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Paura di arrossire o Eritrofobia

Creato il 03 settembre 2013 da Federina

Paura di arrossire o Eritrofobia

Il termine eritrofobia , che sarebbe la paura di arrossire, deriva dalla parola greca “erithros”, che significa “rosso”. Viene utilizzato per indicare la paura ossessiva, detta anche “ fobia”, di arrossire in pubblico. A tutti è capitato di arrossire dinanzi ad una situazione di disagio, davanti ad un complimento inatteso o in un momento di imbarazzo. Tale fenomeno è dovuto a un maggiore afflusso di sangue ai capillari del viso che, di conseguenza, assume una colorazione rossa accesa.
E’ un fenomeno naturale che scompare dopo pochi minuti e che, nella maggior parte dei casi, non crea nessun tipo di problema alle persone. In altri casi, però, la paura di arrossire improvvisamente può trasformarsi in una vera e propria fobia rendendo tale fenomeno incontrollabile. Le persone più propense a sviluppare l’eritrofobia sono le persone timide, emotive e insicure. Nei casi più gravi tale fobia può essere sintomo di una nevrosi ossessiva. In genere le persone affette da eritrofobia vengono divise in due categorie. La prima categoria comprende le persone che pur essendo affette da questo disturbo, provano a reagire e a superare le proprie paure, arrivando alla fine a raggiungere il proprio obiettivo, anche se con un notevole sforzo fisico e psicologico. Alla seconda categoria, invece, appartengono i soggetti patologici, in cui il disturbo da luogo a crisi depressive, senso di grave sconforto e voglia di morire.

Quali sono i sintomi dell’eritrofobia?

L’eritrofobia si manifesta attraverso l’arrossamento improvviso del volto. Tale fenomeno, detto “iperemia” è causato dall’arrivo di maggiori quantità di sangue nella zona del viso. L’iperemia è accompagnata anche da altri sintomi quali tachicardia, accaloramento e senso di oppressione al torace. La persona affetta da eritrofobia è solitamente una persona con scarsa fiducia in se stessa che vive con angoscia eccessiva la possibilità di commettere degli errori o di non essere all’altezza di una determinata situazione. Tale stato d’animo si traduce, quindi, nell’arrossamento del volto. Un’altra causa scatenante può essere il pensiero di ritrovarsi al centro dell’attenzione. La persona affetta da eritrofobia percepisce che sta per arrossire ma non può fare nulla per evitarlo.

Le principali conseguenze

Le conseguenze più immediate sono un forte senso di inadeguatezza, angoscia e voglia di correre a nascondersi. L’eritrofobia può avere gravissime ripercussioni sulla vita sociale delle persone che ne sono affette. Queste persone, infatti, avvertono una perenne sensazione di insicurezza, inferiorità e imbarazzo dinanzi agli altri, dalla quale cercano di sfuggire isolandosi e chiudendosi in sé. Anche a livello professionale si potranno avere delle conseguenze negative dovute alla mancanza di fiducia in se stessi. Chi soffre di questo disturbo, infatti, tende a cercare lavori estranianti, che non prevedano il contatto con il pubblico o con eventuali colleghi. Una persona così, inoltre, eviterà di assumere compiti di responsabilità per timore di fallire.
Tali limitazioni nella vita, sia personali che professionali, generano un profondo senso di frustrazione per l’impossibilità di riuscire ad esprimere al meglio le proprie potenzialità. Una reazione a catena la cui unica conseguenza è quella di aggravare ulteriormente la fobia iniziale, rischiando di cadere nel patologico. Non tutte le forme di eritrofobia sono così gravi, ma, anche in quelle più lievi il soggetto avverte con frustrazione i limiti imposti da tale patologia, trovando eccessivamente dispendioso fare cose per altre persone normalissime come parlare in pubblico o semplicemente esprimere la propria opinione su di un qualsiasi argomento.

Come curare l’eritrofobia

L’eritrofobia è una malattia e come tale può essere curata. Le cure e le terapie variano in base alla gravità del disturbo, ma, in linea di massima le opzioni terapeutiche maggiormente adottate sono:
- le tecniche di rilassamento
- la psicoterapia
- la farmacoterapia
- la chirurgia

Tali terapie possono essere usate singolarmente o combinate tra di loro. Nello specifico le tecniche di rilassamento prevedono esercizi di respirazione, il training autogeno, il rilassamento progressivo e lo yoga. L’utilizzo di queste tecniche è indicato nei casi meno gravi e aiutano il paziente ad acquisire una maggiore autostima, a combattere l’ansia e a ridurre gli episodi di tachicardia.
Le tecniche di rilassamento spesso sono abbinate alla psicoterapia. La psicoterapia finalizzata al trattamento dell’eritrofobia utilizza terapie cognitivo- comportamentali e in alcuni casi anche l’ipnosi. La psicoterapia aiuta il paziente a controllare le sue ansie e quindi a convivere con la sua fobia, riuscendo a condurre una vita qualitativamente migliore. Il ricorso ai farmaci è consigliato solo nei casi gravi per controllare eventuali sintomi fisici e psicologici. I farmaci utilizzati in questi casi sono per lo più antidepressivi, betabloccanti e benzodiazepine. Il rischio maggiore nei casi di eritrofobia è che il paziente affetto dal disturbo sviluppi gravi sindromi depressive.
Se ogni altra terapia provata dovesse risultare vana, allora, si ricorre, alla chirurgia, con un intervento a carico del nervo simpatico. La simpatectomia interviene sul rossore facciale e sull’insorgenza di fenomeni collaterali come le palpitazioni cardiache. Si tratta di un intervento considerato sicuro, con margini di guarigione dell’85%. Nel restante 15% dei casi si registra, comunque, un notevole miglioramento della sintomatologia specifica dell’eritrofobia.


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