l’unica cosa che riesco a dirgli è: you’re so beautiful. Mi lascio stringere, e lo stringo a mia volta.
Esco dalla sala tremante, la borsa e i pass stretti al petto in cerca della mia amica. La trovo seduta, nella sezione degli Hunter Pass, in fila per gli autografi. Mi siedo accanto a lei e scoppio a piangere, senza avere la forza di parlare, di dire quanto sia stato bello essere riusciti ad abbracciare Misha. Resto in questa sorta di trance fino a quando non ci chiamano per gli autografi.
Stringo al petto il mio quadernetto, e insieme ad altri ragazzi facciamo la fila per Thamoh Penikett. Impaurita ed emozionata gli porgo il quaderno, che firma sorridendomi. Avrei voluto chiedere un abbraccio, ma ero ancora stordita e credevo che mi venisse negato. Usciamo dalla fila ed iniziamo quella per Osric Chau. Non credo di aver mai incontrato una persona più dolce di lui. Arriva il mio turno, mi sorride e chiede il mio nome e scherza sulla difficoltà di capire i nomi italiani. Sto per andar via quando si alza e mi abbraccia, e mi ritrovo stretta da questo ragazzo perfetto e sono felice perchè, lentamente, sto realizzando qualcosa di importante. Proviamo a metterci in fila per Richard Speight Jr., ma non possiamo così usciamo e ci dividiamo. Io vado al Photo Op di Mark Sheppard, mentre la mia amica va a fare la fila per il Photo Op di Richard.
Con Mark è diverso, è come se fosse più facile. Dopo Misha tutto sembra più semplice. Lui, poi, è più riservato quindi lo abbraccio e ho finito anche con lui. Vado per Richard, la mia amica ha tenuto il posto. Il bello di essere Hunter è questo: si fa amicizia con tutti nella lunga attesa, e tutti tengono il posto a tutti. Siamo nella stessa barca e ci tocca aspettare. Richard è dolce e gentile con tutte, chiede di tutto durante la sessione e quando mi vede avanzare, spaventata e nervosa, mi stringe forte. Adesso si aspetta Misha, il suo autografo e già sappiamo che il tempo d’attesa sarà immenso. Ci sediamo sul pavimento del Hilton – con il quale abbiamo già un ottimo rapporto – e aspettiamo. Ci chiamano per Misha, e quasi corriamo per poter raggiungere la sala degli autografi. Misha è lì, nascosto dietro questa fila immensa di persone che attendono per un suo autografo. Tocca a noi, lui sorride e firma tutto ciò che gli porgiamo, senza lamentarsi, anzi è così gentile che sto per ricominciare a piangere. Quando il nostro gruppetto ha finito, ci spostiamo per metterci in fila, questa volta tocca a Mark. Lui, forse è entrato così tanto nel suo personaggio che anche nella scelta del colore del pennarello vuole andare controcorrente, quindi sceglie quello argentato.
A quel punto, arriva la notizia che ha sconvolto tutti: Jared Padalecki non sarà presente alla Con. Si scatena il panico, la gente piange, alcuni si lamentano, altri iniziano a mettersi in fila per poter fare i cambi o ricevere il rimborso. La fila è eccessivamente lunga ma lo staff fa quel che può, assicurando che la segreteria rimarrà aperta fino a Mezzanotte. Noi andiamo via, il cambio lo farò quella sera. Alloggiando al Hilton, sarà più semplice.
Saliamo in camera, terzo piano. La camera è bella, il letto è uno dei più grandi che io abbia mai visto e sembra parecchio comodo. Facciamo una doccia, mangiamo un panino – non mangiamo da dodici ore – ci rivestiamo a scendiamo. Il pensiero di dover cambiare la mia foto con Jared mi intristisce, ma la preoccupazione per ciò che l’affligge è peggio. Prendo un’altra foto con Richard e una con Rob Benedict, ma a quel punto la voglia di comprare altri extra è così tanta che prendo un autografo con Felicia Day. 16 Maggio 2015 – Giorno 2. Apro gli occhi di scatto, la sveglia suona alle 06:00 in punto. Dal lato destro del letto arrivano dei lamenti indistinti, segno che la mia amica è sveglia. Ci alziamo e nel giro di un’ora siamo pronte per la colazione. Mostriamo il pass ai buttafuori ed entriamo. C’è di tutto, dai cornetti con varie farciture alle uova ed ai salumi. Io, però, non riesco a tollerare l’odore di uova alle sette del mattino e mi butto su un classico cornetto alla crema ed un cappuccino. Ho lo stomaco chiuso, tra un’ora farò la foto con Jensen e ho solo voglia di piangere.
Alle 09:00 siamo tutti pronti per entrare e appena aprono le porte ci fiondiamo ognuno ai propri posti. Io vado in fila per la foto con Jensen, mentre la mia amica va a fare la fila per Osric. Per Jensen aspetto molto di più, quasi due ore, ma faccio amicizia con delle ragazze. Sembri così calma, mi dice una di loro. Forse perchè ho già affrontato Misha, e Jensen non mi sembra così pericoloso. Mandano me per prima, ma appena giro l’angolo e adocchio la porta, inizio a tremare. Entro nella sala, alzo gli occhi e lo vedo: Jensen Ackles in tutta la sua bellezza, con tanto di camicia e barba. Inizio a piangere davanti al ragazzo dello staff e se non fosse per la sua occhiata vagamente preoccupata, credo che non mi sarei resa conto di nulla. Inizio a singhiozzare e non l’ho nemmeno toccato.
