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Quando parlai nelle settimane scorse dell'inizio dell'inciucione bipartisan PdL-Pd con l'avvallo del Terzo Polo (vedi http://www.you-ng.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=245&Itemid=89) fui accusato di essere un malpensante ed un fomentatore delle folle, sia via mail, sia via Facebook. Non vorrei deludere di nuovo i benpensanti, ma, provando a fare il giornalista, devo per forza parlare di quello che succede in Parlamento e nelle altre aule di potere. L'inciucione che fino a qualche settimana fa era segreto (si narra di incontri tra Alfano, Bersani e Casini nelle catacombe romane sulla via Appia), adesso è sotto gli occhi di tutti. Chiariamoci subito, che sia uscito alla luce del sole è un bene: il problema è che l'inciucio tiene banco e B., come sempre, si sta avvantaggiando del clima di “conflitto pacifico” tra i vari partiti, per portare a casa leggiucole e salvacondotti. Tra poco vedremo quali.
Prima però voglio specificare una cosa: se i vari partiti si mettessero d'accordo per migliorare l'Ordinamento Giuridico, non parlerei d'inciucio, né contesterei il clima di conflitto pacifico. Mi limiterei a raccontare quello che succede, proprio come adesso, ma con toni meno critici. Il problema è che con questo accordo, PdL, Pd e Terzo Polo, vogliono portare a casa più leggi ad personam possibili.
Ci raccontano che le grandi Riforme (come scrivono i nostri politici, con la “R”) si fanno con una maggioranza bipartisan, o tripartisan come in questo caso: se per grandi riforme intendono le boiate che hanno fatto in passato, è bene che certe leggi non si facciano (per ora), e che magari vengano prese in considerazione da politici più onesti (o almeno più capaci, visto che onestà e politica italiana stanno agli antipodi) in futuro. Se con la riforma della giustizia vogliono sfasciare definitivamente l'ordinamento giuridico, magari depenalizzando vari reati, non toccando evasori e corruttori ed aumentando le pene per i pregiudicati (vedi ex-Cirielli, che colpisce non solo i grandi pregiudicati, ma anche chi ha rubato una merendina in un supermercato ed è stato condannato) o per gli extra-comunitari (che il PdL metterebbe in galera appena mettono piede in Italia; all'interno del loro partito però hanno imputati per mafia come Cosentino, Schifani, Dell'Utri, ecc ecc ecc), possono anche non farla. Nessuno chiede una distruzione della malconcia giustizia italiana!
Passiamo adesso ad esaminare i campi presi in considerazione dalla nuova maggioranza, composta da una masnada di politici, innamorati del bene comune, tanto quanto Silla era innamorato della pace. Il primo argomento sul quale i tre partiti si stanno confrontando è la riforma elettorale. A parte le frasi di facciata dei politici, io rimango della mia idea: il CAB (Casini, Alfano e Bersani. In passato invece avevamo il CAF, Craxi, Andreotti, Forlani) vuole un sistema proporzionale puro, con soglie di sbarramento molto alte, con le quali possano estromettere Lega, IdV e SEL, partiti considerati scomodi per differenti motivi. La Lega, infatti, nonostante i fatti recenti ci hanno dimostrato che non è così pulita, è in grado di minare gli equilibri tra coalizioni: per di più con i suoi messaggi demagogici senza senso, riesce ad accaparrarsi numerosi elettori...Bossi politicamente è il più bravo, perché parlando di cose strane tiene in piedi un partito da anni. L'Italia dei Valori e SEL, invece, sono contrari per natura ai vari inciuci e allo sfascio dell'ordinamento giuridico. Certo, anche questi ultimi due hanno delle colpe (vedi l'IdV che ha portato in Parlamento Scillipoti e Razzi, e Vendola che voleva far costruire l' “Ospedale del Mediterraneo” al ladrone Don Verzé), ma sono più puliti di quelli della nuova maggioranza tripartisan.
Il secondo tema trattato da PdL, Pd e Terzo Polo è la corruzione. Qui nascono i primi attriti, perché come è possibile immaginare che dei corrotti votino leggi contro la corruzione? È un po' come se Totò Riina e Provenzano votassero leggi dure contro i condannati per Mafia. Il punto di partenza è il diktat di Monti: va applicata la Convenzione di Strasburgo sulla corruzione del 1999. Vediamo cosa prevede la Convenzione e successivamente le reazioni dei partiti. La Convenzione è suddivisa in tre capitoli: le misure da adottare a livello nazionale contro la corruzione, la cooperazione internazionale sullo stesso tema ed il controllo dell'applicazione e le clausole finali. La stessa afferma che dal momento che viene ratificata, gli stati si impegnano a recepirne i principi e le norme nelle loro legislazioni nazionali, tenendo conto delle loro situazioni particolari; il GRECO (Gruppi degli Stati Contro la Corruzione: dentro questo organo entrano gli stati che applicano la Convenzione) vigilerà sul rispetto degli impegni assunti dagli stati che hanno ratificato ed applicato la Convenzione.
