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Pelo e coccole: un’ottima terapia

Creato il 08 aprile 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

costume_socFu uno psicoterapeuta americano a dare inizio a quella che oggi si chiama Pet therapy. Ce lo ricorda Tg2 Costume e società in onda su Rai2.

Boris Levinson si accorse che i suoi pazienti, per lo più autistici, riuscivano a comunicare, quando nello studio era casualmente presente il suo cane. Da allora l’attività terapeutica, attraverso questi mediatori emozionali, cani cani, gatti e cavalli (i più comuni), si è fatta largo nella cultura scientifica.

Gli animali, fin dall’antichità venerati come esseri dotati di poteri soprannaturali e divini in grado di curare l’uomo, sono stati riconosciuti come veri e propri terapeuti nella Pet Therapy che utilizza il rapporto uomo-animale, ricco di numerosi potenziali terapeutici naturali che vengono incrementati in tali contesti attraverso l’utilizzo di metodologie e tecniche specifiche. Non una cura medica. Non è invasiva ma, in molti casi sembra fare miracoli.

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Tante le storie di ragazzi fragili, disabili, di tutte le età che hanno tratto enormi benefici dalla presenza di un animale. Un ponte per un mondo altrimenti diverso e irraggiungibile. Un decreto presidenziale del 2003 riconosce alla Pet therapy un ruolo terapeutico. Studi clinici dicono che riduce l’isolamento, gli stati d’ansia e la depressione. Dopo le sedute si abbassano: pressione del sangue, glicemia e battito cardiaco. In tutti i casi si è riscontrato un miglioramento nell’attenzione e, in soggetti che compiono movimenti improvvisi o violenti che non riescono a controllare, un incremento nella capacità del controllo del proprio corpo. Per quanto attiene al linguaggio, i pazienti si abituano a parlare con l’animale e ad esprimere le proprie emozioni, cosa che, ad esempio, per un paziente autistico è davvero difficile.

Di chiaro c’è che questa pratica non si improvvisa. L’animale è il co-terampeuta che aiuta il paziente, insieme agli psicologi e ad altre figure professionali del settore; pedagoghi, operatori sociali, addestratori e conduttori cinofili specializzati, educatori specificamente formati che mettono in atto attività terapeutiche vere e proprie volte a migliorare le condizioni di salute dei destinatari cui si rivolgono, attraverso lo sviluppo di programmi con specifici obiettivi che vanno raggiunti gradualmente, di seduta in seduta.

Anche l’ultimo report dell’Istituo superiore della sanità ne riconosce i meriti scientifici: ” Per un bambino disabile, la presenza di un animale, costituisce una vera e propria ginanstica cognitiva. Richiama la sua attenzione, pone problemi emotivi e motori che lui impara a risolvere“. Se non  è cura questa!

Le possibilità di appli

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cazione della terapia con gli animali sono innumerevoli e sono legate sia alle caratteristiche degli animali scelti, che alle tecniche ed ai metodi utilizzati. Per alcuni pazienti, nel loro percorso faticoso di vita, il nutrimento per corpo e anima arriva dagli animali, gli amici più stretti. Amandoli  acquisiscono un buon senso di sè. E per molti di loro si aprono le porte del contatto, un valido supporto alle terapie tradizionali.

Gli animali d’affezione, famigliari, sono quindi riconosciuti quali componenti essenziali di un rapporto equilibrato tra l’uomo e l’ambiente di vita.

Mettono in sintonia le emozioni umane, ci portano a rispecchirci in loro in uno scambio emotivo. Amano incondizionatamente, non giudicano, sono pronti a seguire e non chiedono nulla in cambio. La presenza di un animale, può svolgere la funzione di ammortizzatore in particolari condizioni di stress e di conflittualità.

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Insomma, coccole e  sguardi, sono la panacea per tutti  quei soggetti che presentano disturbi che alla base hanno difficoltà nella sfera dell’emotività e dell’affettività ovvero disturbi della personalità, relazionali, cognitivi, disturbi dello sviluppo e problematiche sociali.


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