Chiaramente non sto qui a scrivervi di Mina e della sua carriera, ma un sottofondo di “parole parole parole” non sarebbe una scelta errata!
L’illusione delle parole in una notte di cadute; lente, silenziose e perenni cadute, dove nulla sembra avere radici, dove ogni cosa cambia, perchè instabile.
Noi giovani di oggi non abbiamo stabilità nel mondo degli adulti, nel mondo del lavoro soprattutto. Noi giovani di oggi abbiamo trent’anni. Fino a quando possiamo utilizzare la parola giovani?
“Sì, ma tutto è relativo e niente è assoluto, bisogna contestualizzare invece che contestare”, probabilmente è vero. Mi ritorna come un boomerang australiano quindi la situazione di precarietà, ossia instabilità; ed inevitabilmente di fronte alle situazioni scomode nasce una necessità di manifestare, contestando il torto subito.
Ben vengano le contestazioni! Pacifiche, numerose, piene di gente, col sangue e le pietre e i tafferugli – chissà a quanti di voi proprio ora saranno passate in mente l’immagine di un TG o di un politico a caso o di operai davanti i cancelli o della Repubblica Popolare Cinese – d’altra parte più il problema è grande, più grande è la sensazione di malessere, più violenta sarà la contestazione ed è giusto che sia così.
Siamo animali d’altra parte, l’invenzione delle buone maniere, delle parole più corrette dette in un determinato tono è cosa applicabile ad eventi e situazioni ben congeniate, non a stati d’animo contrariati.
“Le parole sono fonte di malintesi”,
quindi sì. Le parole e l’intonazione che scegliamo per dirle o scriverle. Perchè è pressocchè facile partorire un pensiero in mente, senza doverlo rinchiudere attorno a delle parole, il mezzo principale della comunicazione, senza il quale non potremmo comunicare; probabilmente la nostra esistenza diverrebbe handicappata senza la parola, scritta o detta a voce. Perchè sia difficile riuscire a trovarre le giuste espressioni e parole per descrivere e riportare al meglio un pensiero, ancora non lo capisco.
“Le parole inputtanano”,
punto. Capaci di rendere ridicolo anche il momento più solenne della cerimonia più importante di tutte le cerimonie. Ora, mi rendo conto di diventare ripetitivo ma ci ripenserete con un certo sogghigno quando vi troverete davanti a situazioni paradossali, con le spalle al mura e senza saper cosa dire dopo aver già parlato e tanto!
Ohè, non vorrei dimenticare nè ralasciarvi la via eccelsa del peccato, “la vanità della parola”,
senza contenuto da comunicare. Il piacere della sapiente parlantina, come furbi architetti scegliere le parole più ricercate e sottili, avvicinarle legandole con pause ed esclamativi, talvolta interrogativi retorici e servirle tutte lucide lì. Una vera arte del novello intrattenitore moderno.
Esatto, proprio il “tutto fumo e niente arrosto”.
Linguisti [linguisti, non amanti del porno o della pasta], studiosi di filologia, universitari e semplici appassionati di rebus e parole crociate a questo punto del post avranno già avuto paresi al naso per averlo storto troppo, me ne rammarico ma tengo a dire che, a conti fatti, nel quotidiano è più facile vincere due volte di seguito una di queste tanto famose lotterie [come le chiama mio zio, "tassa spontanea"] che interloquire con un esponente del vostro campo, “che di parole voi ne avete studiate tante” [liberamente ispirato a Rocco e alle sue famose doti di intrattenitore istrionico].
Mettiamo in conto anche questo, comunicare non è così facile come sembra.
Signori, è un vero macello.