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Paul Watson di Sea Shepherd: in Costa Rica mi aspetta un processo politico

Creato il 18 maggio 2012 da Eldorado

Paul Watson si è già trovato un avvocato in Costa Rica per dirimere una causa che rischia di trasformarsi in un lungo e tedioso processo. I fatti sono noti a tutti: il leader di Sea Shepherd è stato arrestato all’inizio di questa settimana all’aeroporto di Francoforte dall´Interpol su richiesta delle autorità costaricane. Su di lui, pesa l’accusa di non essersi presentato a dichiarare al Tribunale di San José nel giugno 2006 in una causa in cui figurava come il principale imputato. Secondo l’equipaggio della Varadero, peschereccio costaricano, Watson al comando della Ocean Warrior avrebbe tentato di speronarli in differenti occasioni e di rimorchiarli quindi verso un porto del Guatemala per consegnare l’imbarcazione alle autorità locali. I costaricani, infatti, stavano procedendo alla pesca illegale di squali per ricavarne la preziosa aletta ambita sui mercati orientali. A metà cammino, i pescatori riuscivano a liberarsi e a prendere la via di casa. Da qui, la denuncia che può sembrare inverosimile: gli accusati diventanto accusatori, insinuando che la Ocean Warrior abbia voluto speronarli e procurare così il loro affondamento.

In questo filmato, girato dai membri di Sea Shepherd, si apprezzano le varie fasi dell’abbordaggio della Ocean Warrior alla Varadero:  http://www.youtube.com/watch?v=uztJ7_kKS1Y. A bordo si notano chiaramente gli squali e si rileva anche un forte contatto tra le due imbarcazioni.

Watson, che è in attesa di sapere se sarà estraditato o no, accusa la Costa Rica per prestarsi ad un’azione politica. Sea Shepherd da tempo si è fatta grandi nemici e resta comunque da chiedersi chi abbia consigliato il comandante della Varadero (comunque conosciuto per le sue pratiche di pesca illegale) a sporgere denuncia. L’industria dell’aletta di squalo ha grossi interessi in Centroamerica i cui mari sono ricchi di pescicane ed i porti godono di pochi controlli. La regione è diventata una sorta di serbatoio dove gli imprenditori asiatici finanziano le operazioni dei pescherecci locali, con equipaggi che accettano ogni condizione di lavoro con tanto di guadagnarsi la giornata. Un chilo di aletta di squalo costa in loco appena pescato circa cinquanta dollari: esportato sui mercati orientali può raggiungere i settecento dollari. Un profitto enorme, che ha incrementato negli ultimi anni questo tipo di pesca con la conseguente diminuzione della popolazione dei pescicani nel Pacifico centrale.  

La Costa Rica ha celebrato processi contro la pesca illegale di squali, così come ha firmato accordi internazionali (l’ultimo con la Colombia) per lo scambio di informazioni e la lotta comune contro le imbarcazioni che praticano l’uccisione indiscriminata di qualsiasi specie protetta. L’arresto di Watson si dirama quindi su due terreni, quello tecnico e quello politico. Dal punto di vista tecnico, lo si sta accusando di aver cercato di procurare un naufragio, mettendo a repentaglio la vita di otto persone nel mezzo dell’oceano. Legalmente, la denuncia non fa una piega. Diventa però irrilevante nel momento in cui si vedono le immagini delle attività illecite a bordo del Varadero: non c’era altro mezzo per fermare chi stava delinquendo. Il metodo sensazionalista e di attacco dei Sea Shepherd può forse non piacere, ma quali altri mezzi si possono usare in alto mare per fermare un’imbarcazione che sta commettendo un atto illegale?

Paul Watson di Sea Shepherd: in Costa Rica mi aspetta un processo politico
Rimane ora da determinare se Watson potrà disporre di un processo giusto in Costa Rica, soprattutto quando non c’è stata una presa di posizione favorevole da parte di un governo che giura di essere ambientalista e di stare dalla parte della natura. Carlos Roversi, vice cancelliere, se n’è lavato le mani: si tratta di un processo legale che appartiene all’ambito giudiziario, ha dichiarato. Watson, da parte sua, ha di che preoccuparsi: se ritenuto colpevole, si espone ad una pena che prevede fino a 15 anni di prigione. Lui giura che si tratta solo di una ritorsione e per farsene un’idea ecco quello che scriveva tre anni fa sulla Costa Rica: http://www.seashepherd.org/commentary-and-editorials/2009/06/18/sharks-drugs-lies-and-corruption-in-costa-rica-150. Squali, droga, bugie e corruzione: un cocktail di accuse che a qualcuno, in Costa Rica, non è andato proprio giù.


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