Respira, mi dico, continua a respirare, profondamente. Riesco a calmarmi, asciugo le guance e mi avvicino a lui. Sorride, e sento le gambe che tremano. Credo che sverrò, sussurro in italiano e credo che nessuno abbia sentito. Jensen mi chiede cosa io preferisca fare, ma l’unica cosa che riesco a dirgli è “You are so beautiful, i love you so much.” ma tramite i gesti riesco a fargli capire che voglio che mi guardi negli occhi. Lui lo fa, e quando quei suoi occhi verdi iniziano a fissare i miei, smetto di pensare, smetto di capire, non vedo niente a parte lui. Il fotografo scatta ed io chiedo un abbraccio perchè ho bisogno di toccarlo e di lasciarmi stringere da lui. Esco fuori ed inizio a piangere, corro dai miei amici e resto in questo stato di trance fino a quando non entro per fare la seconda foto con Richard.
Tocca all’autografo con Jensen, la fila sembra non finire e non so se riusciremo a farlo. Intanto, la mia amica va a comprare due foto con Tahmoh, una per me e una per lei. Chiamano per Felicia Day ed entro. Lei è splendida, potrebbe illuminare la sala se solo potesse. Tocca a me, le lascio firmare il quadernino e chiedo un abbraccio, perchè non ho potuto avere la foto. Lei si sporge e mi stringe forte, come tutti. Accanto al suo tavolino c’è quello per Jensen, non si potrebbe, ma chiedo. Potrei fare la fila per l’autografo per Jensen? Vi prego, non fatemi uscire fuori a rifare la fila. La staff è comprensivo e mi lasciano passare. La fila sembra infinita, e questo mi da il tempo per riuscire a decidere cosa far autografare. Vada per la foto, mi piace troppo e voglio che l’autografi. La prende, la guarda e It’s so cute e mi sono sentita morire.
Tutto il pomeriggio lo passo seduta nella fila degli autografi in attesa di Richard. Sembra che non ci sia, sembra che non arrivi, sembra che non ci sia tempo per noi. Non mi va, vorrei solo entrare e stringerlo in un abbraccio per la terza volta. Finalmente, negli ultimi cinque minuti, ci chiamano per Richard. Fuori uno. 17 Maggio 2015 – Giorno 3. La sveglia suona sempre allo stesso orario, ma questa volta non c’è fretta. Ci vestiamo con calma e scendiamo a fare colazione. Vogliamo provare la colazione internazionale: uova e pancetta. Non ci riesco, sono troppo abituata al cornetto e al cappuccino per poter mangiare una cosa del genere la mattina.
Aspettiamo che entrino, che sfilino davanti a tutti i telefonini pronti a riprenderli, e poi vado a sedermi nella sala dei Panel per gli Hunter, dove tutto viene trasmesso tramite un proiettore. Guardo il panel di Jensen, mentre aspetto di poter fare la foto con Tahmoh. Tahmoh è alto, alto quasi quanto Jared. Lui mi piace, mi piaceva anche nello show, quindi gli chiedo una posa carina e lui si lascia strapazzare come se fosse una cosa naturale. Gli chiedo un casquet e ci ritroviamo a fare tutt’altro perchè lui è adorabile e tenta di rendere il tutto meno serioso possibile.
Tocca a Rob, il nostro Dio. Il Rob che sorride ad ogni persona che entra nella stanza, il Rob che stringe forte e si lascia abbracciare con forza, come se avessi paura che possa scappare.
A quel punto resta solo il panel Cockles (Jensen Ackles e Misha Collins) uno dei più attesi, ma mancano solo due ore. Prendo dei posti, però, perchè so già che la sala sarà piena e non voglio stare in ultima fila. Osservo, con divertimento, il panel di Mark e Richard e mi rendo conto di quanto sia terrificante Mark. Mark che costringe le ragazze a fare domande seguendo il ritmo del suo tamburello. Mark che non accetta che il nome Crowley venga pronunciato con una cadenza diversa dalla sua.
Ma fermi tutti, inizia il panel e quei due sono così assurdi, che preferisco far vedere anziché raccontare, perchè so che non sarebbe la stessa cosa. La Con finisce e fuori, tutti insieme, intoniamo una versione a cappella di Carry On. Loro escono, ringraziano e chiedono un bis. E finisce, finisce tutto dopo tre giorni meravigliosi. A questo punto vorrei ringraziare, sinceramente, Daniela e lo Staff della JIBCon, tutti i buttafuori – vi amo ragazzi, solo per il fatto che ci avete sopportato tutte senza dare visibili segni d’insofferenza – e tutte le persone che mi hanno accompagnato in quest’avventura. Un grazie, speciale, va al Cast di Supernatural che una volta ogni anno ci dedica tre giorni del loro tempo. Vi amo tutti.
E adesso mi rivolgo a chiunque abbia la curiosità o la voglia di leggere questa sorta di recensione: se potete andate, partecipate alle Convention. Che siano di Supernatural o meno. Fatelo perchè sono esperienze da fare, esperienze che tutti prima o poi dovrebbero provare. Alla prossima JIBCon.