Tale Accordo è stato ratificato in Senato pochi giorni fa, ed adesso deve passare dalla Camera, ma il CAB è d'accordo sull'alleggerimento delle misure previste in esso. Anche perché una normativa efficace in materia spaventa tutti, PdL in primis. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, non ha niente in contrario al parziale alleggerimento della Convenzione, però non transige su alcuni temi: infatti, vuole ripristinare il reato di falso in bilancio (depenalizzato da B. per pararsi il culo in uno dei tanti processi), punire l'auto-riciclaggio e la corruzione tra privati, così come previsto nell'accordo di Strasburgo.
Altro cavillo in materia che, ancora per poco, non mette tutti d'accordo è il reato di concussione: l'Ocse ci ha chiesto di modificarlo e la nuova maggioranza sta pensando come poter fare. Il cambiamento è stato richiesto dall'organismo sovranazionale, perché il nostro ordinamento giuridico prevede che nel reato di concussione, il concusso (ossia chi subisce la concussione) sia soggetto passivo, ossia la vittima. Il concusso secondo l'Ocse deve essere condannato, perché se cede alle pressioni non violente (sottolineo: pressioni non violente. Dopo vedremo che differenza c'è tra pressioni non violente o violente) del pubblico ufficiale, non è sicuramente uno stinco di santo: il ragionamento non fa una grinza. La linea di Alfano su questo tema è terribilmente di parte: vorrebbe eliminare il reato e poi, un domani, magari nel duemilaMai, creare un altro reato per colpire concusso e concussore. Ovviamente questa è la sua posizione, perché il suo sire è inquisito a Milano per concussione nel processo Ruby, e se il reato fosse abolito, il processo passerebbe dal Tribunale di Milano a quello di Monza (dove è accusato per prostituzione). Un'altra soluzione “pensata (sembra eccessivo il verbo pensare, visto di chi stiamo parlando)” da Alfano è la sostituzione della concussione con il reato di estorsione, aggravato dal fatto di essere commesso da un pubblico ufficiale; così facendo però, sparirebbe il reato di concussione per finfluenza e B. sarebbe salvo. Ad Alfano & Co., che giustificano le loro “teorie” con la motivazione “ce l'ha chiesto l'Ocse di cambiare la concussione”, bisognerebbe spiegare che cambiare non significa eliminare o ridicolizzare il reato. Il Pd invece preme per riscrivere la norma in modo tale che si elimini la concussione, interpretando gli abusi di potere dei pubblici ufficiali in due modi: corruzione (rientrerebbe qui la concussione per influenza), quando il concussore si avvale del concusso per ottenere qualcosa senza violenza anche indiretta (si presume che il concusso agisca in tal modo perché spera, per la regola del do ut des, di ottenere riconoscimenti in futuro dal concussore); estorsione, quando il concussore ottiene l'aiuto del concusso attraverso l'uso della violenza (anche solo psichica). Come ha detto il grande Massimo Fini, sul Fatto Quotidiano (riferendosi sia alla volontà del Pd di scindere il reato in due), il reato di concussione non è di nuovo conio, come il concorso esterno in associazione mafiosa: nasce con lo stato moderno, e modificarlo sarebbe come modificare il reato di omicidio o furto (http://ilfattoquotidiano.it/2012/03/20/il-premier-non-avalli-questa-porcata/198720/). La mia idea è che il concusso debba diventare soggetto attivo, ma che il reato di concussione non debba essere toccato, né scisso.
