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PECC: Rincorrendo un gattino, il racconto di Leucosia (255/365)

Da Silbietta @silbi_etta

PECC: Rincorrendo un gattino, il racconto di Leucosia (255/365)Quanto mi piace questa PECC! :)
Sono davvero contenta di avervela proposta.
Sto ricevendo delle esercitazioni creative davvero notevoli.

Colgo ancora l’occasione per ringraziarvi.
Anche soltanto per aver assecondato i miei deliri….

:)

E’ il turno di leucosia….con un raccontino di quelli davvero niente, niente male…buona lettura….e tanti brividi, mi raccomando!!

;)

Rincorrendo un gattino

“Era una notte buia e tempestosa” esordì Manuela davanti al suo trasandatissimo uditorio: sei ragazze dai ventiquattro anni in su, gli abiti da lavoro schizzati di fango e intrisi di polvere vecchia di secoli, gli arnesi dello scavo momentaneamente a riposo. dodici paia di occhi la fulminarono all’istante. ” eh no! Manuela carissima, o ci racconti sul serio una storia da brividi, oppure non ti aiutamo a finire di scavare la tomba che ci hanno portato stamattina!” con questa inequivocabile presa di posizione, l’archeologa non potè fare altro che capitolare alla loro pressante richiesta. del resto, in una pausa pranzo uggiosa come quella che avevano da trascorrere insieme quel 31 ottobre ricco soltanto di una pioggia interminabile che le costringeva tutte a sostare tra i grigi scaffali del magazzino, cos’altro potevano rimediare per distrarsi un po’, separate com’erano per cause di forza maggiore dal resto del mondo civilizzato?
E con un sospiro Manuela riprese il suo racconto. Aveva promesso loro una storia di fantasmi, e amen. La storia da brivido condita da ectoplasmi, l’avrebbero avuta tutta intera, le sue care colleghe. a una condizione, però. Siccome  si trattava di un fatto realmente accaduto, non ne avrebbero dovuto parlare con nessuno. Perchè Manuela aveva un dono: vedeva gli spettri nelle case degli altri!

“Non era una notte buia e tempestosa, non sono mica la sosia di Snoopy! era un pomeriggio qualsiasi, piovoso quasi quanto questo ed ero stata invitata a casa di Sabrina, con la quale condividevo la preparazione all’esame di Latino I. Dovevamo ripassare Catullo insieme e scambiarci le solite trite e ritrite dispense del prof.
Sabrina viveva in un grazioso appartamento alle spalle dell’università. calmo e pacifico, ideale come luogoo per studiare. Le sue coinquiline erano solo 3 e Sabrina aveva una stanza tutta per sè, un vero terno a lotto! Ma come in tutte le cose, non tutto l’oro è quel che luccica. Quello strano silenzio, quell’assenza di persone in casa, del solito casino a cui ero da sempre abituata vivendo insieme ad altri studenti, mi avevano messo addosso un certo sospetto… ma all’inizio non dissi nulla a Sabrina.
Magari era solo una mia sensazione anche se piuttosto sgradevole, perciò me le tenni per me, almeno sino al momento della famigerata pausa caffè. Lei se ne andò in cucina e io rimasi in camera a ripassare.
Con la coda dell’occhio vidi qualcosa muoversi dietro alla tenda, alle spalle della scrivania. Non ci feci subito caso. Era meno di un’ombra, di un movimento repentino come il lieve sospiro di un gattino acquattato in un angolo. Sabrina ritornò col caffè e a bruciapelo le chiesi di chi fosse il gatto. Lei per tutta risposta impallidì.

Allora l’hai visto?

Ma chi? il gatto? se te l’ho appena detto!

Non è un GATTO!

Allora cos’è?

Questo dovresti dirmelo tu! -

Perchè proprio io?

Sì perchè tu sei quella che vede i fantasmi, in facoltà sanno tutti di questa tua dote!

Caspita…allora se avevi bisogno di un’acchiappafantasmi facevi prima a rivolgerti a quelli di Hollywood!

Bando alle ciancie e dimmi cos’è questa presenza che coabita nella camera mia!

Ma così su due piedi non so se ci riesco! ho bisogno di concentrazione e poi di qualche oggetto che hai trovato qui quando sei venuta ad abitarci!

Per tutta risposta Sabrina mi lanciò sul letto una vecchia rivista di arredamento, tutta gualcita e risalente alla metà degli anni ’90. Un cimelio di guerra, praticamente. Poi uscì dalla stanza lasciandomi “sola”.
Diciamo così.
Ritornò dopo un quarto d’ora e le dissi quello che avevo scoperto:

E’ una bambina  e questa è, o meglio era, la sua stanzetta. Di più non posso dirti. Sento solo che adesso si sente molto sola e triste. Qui non ci sono bambini della sua età, perciò magari per attirare le tue attenzioni combina qualche dispettuccio…

Solo qualche dispettuccio?!? ma se mi sta rendendo la vita impossibile! Mi tiene sveglia la notte, nasconde gli appunti, spalanca il balcone, accende la luce…è incontrollabile!

Allora ti consiglio vivamente di parlarne con la proprietaria e poi di cambiare casa.

Sabrina così fece: disse tutto alla padrona, purtroppo non cavando un ragno dal buco.
La tipa faceva finta di non sapere nulla a riguardo.
La settimana successiva Sabrina tornò al suo paesino irpino. Meglio frequentare l’università a distanza che avere una coinquilina trapassata tra i piedi! Io, per conto mio mi sono poi fatta due ricerchine in merito all’identità del fantasmino impertinente. Lasciare le cose in sospeso non è mio genere, voi ormai dovreste conoscermi…

E ho scoperto anche il motivo per cui la piccola di notte spalancava il balcone della stanza di Sabrina. Era lì che aveva tragicamente perso l’equilibrio, nel tentativo di riacciuffare il suo micino, mentre giocavano a rincorrersi.
Se fosse stata meno sola, in compagnia di altre persone, oggi sarebbe probabilmente una donne un po’ anziana, con la passione per i gatti, e non uno spettro bambino che cerca affannosamente l’affetto che da viva le è stato negato!”

Alla fine del racconto di Manuela le sue compagne di lavoro non emisero fiato; avevano soltanto gli occhi pieni di lacrime, al pensiero di quella piccola fantasmina persa tra le pareti di una casa del centro storico di Napoli, una casa senza più sole e senza più gioia.

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