Peggiocrazia

Luigi Zingales, economista, vive ed insegna negli Stati Uniti.

In Italia ha acquisito una certa notorietà solo di recente, con la sua partecipazione al Big Bang di renziana memoria: il suo intervento è stato, per così dire, rivoluzionario.

Non ha parlato di crisi, crescita o deficit, ma di meritocrazia. E lo ha fatto in maniera diversa da quanti, politici soprattutto, ne parlano per compiacere un uditorio sempre più insofferente, ma mai preoccupandosi di proporre delle soluzioni possibili.

Non starò qui a ripetere quanto potete ascoltare sopra, intendo solo aggiungere un elemento che non è direttamente trattato da Zingales, ma che noto sempre di più ascoltando adulti, ma, soprattutto, cosa ben più grave, miei coetanei: noi italiani abbiamo paura della competizione, quindi del merito.

Lo noto da una serie di atteggiamenti: l’attesa del posto fisso, magari da dipendente pubblico, una certa indulgenza di fondo verso tutti, probabilmente figlia della tradizione cristiano-cattolica, la paura che potremmo essere noi quelli meno meritevoli, la difficoltà ad ammettere, in quel caso, che sia stato giusto non essere selezionati, la ricerca di una raccomandazione per pararsi il culo in ogni caso.

Credo che questi atteggiamenti,  generazione dopo generazione, ci stanno avvicinando sempre più verso il baratro, civile ed economico, e che, al baratro, ci siamo quasi arrivati.

Quindi, o uno scatto di orgoglio, e di reni, da parte nostra, o non ci sarà nessun governo Monti (per quanto bell’esempio di merito che paga), che riuscirà a salvarci.