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Paura

Creato il 09 novembre 2011 da Lanterna
Sto leggendo un libro che, pur con tutte le sue ingenuità e inesattezze, mi sta facendo riflettere su me stessa e sul mio rapporto con gli altri (ma anche sul rapporto che gli altri hanno con me).
Ho alcune cose in comune con la protagonista: anch'io per lungo tempo ho basato tutto il mio valore sulla mia intelligenza, anch'io ero giovane, ambiziosa e razionale, anch'io, pur avendo genitori genericamente cattolici, venivo da un ambiente ben poco mistico e/o spirituale. Anch'io ad un certo punto ho sentito il bisogno di valorizzare qualcosa di più che il mio cervello, ma per me la svolta dei 25 anni è stata l'incontro con la danza.
A differenza di Phyllis, ho cominciato a guardare dentro il mio spirito dopo aver fatto un bel pezzo di strada ed essermi presa le mie belle tranvate in faccia: ci ha pensato la vita a ridimensionarmi, facendomi capire che cosa volevo veramente e che cosa valeva la pena di essere conquistato col sacrificio. Ci ha pensato la vita, nel bene e nel male, a ributtarmi in mezzo alla mia natura animale: tramite il posto in cui vivo, le mie gatte, le mie maternità, le stalle, il bosco.
Mi stupisco sempre di quanto gli americani abbiano perso il proprio legame con la natura: non credo che a nessun europeo, pur residente in una metropoli, possa capitare di conoscerla così poco al punto di idealizzarla come fanno loro (e non penso solo a Phyllis, penso anche e soprattutto a questo libro).
Per me la natura non è mai completamente rassicurante: non esistono luoghi naturali completamente privi di pericoli e/o fastidio. La natura insegna la precarietà, insegna a convivere con le nostre paure e i nostri fastidi. Insegna che la morte e la malattia fanno parte della vita, anche se le temo moltissimo.
Fatto salvo questo punto, questo libro mi ha dato uno spunto importante: mi ha spinta a chiedermi di che cosa ho paura veramente. Ho paura di perdere i miei cari, ma questa è una paura fisica e naturale: non ho paura di perdere il loro amore, ma proprio di perdere le loro persone.
Ed ecco, ho capito di avere paura di me stessa. Delle conseguenze delle mie azioni, soprattutto se compiute sotto l'impulso di pulsioni irrazionali come la rabbia, l'entusiasmo, la pigrizia. Ho paura che i miei difetti caratteriali l'abbiano vinta su tutto ciò che mi rende una persona di valore: l'intelligenza, la creatività, la socievolezza, l'onestà e la schiettezza.
Come sempre, quando gliene ho parlato, ho capito che mio marito lo sapeva già prima di me. Come ho fatto a sposare un uomo così saggio?

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