Magazine Diario personale

Parte I

Da Whitemary

Il sole illuminava la collina, il vento faceva vibrare le foglie, il mio sguardo viaggiava e tendeva le mani verso un passato che ormai non c’era più, verso una vita finita. Era così lontano quel giorno di tanti anni fa; da quel giorno sono morta e rinata almeno un centinaio di volte.J stava correndo nel campo, a tratti si fermava per guardarmi, come per accertarsi che fossi ancora lì. Era il mio unico vero amico, l’unico che mi amava incondizionatamente e sembrava capisse ogni mio sguardo. La sua intelligenza a volte mi metteva quasi in soggezione. Eravamo uniti da qualcosa di unico, qualcosa di più forte di molti legami considerati puri e autentici.Lo richiamai e ci avviamo verso casa, così maestosa e così vuota. Preparai la cena e decisi di mangiare fuori: era settembre, ma il tempo permetteva ancora di stare seduti tra gli alberi.Come sempre, anche quella sera mi fermai ad osservare il cielo. La malinconia s’impossessò di me e i ricordi iniziarono a fluire troppo velocemente. Cercai di rimetterli in ordine, di nasconderli o ignorarli. Ormai ero diventata brava a controllarli, a sgridarli nel momento in cui diventavano troppo irriverenti. Non amavo ricordare, sebbene ci fosse stato un tempo in cui adoravo il passato. Quel tempo era però finito e ora c’era solo il presente, c’eravamo solo J ed io.Il mattino seguente mi svegliai presto: Carla e Finni  sarebbero arrivate da lì a poco per aiutarmi a pulire la casa. Erano due donne del paese che si erano offerte, qualche anno prima, di venire una volta alla settimana per darmi una mano. La casa era grande, da sola non ce la facevo a tenerla pulita: tre piani sono troppi per una persona sola.Con il passare del tempo avevo trovato in quelle due donne una compagnia piacevole: si fermavano fino a sera, pranzavamo insieme e, mentre ci dividevamo i compiti, parlavamo molto.  Loro mi raccontavano delle loro vite, dei loro figli e dei loro ricordi, io mi limitavo a introdurre argomenti più generali, commentavo i loro racconti e spesso, ci ritrovavamo a disquisire di filosofia, storia, politica e molto altro. Sebbene fossero donne di un piccolo paesino di campagna, erano entrambe amanti del sapere e ben informate; prestavo volentieri loro qualcuno dei miei innumerevoli libri che ci trovavamo poi a commentare insieme. Il loro arrivo era sempre un punto colorato nei miei giorni in bianco e nero, anche se la solitudine era ormai diventata parte di me. Non so cosa pensassero in paese e non me ne importava. Carla e Finni non accennavano mai a nulla e a me andava bene così. Scendevo solo per fare la spesa e per comprare le altre poche cose di cui avevo bisogno, inclusi i libri, una volta alla settimana. Fortunatamente c’era una piccola libreria vicino alla chiesa. Il proprietario si limitava a salutarmi appena entravo e a scuotere la testa per il resto del tempo. Credo che fossi la sua cliente migliore.
[Continua...]
B.

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