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Paul Pierce e i Wizards: una seconda giovinezza?

Creato il 06 novembre 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Paul Pierce, a luglio, riceve la chiamata di un suo ex compagno ai Celtics, Sam Cassell, ora assistant coach dei Wizards. L’MVP delle Finals 2008 è free agent per la prima volta dopo 16 stagioni passate nella Lega, le prime consecutivamente con Boston, a partire dalla decima chiamata assoluta nel Draft del 1998, e l’ultima a Brooklyn. “Washington wasn’t really on my radar“, ammette l’ala. Pierce, arrivato al suo 37esimo compleanno, piuttosto che essere il sostituto di Trevor Ariza, volato ai Rockets, preferirebbe accasarsi in una franchigia che gli possa regalare il secondo anello in carriera. Cassell insiste sull’ottima atmosfera che si respira a Washington, assicura sulla qualità e sul talento della squadra e ricorda a Pierce che i Wizards sono un team “on the rise“. Qualche giorno dopo, Paul Pierce diventa, con sorpresa di tutti gli appassionati NBA, la nuova small forward della squadra della capitale. E’ l’ultimo regalo di Cassell da assistant coach, visto, che qualche settimana dopo, si trasferirà ai Clippers al fianco di Doc Rivers.

Tutti si aspettavano che i Nets avrebbero rifirmato Pierce, ma, sebbene i soldi a Mikhail Prokhorov proprio non manchino, era troppo alto lo stipendio che il giocatore aveva richiesto, dopo una stagione che, tra alti e bassi, si era comunque conclusa miseramente, considerate le aspettative iniziative. La richiesta di quasi 20 milioni di dollari faceva presagire che il nativo di Oakland fosse intenzionato a lasciare la Grande Mela, visto che ha accettato un biennale da 10.8 milioni di dollari nella capitale. I Wizards, nella scorsa stagione, hanno raggiunto la semifinale di Conference, persa in seguito a sei battaglie contro i Pacers, dopo aver eliminato, a sorpresa, i Bulls in cinque gare nel primo turno di playoff. Pierce, pensando alla Eastern Conference, non ha che pensieri positivi: rispetta LeBron James e i Cavs, ma non è sicuro che possano trovare da subito l’intesa vincente, con una squadra tanto forte quanto rinnovata ed aggiunge che i Bulls, benché abbiamo un ottimo effettivo, “haven’t won anything“, non hanno vinto nulla. Le altre nemmeno lo spaventano. “So why not us?”.

The Truth ha iniziato a scaldare lo spogliatoio già dal suo arrivo nella capitale. I primi obiettivi devono essere il migliorare dalla lunetta, soprattutto per le talentuose guardie dei Wizards, John Wall (80.5%) e Bradley Beal (78.8%), e l’implementare il record in casa dal 23-23 della scorsa stagione, playoff compresi. “Anybody who come here, they’re going to get beaten up“.

Washington sta sperimentando la fase più matura della sua carriera, considerando come sia già diventato un vero e proprio uomo spogliatoio. Ai Nets, l’anno passato, Pierce avrebbe dovuto avere meno responsabilità ed essere gravato di minori pressioni, andando a vedere con quanti e quali giocatori di qualità si ritrovava a giocare, ma, dopo l’infortunio a Brook Lopez, la situazione è cambiata, facendolo tornare il go-to-guy di riferimento, anche quando si trattava di puntare il dito contro Brooklyn. Il prodotto di Kansas ha risposto da campione, ai playoff, stoppando il tiro della vittoria di Kyle Lowry in Gara 7 e permettendo ai suoi di vincere la serie. Ora, ai Wizards, trova un backcourt dal talento eccelso, guidato dai sopra citati Wall e Beal, a coprigli le spalle e ne uscirà, certamente, rinvigorito.

L’anno passato Pierce ha mantenuto una solida difesa durante tutta la stagione, a quota 92.9 di defensive rating e +5.7 di net rating, e sarà certamente un’arma fondamentale per Washington per sostituire Ariza, il miglior difensore 1-on-1 della squadra negli ultimi anni. E’ soprattutto l’atteggiamento, però, a colpire. Nonostante il peso dell’età, degli infortuni e delle tante partite sulle spalle, The Truth ha deciso di ripartire da dove non si sarebbe mai aspettato, per guidare i giovani e terribili Wizards ancora più in alto. Senza aver paura di nessuno.

 

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