Paul Gravett, oltre a essere uno dei maggiori esperti di fumetto di area anglofona, è curatore, con John Harris Dunning della mostra Comics Unmasked: Art and Anarchy in the UK , organizzata dalla British Library (vedi la pagina dedicata alla mostra sul sito della BL). La mostra, che chiuderà il 19 agosto e ha avuto un’enorme affluenza di pubblico, sfrutta il materiale degli archivi della British Library e propone un viaggio attraverso la storia del fumetto britannico, mostrandone l’evoluzione e i rapporti con cultura e società britanniche.
Per seguire l’intensa attività di Paul Grevett, consultare il suo sito: www.paulgravett.com.
Salve Mr Gravett. La prima cosa che colpisce è la ricchezza di iniziative, incontri e dibattiti che ruotano attorno alla mostra stessa.
Esattamente: abbiamo, infatti, il Comica Festival Weekend durante l’ultimo fine settimana di apertura (15-17 agosto) con ospiti internazionali quali Bryan Lee O’Malley, Emmanuel Guibert e Jan Cleijne, e il Free Comica Comiket Independent Comics Market sabato 16 con oltre 70 espositori ed editori, e, infine, cinque affascinanti Comica Conversations sabato 17.
Gli ospiti sono rinomati e i temi stimolanti, da The Great War in Comics a New Voices, New Directions. Questi incontri ampliano ulteriormente la visione proposta dalla mostra, organizzata dalla British Library e da lei curata. Ma quale è la visione alla base di Comics Unmasked? È stata definita fin dall’inizio o si è sviluppata nel corso del progetto?
Sin dall’inizio, John Harris Dunning e io intendevamo evitare di proporre una storia esaustiva del fumetto britannico. Volevamo scoprire gemme nascoste e capolavori sconosciuti e focalizzarci sul lato più sovversivo del fumetto. Il nostro interesse non era tanto offrire al pubblico una gita confortevole e nostalgica attraverso il sentiero della memoria, piena di ciò che aveva apprezzato nell’infanzia, quanto metterlo a confronto e sorprenderlo con le idee e i contenuti creativamente stimolanti (che sfidano il gusto comune) e spesso controversi del mezzo fumetto. Il risultato è stato la prima mostra della British Library con ingresso consentito ai maggiori di 16 anni. In parte perché comprende una sezione con fumetti erotici e pornografici.
Quale è l’obiettivo primario di questa impostazione?
L’obiettivo è accrescere la consapevolezza della sbalorditiva collezione di fumetti britannici della British Library, accessibile a chiunque. Volevamo anche mostrare a quanti variegati aspetti e settori della società hanno avuto una voce attraverso il fumetto (il fumetto ha dato voce). La mostra sembra avviarsi a essere la più popolare mai ospitata dalla British Library, con un’affluenza record.
Foto della mostra. Originale dsonibile all’UTL http://www.urban75.org/blog/comics-unmasked-art-and-anarchy-in-the-uk-exhibition-at-the-british-library-london/
Quale è il visitatore ideale della mostra? Chi avevate in mente mentre la organizzavate?
La mostra intende raggiungere chiunque abbia una mente aperta e curiosa, non solo appassionati come noi! Tuttavia, anche esperti e fan mi hanno detto di aver scoperto cose che non conoscevano. Ma più importante di tutto per noi era catturare visitatori relativamente poco addentro al fumetto o che lo stanno scoprendo, magari attraverso film o graphic novel di successo.
Nel breve filmato di presentazione della mostra, possiamo seguirvi vagare attraverso gli archivi della British Library, proprio come esploratori attraverso dei sotterranei: avete trovato tesori?
Sono stati due anni di esplorazioni sorprendenti, ci sentivamo come Indiana Jones!
Penso sia stato importante valorizzare gli strabilianti fumetti di età vittoriana dell’Illustrated London News e di The Graphic, due riviste settimanali di grande diffusione. Gli studiosi di fumetto hanno solo in tempi recenti rivalutato come brillanti e innovativi questi fumetti del periodo che va dagli anni ’60 agli anni ’90 dell’Ottocento. Cosa molto importante, alcuni di essi erano basati su storie o esperienze dei lettori. Ci siamo anche molto divertiti esplorando la collezione di fumetti pornografici della British Library e abbiamo trovato un’artista degli anni 1950, Reina Bull, alla quale non è mai stato dato risalto in precedenza, che creò fumetti di genere bondage del livello di maestri quali John Willie o Eric Stanton. In effetti, il 13 per cento del materiale della mostra è opera di donne, che non è abbastanza, ma è un inizio.
