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Parole al vento (di internet)

Creato il 22 aprile 2012 da Sportduepuntozero
The Fabulous Furry Freak Brothers #1, Feb. 1971. Artwork by Gilbert Shelton.

The Fabulous Furry Freak Brothers #1, Feb. 1971. Artwork by Gilbert Shelton.

L’altro giorno mi è capitato di parlare della necessità per le Società Sportive di essere presenti su internet e nei social con un presidente di una ASD — uno, dei tanti, che sostiene che “il sito internet certo bisogna averlo perché ce l’hanno tutti, ma tanto non serve a niente”. A sostegno della sua tesi cita una manifestazione organizzata con altre due società e promossa tramite i relativi siti, ed il cui insuccesso ha generato un ritorno al sano poster da appendere in bacheca (la locandina funziona sempre!).

Sacrosanto. Sul serio, non sto scherzando: ha ragione.
Lui forse non sa perché, ma ha ragione.

In primo luogo, il sito internet è come la vetrina di un negozio: può essere bella, luminosa e centrale quanto volete, ma se la lasciate vuota o esponete prodotti poco interessanti non vi porterà mai clienti dentro. Fare un sito e non avere contenuti da comunicare o, meglio ancora, da condividere con la vostra community – come dicevano i favolosi Freak Brothers – è come pisciare controvento.

In secondo luogo, venenum in cauda, ogni due giorni (leggete bene: 48 ore) produciamo la stessa quantità di informazioni che l’intera umanità ha prodotto dalla sua nascita a tutto il 2003. La somma di tutti i libri, i giornali, le canzoni e le lettere scritte dall’intera umanità fino al 2003 viene pareggiata con quella attualmente prodotta ogni due giorni. Lo ha detto, nel 2010, un tizio (Eric Schmidt) che lavora per Google.

Ora, caro Presidente della ASD, se questo tale Eric ha ragione, come pensi che ti trovino in mezzo a sei exabyte di dati prodotti ogni due giorni? Neanche più i passaggi pubblicitari in prima serata TV garantiscono una visibilità soddisfacente (a costo di milioni di euro) e tu pensi che basti mettere una paginetta sul vostro sito internet per avere un evento di successo? Le grandi multinazionali globali non sanno più come far emergere i loro prodotti in un mercato polverizzato tra mille canali TV, cento stazioni radio e (guarda un po’) l’offerta di internet e tu affidi la buona riuscita del tuo evento a tre siti, magari anche mal indicizzati?

Il mercato è cambiato. La comunicazione è cambiata. E anche lo sport è cambiato.
Che lo vogliate o no, è ora di diventare social o le vostre saranno solo parole gettate al vento.
Al vento, questa volta, di internet.


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