Ho un’amica che ha questo nuovo collega ventenne che la sostituirà nel suo ruolo e che le racconta le battute che sente alle radio commerciali la mattina, quei programmi in cui fanno scherzi telefonici e gridano e dicono parolacce e doppi sensi poi via con il nuovo successo dei Modà quindi altre volgarità (nel senso dei Modà) fino alle news che poi sono metà serie e il resto gossip. Ma nel senso che introduce le battute dicendo cose tipo “ho sentito delle battute troppo divertenti alla radio” e poi le racconta. Una di queste era “come dorme un gay nel letto? Supino. SU-PINO. Hai capito?” ti chiede pure e ride. Lei poi che è una cinquantenne mica da buttare via, una di quelle che negli ambienti dei video porno su Internet rientrerebbe nella categoria MILF anche se non ha figli, anzi è single quindi la emme dell’acronimo è inutile e potrebbe essere sostituita da una esse, ma SILF sa più di un sindacato, almeno per noi italiani, dicevo lei è convinta che lui la broccoli un po’ ma lei dice “no-way”, il “gap” è più ampio che si può e, a proposito, dice anche che lui proprio con l’inglese fa troppo ridere perché pronuncia tutto male nemmeno si impegnasse. E il bello è che non è che lui si risparmi nell’usare i termini inglesi che nell’ambiente informatico sono un must, vedete anche io li uso correntemente. Lui li usa spesso sia quando è costretto, perché certe cose hanno un nome in inglese come il “cloud” o i “plug-in”, cioè non puoi chiamarli diversamente perché risulteresti ridicolo. Ma lui li usa anche a sproposito, a pranzo davanti a un panino o alla macchinetta del caffè, e nessuno ha il coraggio di dirgli “guarda che stai sbagliando”, perché lui li dice con una tale caparbietà di dire cose giuste che risulta poi convincente, anzi lei stessa mi conferma che non si stupisce del fatto che qualcuno si è già posto il dubbio di aver sempre sbagliato la pronuncia. Ecco, proprio il “cloud” che di norma si pronuncia “claud”, lui lo dice “clod”, come “sgian-clod-vandamm”. Ogni volta che parla e dice “clod” tutti fanno la faccia come dire “ma clod chi?” e poi si ricordano di questa forma di disturbo dell’istruzione e si tranquillizzano che non c’è nessun francese nelle vicinanze. Poi “il form” per bocca sua diventa “la form”, e tutti a chiedersi il perché, visto che magari è una sorta di vetero-femminismo e lei e gli altri che invece subito pensano male. “Plug-in” che si dice “plagh ìn” con l’accento sulla i, lui lo dice “plàghin”, tutto attaccato e con l’accento sulla a. In generale però sostiene trattarsi di un buon diversivo alla routine, che si pronuncia “rutìn”.
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