Il terzo tema trattato dell'inciucio riguarda le intercettazioni: qui tutti i partiti vanno d'accordo, perché tutti hanno una paura fottuta delle intercettazioni. Pare che sia stato riesumato il decreto Mastella che vietava la pubblicazione delle intercettazioni e degli atti d'indagine (anche solo parziale) contenuti nel fascicoli del pm o delle investigazioni difensive, anche se queste non sono più coperte da segreto; queste, sempre secondo il ddl Mastella, potrebbero essere pubblicate alla fine delle indagini preliminari, ossia le indagini portate avanti dal pm e dalla polizia giudiziaria alla ricerca di prove, contro ed a favore del soggetto: finite le indagini preliminari si decide se procedere nei confronti della persona in questione, oppure archiviare il tutto. Le indagini preliminari devono concludersi entro sei mesi, un anno al massimo nei casi in cui il pm chiede una proroga al Gip per giusta causa, oppure nei casi previsti dall'articolo 406 del codice di procedura penale. Nel caso dei delitti il tempo può prolungarsi fino ai ventiquattro mesi. Quindi in questo arco di tempo, la stampa, che ricordo ha il compito di controllare i vari poteri dello Stato, non può citare atti di indagini o intercettazioni: in questo periodo i giornalisti potrebbero parlare di indagini giudiziarie senza citare documenti giudiziari certi, anche se non sono più coperti da segreto. Per di più il ddl prevedeva che chi rivela atti giudiziari coperti da segreto, viene punito con la detenzione tra 6 mesi e 3 anni. Ecco questo ddl pare che sia la base di partenza per un nuovo decreto firmato Severino (anche se le misure adottate saranno meno drastiche) e sostenuto fortemente dal CAB. In nostro soccorso per fortuna arriverà sicuramente l'UE, che già una volta con una sentenza della Corte Europea di Strasburgo, ha preso posizione a favore della pubblicazione delle intercettazioni per rispettare il dovere di cronaca. Sulla sentenza della Corte Europea c'è un aneddoto da raccontare: B. ha combattuto per anni contro i giornalisti che pubblicano le intercettazioni e, insieme a Ghedini e Longo, sosteneva che non era vero che ci si doveva attenere alle sentenza della Corte Europea sulle intercettazioni; adesso è stato rinviato a giudizio per la pubblicazione dell'intercettazione Fassino-Consorte (quella “abbiamo una banca”, che era un'intercettazione rubata e non rilevante) sul suo giornale (Il Giornale), e per evitare il rinvio, ha sostenuto che si possono pubblicare le intercettazioni perché l'ha detto l'UE con la sentenza della Corte Europea. Il Caimano che diventa Camaleonte. Il quarto argomento toccato dal CAB è la responsabilità civile dei magistrati. Ricordo che l'emendamento Pini, alla Legge Comunitaria, ha reinserito nel nostro ordinamento giuridico la regola del chi sbaglia ad amministrare la giustizia paga, anche se l'errore non è per dolo, colpa grave o diniego di giustizia. Su questo tema, il Pd tace, e si ritiene tiepidamente contrario (almeno per adesso) all'emendamento votato da PdL, Lega e 34 franco-tiratori, ma piano piano cede terreno al leader di cartone (Alfano) del Partito del Predellino. L'Associazione Nazionale Magistrati ha dichiarato che l'eliminazione dell'emendamento Pini è una priorità, perché, se la legge comunitaria passasse alla Camera così com'è, i giudici sarebbero condizionati e giudicherebbero con la paura di essere obbligati a risarcire il “danno”. Se le cose non cambieranno saremo l'unico paese democratico al mondo, che prevede la responsabilità civile per i propri magistrati. Anche perché c'è una cosa a cui nessuno ha mai pensato: quando un giudice emette sentenza, nelle cause civili il soccombente, in quelle penali il condannato, saranno sempre contrari alla decisione del giudice. Preso atto di questo, la parte che esce sconfitta dal processo agirà nei confronti del magistrato, creando così un circolo virtuoso infinito. Buona parte della forza della magistratura verrebbe sprecata per cause tra giudici e soccombenti-condannati. Il PdL, su questo argomento, grida all' “avanti tutta!”, il Pd farà qualcosa per non permettergli la costruzione di una magistratura impaurita?
Come si fa a sostenere che non ci sia un inciucio? Ecco, io spero che le persone, alle prossime elezioni, si ricordino della faccia e del simbolo dei promotori/protagonisti dell'inciucione e decidano di non votarli, dirottando la propria “X” su un altro simbolo...soprattutto spero rimanga loro in presso il faccione di Bersani. Certo, non dico che per fare meglio si debba votare il PdL o la Lega, tutt'altro. Proprio nel centro-sinistra ci sono diversi politici che fin dall'inizio hanno contestato il conflitto pacifico tra PdL e Pd (per esempio l'IdV di Di Pietro, o SEL di Vendola). Anche perché ribadisco che se facessero riforme giuste per la collettività, non parlerei di inciucio! Bersani si arrabbia quando sente parlare di inciucio ed afferma che il Partito democratico è un partito onesto. Ma se il Pd si considera un partito onesto, perché Penati ha sempre la tessera ed è solo sospeso?
Concludo criticando anche Napolitano che non è immune da colpe, perché con il suo ruolo e le sue prese di posizione rafforza il clima di inciucio: ogniqualvolta il Pd si smarca dalle posizioni prese dal governo, il presidente della Repubblica lancia un monito nei confronti di Bersani e compagnia bella (o brutta nel caso specifico). Ma la nostra Costituzione non dice che i partiti in Parlamento sono liberi, e soprattutto che i parlamentari possono votare ciò che vogliono (in parole poverissime)? Ma quando B. & Co. votavano le cosiddette leggi vergogna, o ad personam, portandoci nel baratro, Napolitano dov'era? Perché non diceva niente?Perché le firmava? Perché quando è venuta fuori l'intercettazione, nella quale B. diceva “Io a tempo perso faccio il Primo Ministro”, il Capo dello Stato non ha aperto bocca? Qualcuno critica l'operato dell'ex-presidente della Repubblica Scalfaro...per lo meno lui non firmava leggi ad personam e teneva a bada il CaiNano. Altri tempi, altra democrazia: benvenuti in una post-democrazia.
Di Simone Ferrali
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