Pornografia e fumetto: il dottor Wertham1 direbbe: “Visto, avevo ragione!“
No, aveva torto!
Le racconto una storia in proposito. C’era un ragazzo in Gran Bretagna a cui sottrassero e bruciarono i fumetti. Rimase inorridito e dichiarò: “Se voi siete contro i fumetti, io sono per loro”. Fece del fumetto la sua professione e anni dopo fu invitato nella sua scuola per parlare della sua co-creazione, Watchmen. Il divieto e i roghi di fumetti fecero sì che Dave Gibbon decidesse di diventare un disegnatore di fumetti.
E Wertham aveva torto: oggi abbiamo le prove che manipolò i risultati e le interviste per adattarli alla sua agenda anti-fumetto. Le sue conclusioni non avevano alcuna base scientifica.
Di fatto anche al tempo la gran parte della comunità scientifica aveva una posizione opposta e alcune istituzioni usavano i fumetti come supporto allo studio del mondo emotivo dei bambini2.
Un altro obiettivo della mostra è indurre le persone a domandarsi perché il fumetto preoccupi e irriti così tanto. E farle riflettere sul fatto che forse questa sorta di panico morale, guidato da mezzi di comunicazione rivali del fumetto, è spesso il risultato di altre agende, che mirano a rafforzare il sistema di classi vigente e mantenere le persone al loro posto, senza criticare l’autorità.
In questo senso, Comics Unmasked rientra anche nell’ambito dei cosiddetti “cultural studies”, che considerano il fumetto come documento per l’analisi sociologica.
Sì, assolutamente. Sono un patrimonio incredibile ma la British Library si è resa conto che non sono stati molto usati per quel tipo di ricerca. Spero questo cambi.
Harold Bloom, nel suo Il canone occidentale3, sostiene che la focalizzazione sugli aspetti sociologici allontana l’attenzione dai valori artistici ed estetici (in effetti, Bloom è assai più feroce…).
Sì: c’è bisogno di trovare un equilibrio. Senza dubbio alcuni fumetti sono più significativi per il loro ruolo nella società che per i loro meriti artistici.
E quale potrebbe essere un approccio equilibrato?
Di recente, Robert Crumb chiese perché dei suoi lavori fossero stati scelti per una mostra al Museo dell’Arte Moderna di Parigi. Il direttore del museo non conosceva alcunché sulla storia del fumetto né di artisti quali James Gillray o William Hogarth, fra i favoriti di Crumb. Crumb era stato scelto principalmente perché tanti artisti contemporanei erano stati ispirati dal suo lavoro.
Temo che Crumb avrebbe potuto dire “Li ho fatti solo per soldi!“.
Crumb è una persona di principi rigorosi e ha sempre rifiutato di svendersi, ma è stato adottato dal mondo dell’arte e i suoi originali sono venduti per cifre notevoli.
Nel XXI secolo il fumetto è diventato materia corrente di studi accademici: università gli dedicano corsi specialistici, conferenze, pubblicazioni5. Pensa che possa esserci qualche interazione o influenza dalla ricerca accademica al mondo del fumetto?
Alcuni dei maggiori teorici del fumetto sono stati essi stessi creatori di fumetto, da Rodolphe Töpffer a Will Eisner, da Benoît Peeters a Scott McCloud. Sospetto tuttavia che molti autori preferiscano lavorare con l’intuito e non sovra analizzare il proprio processo creativo. Ma ci sono altri che accolgono volentieri questa riflessione e messa in discussione del mezzo, perché può aiutare ad arricchire la loro stessa produzione. La recente Graphic Novel Conference alla British Library ha coinvolto sia accademici che addetti ai lavori, che è una buona cosa. Questi due mondi possono essere un po’ sospettosi o male informati l’uno dell’altro, così è auspicabile che scambi di questo tipo possano generare dialoghi costruttivi.
Quale pensa possa essere, invece, il ruolo della critica e divulgazione non professionale nel promuovere il fumetto?
Più persone condividono la loro passione e le loro analisi sul fumetto meglio mi sento! Il pubblico cerca guide in questo oceano di produzioni, passate e presenti, a stampa e digitali. Io capisco che alcuni lettori di fumetti preferiscano restare attaccati a ciò che conoscono e amano, restare nelle loro aree di confidenza. Ma ce ne sono altro che possono arrivare a questo sbalorditivo mezzo con una curiosità intraprendente. Persone che amano la letteratura o il cinema o l’arte e loro possono essere aiutate a trovare opere meravigliose e stimolanti in grado di affascinarle.
Intervista raccolta per chat il 23 luglio 2014