Magazine

Passa il referendum in Crimea per l’annessione alla Russia. E adesso?

Creato il 16 marzo 2014 da Molipier @pier78

Scritto da: Ivan Lagrosa 16 marzo 2014 in Attualità, Esteri, News, Politica Inserisci un commento

Dalle rivolte in piazza per chiedere l’annessione all’Unione Europea al referendum per esprimere la volontà, da parte del popolo della Crimea, di entrare a far parte della Federazione Russa. Sembrano trascorsi anni, ma da un evento all’altro sono in realtà passati solo pochi mesi.

In verità, quella che era stata inizialmente dipinta come un’improvvisa esplosione di entusiasmo nei confronti dell’Unione Europea era più realisticamente una protesta nazionalista contro l’ormai ex presidente ucraino Viktor Janukovic, percepito dalla popolazione come un sovrano dispotico prono agli interessi della Russia. Ora Janukovic è fuggito e al potere ci sono le opposizioni.

Tutto bene quel che finisce bene? Niente affatto.
In primo luogo c’è da sottolineare come le opposizioni salite ora al potere siano composte in gran parte da nazionalisti ucraini vicini all’Unione Europea che spaventano non poco una larga fetta della popolazione russa che si ritiene invece legata da antiche tradizioni alla Federazione guidata da Putin. Questa fetta di popolazione rappresenta ben il 58,5 per cento degli abitanti della Crimea. Può la Russia abbandonare queste persone?

In secondo luogo l’Ucraina, benché formalmente indipendente, non ha mai smesso di essere un paese satellite controllato dalla Russia, dalla quale, in effetti, dipende economicamente in tutto e per tutto. Putin non può permettersi di perdere il controllo dell’Ucraina, il suo baluardo in Europa. Ecco quindi che il primo marzo scorso ha ottenuto dalla camera alta del Parlamento russo il via libera all’uso della forza in quella regione. Il motivo ufficiale? Ovviamente proteggere la popolazione russa che vive in Crimea (ma non solo). Protezione che in russo significa annessione?

Di fatto oggi ormai la Crimea è già sotto occupazione da parte dell’esercito Russo e il referendum non ha altro scopo se non quello di formalizzare il passaggio del controllo della regione dall’Ucraina alla Russia, il che però non significa necessariamente annessione.

Sulla testata russa Solon, a questo proposito, si legge che “alcune fonti vicino al Cremlino ammettono che per la Crimea sarà sufficiente un’ampia autonomia” che per Mosca significa un protettorato (militare) russo. Putin non ha nessuna intenzione di spingersi oltre: lo scopo oggi è quello di alzare l’asticella per far si che il protettorato sulla Crimea diventi una questione di poca importanza che non conviene contrastare. Una volta instaurato il protettorato, Mosca riconoscerà le nuove autorità ucraine e queste a loro volta accetteranno la limitazione della loro autorità sulla Crimea. Questo un possibile scenario.

In tutto ciò, come sostiene Piotrs Smolar su Le Monde, ci potrebbe anche essere un aspetto positivo per l’Ucraina: “l’operazione russa potrebbe infatti avere come effetto collaterale involontario il consolidamento della nazione ucraina”, mai veramente nata.

Ora non resta che attendere le inevitabili conseguenze del referendum, ben sapendo che la gravità di questo risultato dipenderà interamente dalle reazioni di Stati Uniti e Unione Europea.

Crimea putin Russia stati uniti Ucraina unione europea 2014-03-16

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :