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Passaggio speciale

Creato il 02 settembre 2010 da Pasudest
La riconciliazione nell'ex Jugoslavia
Lo Speciale di Passaggio a Sud Est del 1 settembre è dedicato al tema della riconciliazione nei Paesi dell'ex Jugoslavia dopo i conflitti degli anni '90. La riconciliazione come "ricostruzione sociale". La necessità di ricostruire la verità storica di quanto accaduto. Il ruolo ma anche i limiti del Tribunale internazionale e le possibilità offerte dall'istituzione di una commissione indipendente per la verità. L'iniziativa della "Coalition for Rekom" che il 30 agosto ha incontrato il presidente croato Ivo Josipovic e il 1 settembre quello serbo Boris Tadic. Il possibile ruolo di mediazione dell'Albania tra Serbia e Kosovo.
Lo Speciale è disponibile sul sito di Radio Radicale oppure è riascoltabile direttamente qui
L'idea della riconciliazione nelle situazioni successive ad un conflitto è un tema ricorrente, ma il concetto in sé è controverso. Alcuni parlano di riconciliazione in un senso morale includendovi la confessione ed il perdono dei singoli individui, ma questo è solo uno dei significati della parola. Oggi la violenza nei Balcani si è conclusa e non ci sono timori fondati che possa riesplodere su vasta scala. Tuttavia nella regione restano ancora molti motivi di divisione. Per questo nel contesto dei Paesi dell'ex Jugoslavia, sui quali pesano ancora i sanguinosi conflitti degli anni '90, molti trovano più utile intendere la riconciliazione come "ricostruzione sociale" con una visione pragmatica che riguarda il (ri)costruire relazioni costruttive a livello politico e sociale. L'idea è che non è obbligatorio tornare o diventare amici di qualcuno, non è obbligatorio smettere di odiare qualcuno. L'idea è quella di partire anche da situazioni minime per creare la possibilità di lavorare insieme politicamente, senza più violenze reciproche. L'idea è che queste relazioni minime, magari ancora rancorose, possono far nascere un qualche tipo di riconciliazione che tra qualche anno o tra qualche decennio, potranno trasformarsi in pace duratura e magari anche in amicizia. I Paesi dell'ex Jugoslavia, con maggiore o minore determinazione, stanno affrontando il problema del ritorno dei rifugiati e la cooperazione economica sta crescendo nella regione grazie anche alla prospettiva di integrazione europea. Questo non significa che si arrivi in tempi brevi ad una riconciliazione su vasta scala, nel senso della confessione e del perdono. Anche perché la riconciliazione è un processo molto complesso, in cui tutti i segmenti della società devono essere coinvolti e deve esserci una volontà sufficientemente forte per impegnarsi in un simile processo ed iniziare a lavorarci come si deve. insomma, la riconciliazione come "work in progress", e tale è almeno allo stato attuale.
In ogni caso, comunque si presenti la situazione attuale, e in qualsiasi accezione noi intendiamo il termine "riconciliazione", sono in pochi a credere che essa possa essere efficacemente raggiunta ignorando gli errori del passato.Da qui l'idea ampiamente condivisa che le corti penali, come il Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia, abbiano un ruolo importante da giocare. Per quanto riguarda i Balcani occidentali in questi anni molti hanno sperato che il Tribunale dell'Aja potesse svolgere un ruolo anche al di là di quello strettamente giudiziario. E' ovvio che le decisioni del tribunale hanno un impatto sul processo di riconciliazione nella regione, ma l'aspettativa era che l'operato del Tpi avesse un ruolo attivo, potesse o dovesse aiutare la riconciliare tra i popoli balcanici dopo i conflitti degli anni '90. Opinioni del genere in questi anni sono venute anche dall'interno del Tribunale. Nel 2001, durante un discorso tenuto a Sarajevo, l'allora presidente del tribunale, il giudice Claude Jorda, parlò della "missione di riconciliazione" della corte. Questo ruolo include l'essere di aiuto nel consolidare la stabilità e nel creare un ambiente politico sano, in un'area in cui il conflitto ha disgregato queste cose. Nel suo discorso del 2001 il giudice Jorda sostenne che il TPI poteva essere d'aiuto, se riusciva a "neutralizzare" i principali criminali di guerra e ad impedirgli di fare altri danni e suggerì anche che il Tibunale poteva trasformare le responsabilità per i crimini di guerra in responsabilità "personali", evitando la stigmatizzazione di interi gruppi etnici, nel cui nome quei crimini erano stati commessi. E poteva tentare di alleviare il dolore delle vittime dando loro una collocazione "istituzionale, solenne, ma pubblica".
Un altro compito a cui il giudice Jorda fece riferimento, una questione centrale per il processo di riconciliazione come dimostrano altri esempi nel mondo, è la ricostruzione storica degli eventi. E' ovvio che sarebbe ingenuo aspettarsi che tutte le parti coinvolte nei conflitti nei Balcani arrivino rapidamente ad un consenso su cosa esattamente avvenne. Ma quello che è ancora possibile ed auspicabile fare è almeno restringere il campo delle falsità. In questo senso i tribunali hanno dei limiti evidenti. I giudizi penali provengono da istituzioni legittime e autorevoli, si basano su prove vagliate attentamente e riguardano fatti provati al di là di ogni ragionevole dubbio. Ma le indagini e la valutazione delle prove davanti ad una corte di giustizia devono incentrarsi sulle accuse formulate in atti d'accusa strettamente separati, riguardanti singoli individui. Inoltre, il processo penale pone gli imputati in una situazione in cui rivelare o confermare la verità potrebbe risolversi per loro in una condanna e li spinge quindi a chiudersi in difesa. Questi limiti delle corti di giustizia, porta molti a ritenere che per raggiungere la verità sui conflitti siano più adatte istituzioni come le commissioni sulla verità. Da questo punto di vista c'è l'esempio del Sudafrica (anche se così com'è stata quell'esperienza non è replicabile nei Balcani).
Nei Balcani da un paio di anni una coalizione di Ong sta portando avanti il progetto di Rekom. La "Coalition for Rekom" (Koalicija za Rekom) nasce da un'iniziativa sviluppatasi nella società civile per la creazione di una commissione internazionale e indipendente incaricata di indagare e rivelare pubblicamente i fatti sui crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani, commessi sul territorio della ex Jugoslavia, compresa la verità su i dispersi. Nel documento che illustra il senso e lo scopo dell'iniziativa pubblicato sul sito di ReKom si legge che l'iniziativa è nata per prevenire la diffusione di menzogne sul passato o confutare quelle già presentate al pubblico, aiutare a costruire una tribuna pubblica per le vittime di crimini di guerra (che può suscitare la solidarietà verso le vittime anche da parte di coloro che non conoscono il passato), costruire una banca dati delle vittime e degli scomparsi per evitare la manipolazione dei dati, aiutare gli uffici giudiziari che indagano sui crimini di guerra fornendo elementi di prova, incoraggiando i testimoni e le vittime a partecipare ai processi e aiutare ad organizzare la documentazione su alcuni casi, coadiuvare le commissioni ufficiali sugli scomparsi nelle fosse comuni a scoprire quelle rimaste segrete e contribuire a chiarire la sorte dei dispersi. Tutto questo per creare una maggiore comprensione e tolleranza e ridare dignità alle vittime e alle loro famiglie. La commissione potrebbe arrivare dove molti politici ancora non vogliono e dove i tribunali non sempre possono e potrebbe contribuire a fornire una ricostruzione completa del conflitto nell'ex Jugoslavia facendo parlare le vittime, tutte le vittime, non solo nelle loro rispettive comunità, ma anche con tutte le altre.
Per arrivare a tutto questo ci vuole una forte richiesta dal basso: la "Coalition for Rekom" sta portando avanti in tutta l'ex Jugoslavia incontri e consultazioni per allargare la presa di coscienza da parte della società civile, ma anche per ottenere consenso e appoggi dai governi della regione in accordo tra di loro. Per impedire che qualcuno possa dire che la commissione è anti-serba, anti- albanese, anti-croata, ecc.
Il sito ufficiale della Coalition for Rekom (Koalicija za Rekom)
PASSAGGIO SPECIALE
  

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