Fino alla settimana prima di partire per Londra ero indecisa se andare a rivedere o meno il Modfather alla Royal Albert Hall. Meno male che ho preso il biglietto.
Appena arrivo alla venue, situata nella zona di South Kensington, mi metto in fila per andare in piccionaia (gallery), ma il concerto non è sold out e mi spostano a lato del palco: arriva la prima parte della tachicardia.
La venue è ovviamente stupenda e un concerto di Paul Weller, di Dio, ci sta alla perfezione.
Per gradi. Ancora non ce la faccio. Ancora mi sento là alla Royal Albert Hall quasi tra le lacrime e con la modalità strappa-capelli \ urla -disperate on.
Palma Violets. Su album mi sono sembrati molto “boh” , ma live sono tutt’altra cosa: l’ennesima band che rende meglio live.
Il pubblico non era molto entusiasta dalla musica della giovane band, del resto il genere è parecchio differente da quello che si aspettano i fan del Weller.
La loro musica è la tipica indie-rock britannica che segue la linea Libertines – Paddingtons – Mystery Jets: una band che mostra le proprie capacità proprio nel settore live, anche se, ormai lo sanno pure i muri, è un genere che viene ripetuto all’infinito.
In concerto questi Palma Violets non sono per niente male, anzi, sono rimasta piacevolmente sorpresa dall’energia e dalla vitalità che esprimono su un palco, anche se la prossima volta mi aspetto di vederli in qualche piccolo club dove si salta e si suda.
Paul Weller chiude la serie di concerti dedicati alla Teenage Cancer Trust, e chi ha avuto l’onore di ospitare le serate? Noel Gallagher.
Vederlo sul palco a presentare il concerto di Paul Weller e ringraziare tutti i presenti è stata una botta di panico, perché, ovviamente, sono arrivati i viaggi mentali del tipo: e se suona col Modfather?
No, niente duetto Noel G. – Paul W.
Il concerto comunque è un qualcosa di epico, di meraviglioso e di estremamente emozionante: pezzoni dei The Jam, altri dei Style Council ed altri ancora del Weller da solista, con sonorità messe in luce da un’ottima acustica e il back vocals di Andy Crofts (Moons) che, quando non litiga con la sua frangetta, riempie alla perfezione il timbro esemplare e variabile del frontman.
Paul Weller è uno di quegli artisti che rende perfettamente in qualsiasi occasione e in qualsiasi luogo, ma l’aspetto suggestivo e teatrale della Royal Albert Hall non lo supera nessuna altra location: l’atmosfera che si respira a questo concerto incredibile è davvero calda e piacevole, come se Paul Weller fosse il protagonista, l’eroe, di una vicenda teatrale.
E noi del pubblico siamo lì ad “abbracciare” il nostro Dio su ogni canzone, su ogni ballata commovente e su ogni brano dei Jam su cui ci si vorrebbe buttare in mezzo a scatenarsi e a vedere parka e Fred Perry volare per aria: tutto quello che propone quest’uomo arriva direttamente al cuore e fa venire i brividi.
Paul Weller è un artista carismatico, usa la sua voce come vero e proprio strumento e la sua personalità è talmente coinvolgente ed affascinante da essere un vero e proprio simbolo, in tutti i sensi e non solo musicalmente parlando, del Regno Unito.
Un concerto mozzafiato, ricco di improvvisazioni ed imperdibile che termina con “That’s Entertainment” quando, tutti in piedi e con poca voce, si urla e si balla in ogni dove della Royal Albert Hall.
E lo spettacolo non finisce qui, ma continua con l’ubriachezza British e vari sing-along in metropolitana.
SETLIST:
‘Private Hell’
‘Kling I Klang’
‘Blink And You’ll Miss It’
‘My Ever Changing Moods’
‘Fast Car/Slow Traffic’
‘That Dangerous Age’
‘Sea Spray’
‘The Attic’
‘Wild Wood’
‘The Weaver’
‘Porcelain Gods’
‘Dragonfly’
‘When Your Garden’s Overgrown’
‘Brand New Start’
‘Study In Blue’
’7&3 Is The Striker’s Number’
‘Peacock Suit’
‘From The Floorboards Up’
‘Woodcutters Son’
‘Whirlpool’s End’
‘Dust And Rocks’
‘Just Who Is The Five O’Clock Hero’
‘Foot Of The Mountain’
‘That’s Entertainment’