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Parola al Super-Ego – Il temporaneo trionfo di un carattere demmerda

Da Romina @CodicediHodgkin

Il mio Super-Ego è un rompicoglioni. Ultimamente poi sta sempre lì col dito puntato a criticare il mio Io. Che poi, in realtà, spesso si comporta come uno sputasentenze anche con gli Io degli altri. Il problema è che non è uno sputasentenze: è che dice cose giuste in modo sgarbato. Abbiate pazienza, con i vostri Io ci cozza una volta ogni tanto, con il mio è un continuo, specialmente in questo periodo. Sappiate solo che non parla con cattiveria ma che è tanto intollerante.

Il mio Super-Ego mi guarda dall’esterno quando cerco di uscire in macchina dal cancello con 14 manovre eseguite in ordine crescente di goffaggine o quando tento, con tutta la concentrazione di cui sono capace, di parcheggiare tra due macchine lungo un marciapiede. Al ritorno dal suo viaggio astrale mi guarda e dice “Figlia mia, pippa ti sei patentata e pippa morirai”. Oppure, scuotendo la testa mentre piego le magliette in un modo osceno che le rende molto più decorose da indossare una volta uscite dalla centrifuga a pieni giri, mi fa notare che per me il pollice opponibile è una questione puramente estetica. Giusto oggi ha detto che con la frequenza con cui mi ricordo di dare l’acqua alle piante è un bene che i neonati quando hanno fame si fanno sentire perché altrimenti avrei già dimenticato di dare la pappa a mia figlia almeno trenta volte. Ora, onestamente trovo che sia falla evoluzionistica il fatto che le piante “domestiche” non piangano quando hanno fame ma pare che non sia nella posizione di criticare l’operato di Madre Natura. L’altro giorno, invece, mi ha fatto notare, mentre mi sfondavo di cioccolatini after eight che la maternità è quella condizione per cui devi imparare a fare di nascosto tutto ciò che potrebbe fornire un cattivo esempio, quindi dovrò iniziare a fare certe porcate di nascosto…il mio povero Es, che di per sé non ha grandi pulsioni sovversive e perverse, ne esce ulteriormente frustrato.

In tutto questo, i miei limiti maggiori sono in ambito relazionale. Ma da sempre, mica da oggi. In particolare, ci sono categorie che proprio non tollero. E finisce che o ci litigo apertamente (nel migliore dei casi) o, trattandosi sovente di mitomani il cui egotismo è pari solo alla coda di paglia, litigano con me a mia insaputa (giuro che l’ultimo ponte che ho incendiato è partito da una discussione unilaterale della quale mi sono avveduta per caso) partendo dall’erronea convinzione che ogni mio commento su facebook, post sul blog o starnuto siano rivolti a loro. E non c’è niente da fare: se qualcuno non mi piace a pelle, presto o tardi scappa fuori che fa parte di una delle categorie che sono sul mio libro nero. Non fate gli ipocriti, abbiamo tutti un libro nero. Io sono sul libro nero di un sacco di gente per un sacco di motivi validissimi. E’fisiologico.

Comunque, alle volte il mio Super-Io censore e rompipalle si incarna nella aitante (vabbé…) figura di Preg.mo Avv.to. Preg.mo Avv.to è per metà amico fraterno e per metà nemesi. In pratica si può dire che per certi aspetti io sia Preg.mo Avv.to senza barba. O che lui sia Romina senza tette senza meches. Siamo opposti in superficie e molto simili nel profondo. E pure lui, come il mio Super-Ego ufficiale, dice cose giuste…specialmente quando riguardano me.

“Senti, Avv.to, a me quella categoria sta sulle palle, non c’è niente da fare, non riesco proprio a rapportarmici”

“Non è che con gli altri ti relazioni splendidamente…”

“Non sono io che mi relaziono male col mondo. E’il mondo che si ostina a prendersi la briga di volersi relazionare a tutti i costi con me.”

“Hai presente quando fai la frolla, che prendi le bricioline che scappano dall’impasto e cerchi di incorporarle? Noi facciamo così con te…”

“Io non voglio incorporarmi con la frolla. Io voglio essere la briciolina che cade e ti rimane nascosta sotto la zampa della sedia per mesi.”

“Ma tu lo sei. E un giorno arriveranno tantissime formiche che ti porteranno via e tu  non potrai farci niente.  Per te Folletto non è una creatura mitologica tanto carina, ma un aspirapolvere pericolosissimo.”

“Che vita di merda.”

“Il mondo è duro, briciola”

“Non mi sono mai piaciute le crostate”

Sono in fase di pura asocialità. Passo delle fasi di misantropia volontaria aggravata da futili motivi (e spesso, sebbene non ora, anche dai legami di parentela) da sempre. Temevo che stare sola con l’Umpa Lumpa tutto il giorno mi avrebbe fatto sentire nostalgia del mondo degli adulti. No. Non è così. Mi trovo meglio con i poppanti. E non perché non mi possono contestare ma perché sanno meglio degli adulti (me per prima) cosa vogliono e sanno comunicarlo meglio…


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