La Russia dovrebbe rimuovere la moratoria sulla pena capitale in vigore nel Paese dal 1996: ne è convinto il 62% dei cittadini russi, secondo un sondaggio della Fondazione per la Pubblica Opinione (FOM), reso noto all’indomani della pubblicazione dell’annuale rapporto di Amnesty International sull’impiego della pena di morte nel mondo. Da quanto emerge dall’inchiesta della FOM, i russi vorrebbero che il governo reintroducesse le esecuzioni capitali per coloro che si macchiano di reati sessuali contro i bambini (lo chiede ben il 72% di coloro che si sono detti favorevoli), per gli assassini (indicati dal 64%), per i terroristi (54%), per i narcotrafficanti (28%), per i colpevoli di alto tradimento (12%) e, a seguire, di spionaggio, profanazione di luoghi sacri, corruzione, furti. Di contro, il 21% degli intervistati ritiene che la Russia debba continuare a mantenere in vigore la moratoria sulla norma costituzionale che prevede, anche se solo come misura eccezionale, l’impiego della condanna a morte, mentre solo il 5% ne chiede la completa abolizione.
Secondo il Rapporto 2011 di Amnesty International sull’utilizzo della pena di morte, il numero delle esecuzioni capitali nel mondo è aumentato del 28% rispetto al 2010, soprattutto per l’impennata delle condanne in Iran, Irak e Arabia Saudita. Nella poco onorevole graduatoria contenuta nel rapporto, il triste primato delle esecuzioni rimane ancora della Cina, mentre spicca il quinto posto degli Usa.
Nell’Europa continentale, l’unica nazione ad avvalersi ancora della pena di morte è la Bielorussia. Poche settimane fa l’Unione Europea, che fa dell’abolizione delle esecuzioni capitali una condicio sine qua non per tutti gli aspiranti membri, ha espresso dure critiche al governo di Minsk dopo la condanna a morte di due uomini, accusati di aver compiuto un attentato nella metropolitana della capitale nell’aprile 2011.