20 SETTEMBRE – “Chiunque, con qualsiasi mezzo, anche telematico, e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere reati di prostituzione minorile, di pornografia minorile e detenzione di materiale pedo-pornografico, di violenza sessuale nei confronti di bambini e di corruzione”. Questa norma, rubricata “Pedofilia e pedopornografia culturale”, apparentemente non è diversa da tante altre presenti nel nostro ordinamento; in realtà incarna una delle più grandi conquiste del diritto penale italiano degli ultimi anni, venutasi finalmente a concretizzare nella giornata di ieri. Si é infatti avuta l’introduzione, nel nostro corpus normativo, dell’articolo 414-bis a seguito dell’approvazione, da parte del Senato, della Convenzione di Lanzarote risalente al 2007.
Parallelamente al processo legislativo compiutosi nell’aula di Palazzo Madama, numerosi
Paesi hanno quindi scelto, sotto l’egida del Consiglio d’Europa, di armonizzare le rispettive
discipline penali per rispondere al crescente allarme sociale generato da questi delitti compiuti in danno di ragazzini indifesi, sanzionandoli in modo efficace ed effettivo.
Come ben noto, tali fattispecie delittuose hanno conosciuto rapida ed allarmante diffusione con l’avvento di internet e delle importanti conseguenti innovazioni capaci di stravolgere le nostre abitudini e le nostre esistenze. Tramite questa scoperta è possibile oggi comunicare a costo zero con qualsiasi parte del mondo ovvero svolgere le nostre attività quotidiane con una velocità e un grado di semplificazione prima d’ora neppure immaginabile. D’altro canto esiste l’opposto risvolto di questa epocale innovazione: ai molteplici benefici portati in dote dal mondo dell’online sono corrisposti dei “costi” certamente elevati. Abbiamo infatti assistito, parallelamente al progresso tecnologico, alla nascita ed allo sviluppo di crimini fino a pochi anni fa inesistenti tra i quali spicca, per gravità ed allarme sociale ingenerato, la pedopornografia virtuale. Di fronte a queste nuove manifestazioni delittuose; compito del diritto è quello di apprestare nuovi strumenti di contrasto capaci di costituire
una, per quanto possibile, adeguata tutela dei soggetti passivi soprattutto ove questi siano minori indifesi ed incapaci di difendersi dalle insidie “della rete”.
L’Italia, sovente criticata all’estero sulla base di pregiudizi spesso infondati, mostra oggi uno dei suoi lati migliori offrendo, nel panorama internazionale, una delle discipline di riferimento e d’avanguardia nella lotta ai reati a danno di minori. Da oggi, con la ratifica della Convenzione di Lanzarote, non solo è stata introdotta nel Codice Rocco (il nostro codice penale) la parola “pedofilia”, ma sono state inasprite le pene per numerose fattispecie delittuose, dalla prostituzione minorile ai maltrattamenti in famiglia a danno di minori, passando per l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati a sfondo sessuale a danno di minori.
Aprendo la prospettiva al di là dei confini propri della legislazione penale sostanziale, ulteriore conferma della grande attenzione che il nostro Legislatore presta alla lotta a questi crimini abominevoli, è incarnata dalla deroga ai limiti di reddito finalizzata a garantire alle vittime il patrocinio legale gratuito. Si tratta di un provvedimento per altro estremamente attuale se inserito nel più generale quadro di crisi economica che affligge le nostre famiglie. Tra le novità più significative derivanti dal nulla osta alla ratifica, pare opportuno da ultimo ricordare l’introduzione di due nuovi delitti: l’istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografiche e l’adescamento via web. Tale ultima ipotesi di reato, in particolare, concerne il cosiddetto grooming, ovvero una delle tecniche utilizzate dai pedofili per addescare minori sul web ed ha riscosso il plauso sia dell’UNICEF che degli esponenti politici bipartisan.“Con l’approvazione unanime da parte del Senato della Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, e dopo ben 6 letture, il nostro ordinamento si arricchisce di un elemento prezioso nella parte che riguarda la tutela dell’infanzia: pene più severe e colpevoli assicurati alla giustizia”, queste le parole di Mara Carfagna, Ministro per le Pari Opportunità nel precedente governo.
Analoga soddisfazione è stata espressa da Silvia Della Monica, capogruppo PD in commissione Giustizia, per l’approvazione all’unanimità.
Giuliasofia Aldegheri