Continuare a parlare dell’iniquità della manovra salva-Italia anche oggi ci sembrerebbe uno sterile esercizio di stile. Il 90 per cento dei provvedimenti introdotti dal Professore sono tasse che colpiscono l’ex ceto medio e salvaguardano (non fino in fondo) solo le fasce povere della popolazione; Monti si è reso conto che non si può tirar fuori sangue dalle rape, a meno che non ci ci si trovi di fronte a un conte Dracula vegetariano, il che potrebbe anche essere possibile (vista l’aria che tira). La notizia non è neppure quella che anche stavolta la Chiesa l’ha fatta franca. Niente Imu sugli immobili della Vaticano spa. Secondo alcune stime dell’Anci (anno 2005), gli edifici soggetti a tassazione appartenenti alla Chiesa sarebbero solo a Roma oltre 1500, il triplo in tutta Italia, un gettito mancato per le casse dello stato di oltre 700 milioni di euro. Di questo fatto della mancata Ici prima e dell’Imu poi non pagate dal Vaticano, sono responsabili tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni a partire da quello Amato, passando per Romano Prodi per arrivare a Silvio che, alla ricerca di un personale giubileo salva peccati, l’ha estesa a tutto il patrimonio immobiliare ecclesiastico. Alberghi, scuole, esercizi commerciali, case di cura e cliniche extralusso intestati a enti, istituti, congregazioni, confraternite, società e opere pie sono tax free e lo resteranno anche con il cattolicissimo governo del “bocconiano” Mario Monti al quale il presidente Napolitano firma i decreti prima ancora che vengano portati nelle aule di Palazzo Madama e di Montecitorio. La notizia non è neanche quella che Umbertino Bossi ha definito il suo amicone Silvio “una pecorella”. Sarà perché nel presepio celtico non sono previste né le figure dei pastori né quelle delle pecore, Umberto ha tirato fuori questo paragone zoofilo per sottolineare il fatto che, almeno in questa occasione, Berlusconi non è riuscito a tirar fuori le palle, cosa che gli riesce sempre estremamente difficile visto la frequenza con la quale le adopera e le occasioni non governative nelle quali ama mostrarle. La notizia vera, quella sulla quale abbiamo deciso di soffermarci in questa sofferta e turbolenta antivigilia di Natale, è che Silvio è angosciato, preoccupato, inquieto, impensierito, nervoso, ansioso, angustiato, tormentato, assillato da un problema che riguarda la fascia più colpita dai provvedimenti di Mario Monti. Non stiamo parlando dei pensionati senza rivalutazione delle mensilità, dei cassintegrati che tornano a occupare i tetti e le torri delle fabbriche, dei braccianti agricoli a 10 euro al giorno, dei pollivendoli alle prese con il suicidio di massa dei pulcini, delle casalinghe che non possono più fare la cresta sulla spesa, dei giovani disoccupati, dei ricercatori con in mano un biglietto aereo per l’estero, delle donne che saranno violentate e brutalizzate anche la notte di Natale, degli scudati ai quali questo esecutivo vuole togliere lo 0,5 per cento in più dei loro loschi guadagni, degli evasori totali che lo votano da quando è sceso in campo, dei mafiosi al 41 bis che hanno scelto Forza Italia come loro referente politico, non parliamo di nessuna di queste “categorie” sociali, affaristiche ed economiche, Silvio è preoccupato per i gioiellieri. Ebbene si, le angosce profonde e le preoccupazioni sono rivolte tutte ai suoi amici venditori d’oro, d’argento, di diamanti, di lapislazzuli, di smeraldi, rubini e zaffiri. Intervistato dal suo Tg di famiglia, il 4, Silvio si è lasciato andare a una perorazione della causa della salvaguardia del commercio delle pietre preziose e dei monili come non aveva fatto neppure per difendere l’onorabilità di Dell’Utri. Ha detto: “E poi non siamo mica molto d’accordo su tutte queste tasse sul lusso. Il lusso fa muovere il made in Italy, da un tono al nostro essere ricchi, belli, giovani e famosi in tutto il mondo, ci fa sentire al settimo cielo e soprattutto invidiati. Non si possono vessare i gioiellieri che rappresentano una categoria benemerita di questa società di falsi e di griffe taroccate. Non me la sento di andare dall’amico che mi rifornisce di collanine d’oro, di spille intarsiate di zaffiri e rubini da 0,000002 carati per dire loro che ho contribuito a tassarli ancora di più, non me la sento proprio. Il mio già misero budget per i sollazzi subirebbe un ulteriore taglio”. Parola più, parola meno, questo è il concetto che ha espresso Silvio ai microfoni e alle telecamere di Emilio Fede. Non si rende conto, il vecchio trombador di villa San Martino, che i diamanti prima dei quaranta fanno volgare! (quiz cinefilo di media difficoltà).
Magazine Politica
Passa il “salva Italia”. La Finocchiaro: “Torniamo in Europa”. Bossi: “ Berlusconi è una pecora”. Silvio: “Sono preoccupato per i gioiellieri”.
