Magazine Opinioni
Anche il Partito Democratico è in confusione. L'aver appoggiato immediatamente l'idea di un governo Monti, ha permesso di salvare l'Italia (anche dal governo Berlusconi), ma non l'assicura di aver sconfitto definitivamente il berlusconismo. Inoltre, l'appoggio non si è tramutato in una collaborazione preferenziale tra PD e governo, dato che quest'ultimo pare (ma forse è solo un'impressione che ereditiamo dall'informazione) appeso al filo della destra. Infine, l'essere stati all'opposizione non significa essere completamente innocenti. Quando ancora oggi si legge che Veltroni è pronto a tornare per sfidare Bersani sulla leadership, capisco che gli annosi problemi della sinistra sono tutt'altro che risolti, temo che continueranno a riguardare l'Italia e l'incapacità manifesta di governarla. Infatti, queste diatribe interne che si aprono ad ogni piè sospinto distraggono dall'attenzione ai problemi dell'Italia.
Il PD ha un compito arduo, ricostruire uno Stato che raramente si è mostrato tale. Può farlo perché può unire i diversi comuni, le varie province e le Regioni che governa meglio di chiunque altro, e con l'allenanza con la sinistra vi aggiungerebbe quell'attenzione all'equità che oggi è tanto centrale in ogni discorso. Ma non è un compito semplice, e non vi riuscirà rimettendo in discussione ogni volta tutto senza proporre e realizzare niente!
Dovrà liberarsi dalla tentazione berlusconiana, da quell'inefficenza che l'ha vista sedersi tranquillamente all'opposizione senza aver mai la forza e l'intelligenza di avanzare proposte. Dovrà avere la capacità di rinnovarsi mandando a casa lo stile politico di questi 20 anni, mandando a casa i grandi generali, pensando, cioè, ad una nuova politica fatta da gente che non raccoglie solo idee altrui e che non si fa appoggiare da gruppi di potere cui dare qualcosa in cambio, ma da persone che capiscono ciò di cui parlano, che sanno spiegarlo intelligentemente agli italiani, che sanno ascoltare le loro obiezioni e sanno farne una sintesi. Il PD deve mostrarsi partito politico diverso da quello che è stato finora, deve saper cambiare il proprio linguaggio e quel modo sufficiente con cui dà informazione di sé. Un conto è essere solo personaggi televisivi, ripetere un compitino imparato a memoria (Gelmini style), un altro è riuscire a trasmettere dei contenuti. E in questo il governo Monti può essere un bell'esempio, col suo "occorre fare le riforme e le farò al meglio: io possono non piacere agli italiani, perché passerò, ma l'Italia deve salvarsi". Perché nei recenti discorsi fatti dal nuovo premier ci sono tanti argomenti che la sinistra avrebbe dovuto far suoi già negli anni passati.
La sfida col governo Monti, per un PD a cui sarebbe convenuto elettoralmente andare subito alle elezioni, è di dialogare non solo sulle riforme ma sul futuro. Di trovare in quel rinnovamento tanto espresso dal governo, un volano anche per sé. Il lavoro non può essere solo anti-qualcuno, ma deve essere costruttivo sia di proposte concrete (in questi anni poche), che di atteggiamenti, linguaggi, dialoghi, confronti, intelligenze (in questi anni assenti!). Ricostruire, però, non significa ridiscutere la leadership, ma ricostruire dal basso. Ci riusciranno Bersani & Co?
Ho apprezzato l'intervento di Franceschini alla Camera. Speriamo...
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