E’ da una settimana che non scrivo. Non era mai successo dal giorno in cui ho aperto questo blog. Non sto neppure vagolando per la blogosfera tra le pagine preferite. Ho voglia di farlo ma non ho tempo per farlo bene, ecco il problema. E allora rimando e i giorni passano.
Ho tante cose da raccontarvi: una è bellissima, un progetto di cambiamento di vita, di quelli di cui si legge nei romanzi o su sui si fantastica seduti nelle poltrone di un cinema, che ha preso forma davanti ai miei occhi e a cui ho assistito fin dal suo stato embrionale. Vi dirò di cosa si tratta, ve ne parlerò anche nei prossimi mesi, vi racconterò delle persone a cui è capitato. Non oggi però.
Un’altra è una scenetta che ho osservato, con molto divertimento e che ho già scritto nella mia testa ma che sta aspettando di prendere forma anche su questo blog. Non oggi però.
Poi ci sono quelle piccole cose di tutti i giorni, quel paio di libri che sto leggendo e che aspettano pazienti i miei minuti liberi sulla mensola sopra il letto: sono due biografie curiose. Una riguarda una donna che, un paio di secoli fa, si è travestita da uomo e si è imbarcata, partecipando ad una importante spedizione scientifica. Un’altra raccoglie le memorie di un’altra donna, unica sopravvissuta ad un disastro aereo. Non oggi però.
Poi ci sarebbe da borbottare sulle giornate di sole intervallate a quelle di pioggia, da sospirare sugli sguardi che si perdono per le creste dei monti da dietro i vetri dell’ufficio, da mugugnare sul caldo soffocante del venerdì e sul tè caldo del sabato per riuscire a scaldarsi. Non oggi però.
Oggi sono alle prese con i phrasal verbs e con qualunque altro ammennicolo grammaticale, sintattico, lessicale che potrebbe intrufolarsi in uno degli esercizi dell’esame, tra pochissime settimane. Inutile dirvi che di siffatte creature ce ne sono a bizzeffe, che, imparata una, me ne dimentico un’altra, che ogni volta che tento un tema d’esame dello Use of English mi chiedo perché io mi debba sempre incasinare la vita durante la bella stagione e che ogni sera mi addormento pensando che se lo passo è un miracolo e ogni mattina mi rialzo pensando che mi piace studiare e che se non lo passo lo rifaccio, che problema c’è, l’importante è aver ricominciato ad imparare.
E così riapro i libri e ci riprovo. Non ho tempo di scrivere, in questi giorni: sto masticando nervosa matite, quelle di cui vi raccontavo in questo post e a cui adesso ho trovato un impiego. Il culetto delle matite sa di buon legno e grafite e della nostalgia dei giorni di scuola.
E di doloroso metallo e disgustoso sintetico, quando, senza accorgermene, mi ritrovo in mano quelle sbagliate, che terminano con il rosa sporco di una gomma da cancellare.