Creato il 23 dicembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Continuare a parlare dell’iniquità della manovra salva-Italia anche oggi ci sembrerebbe uno sterile esercizio di stile. Il 90 per cento dei provvedimenti introdotti dal Professore sono tasse che colpiscono l’ex ceto medio e salvaguardano (non fino in fondo) solo le fasce povere della popolazione; Monti si è reso conto che non si può tirar fuori sangue dalle rape, a meno che non ci ci si trovi di fronte a un conte Dracula vegetariano, il che potrebbe anche essere possibile (vista l’aria che tira). La notizia non è neppure quella che anche stavolta la Chiesa l’ha fatta franca. Niente Imu sugli immobili della Vaticano spa. Secondo alcune stime dell’Anci (anno 2005), gli edifici soggetti a tassazione appartenenti alla Chiesa sarebbero solo a Roma oltre 1500, il triplo in tutta Italia, un gettito mancato per le casse dello stato di oltre 700 milioni di euro. Di questo fatto della mancata Ici prima e dell’Imu poi non pagate dal Vaticano, sono responsabili tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni a partire da quello Amato, passando per Romano Prodi per arrivare a Silvio che, alla ricerca di un personale giubileo salva peccati, l’ha estesa a tutto il patrimonio immobiliare ecclesiastico. Alberghi, scuole, esercizi commerciali, case di cura e cliniche extralusso intestati a enti, istituti, congregazioni, confraternite, società e opere pie sono tax free e lo resteranno anche con il cattolicissimo governo del “bocconiano” Mario Monti al quale il presidente Napolitano firma i decreti prima ancora che vengano portati nelle aule di Palazzo Madama e di Montecitorio. La notizia non è neanche quella che Umbertino Bossi ha definito il suo amicone Silvio “una pecorella”. Sarà perché nel presepio celtico non sono previste né le figure dei pastori né quelle delle pecore, Umberto ha tirato fuori questo paragone zoofilo per sottolineare il fatto che, almeno in questa occasione, Berlusconi non è riuscito a tirar fuori le palle, cosa che gli riesce sempre estremamente difficile visto la frequenza con la quale le adopera e le occasioni non governative nelle quali ama mostrarle. La notizia vera, quella sulla quale abbiamo deciso di soffermarci in questa sofferta e turbolenta antivigilia di Natale, è che Silvio è angosciato, preoccupato, inquieto, impensierito, nervoso, ansioso, angustiato, tormentato, assillato da un problema che riguarda la fascia più colpita dai provvedimenti di Mario Monti. Non stiamo parlando dei pensionati senza rivalutazione delle mensilità, dei cassintegrati che tornano a occupare i tetti e le torri delle fabbriche, dei braccianti agricoli a 10 euro al giorno, dei pollivendoli alle prese con il suicidio di massa dei pulcini, delle casalinghe che non possono più fare la cresta sulla spesa, dei giovani disoccupati, dei ricercatori con in mano un biglietto aereo per l’estero, delle donne che saranno violentate e brutalizzate anche la notte di Natale, degli scudati ai quali questo esecutivo vuole togliere lo 0,5 per cento in più dei loro loschi guadagni, degli evasori totali che lo votano da quando è sceso in campo, dei mafiosi al 41 bis che hanno scelto Forza Italia come loro referente politico, non parliamo di nessuna di queste “categorie” sociali, affaristiche ed economiche, Silvio è preoccupato per i gioiellieri. Ebbene si, le angosce profonde e le preoccupazioni sono rivolte tutte ai suoi amici venditori d’oro, d’argento, di diamanti, di lapislazzuli, di smeraldi, rubini e zaffiri. Intervistato dal suo Tg di famiglia, il 4, Silvio si è lasciato andare a una perorazione della causa della salvaguardia del commercio delle pietre preziose e dei monili come non aveva fatto neppure per difendere l’onorabilità di Dell’Utri. Ha detto: “E poi non siamo mica molto d’accordo su tutte queste tasse sul lusso. Il lusso fa muovere il made in Italy, da un tono al nostro essere ricchi, belli, giovani e famosi in tutto il mondo, ci fa sentire al settimo cielo e soprattutto invidiati. Non si possono vessare i gioiellieri che rappresentano una categoria benemerita di questa società di falsi e di griffe taroccate. Non me la sento di andare dall’amico che mi rifornisce di collanine d’oro, di spille intarsiate di zaffiri e rubini da 0,000002 carati per dire loro che ho contribuito a tassarli ancora di più, non me la sento proprio. Il mio già misero budget per i sollazzi subirebbe un ulteriore taglio”. Parola più, parola meno, questo è il concetto che ha espresso Silvio ai microfoni e alle telecamere di Emilio Fede. Non si rende conto, il vecchio trombador di villa San Martino, che i diamanti prima dei quaranta fanno volgare! (quiz cinefilo di media difficoltà).
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