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Pensando a Pomigliano

Creato il 14 giugno 2010 da Gaia

Come vuole la buona educazione, ringrazio pubblicamente chi è venuto a vedere le mie poesie esposte al parco del Cormor, Facco e Giacomo che hanno fatto i disegni, e Homepage che ha organizzato.
Nel frattempo, tra le altre cose, mi sto dedicando a quello che i maligni chiamano “divertirsi” e “fare la bella vita”, ma che in realtà sono esperimenti di decrescita conviviale. L’autoproduzione, la cooperazione su basi volontarie, la riduzione dei consumi, la vita di comunità, la valorizzazione del tempo libero… vi farò sapere cosa scopro. E’ abbastanza strano il contrasto tra tanti dei miei amici e coetanei che entrano o sono già entrati nel mondo del lavoro, con la routine, la riduzione delle ore dedicate agli hobby, al divertimento, e all’impegno politico, il radicale mutamento dello stile di vita, e la mia strada che prosegue per esperimenti e curiosità però non è chiaro dove porti, perché è difficile essere responsabili e allo stesso tempo non sentirsi ingabbiati. Senza scendere nel personale, continuo a chiedermi se sia possibile convincere non le singole persone, ma la società intera a liberarsi del gioco del lavoro a tempo pieno e più, e del consumismo, e a vivere come l’attuale livello di tecnologia e le nostre conoscenze ci permetterebbero, cioè molto bene, ma tutti, non solo l’occidente. Questa riflessione è la mia missione, e non scindo tutto quello che faccio per me, divertimento compreso, dal compito che mi sono autoaffidata.
Per esempio, ieri ho letto il lungo servizio dedicato dal Manifesto allo stabilimento di Pomigliano e alle incredibili rinunce e sacrifici (più turni, negazione di diritti quali quello di sciopero, straordinari obbligati…) a cui gli operai saranno costretti dalla Fiat per avere quel maledetto lavoro (altrimenti, si va all’est, dove dicono di sì a tutto). Poi sono andata a Trieste a fare il bagno, a Barcola, e c’era una fila lunghissima di macchine e pochissime bici. E ho fatto il punto della situazione per come la vedo io: degli operai di un paese ricco vengono ricattati e costretti a farsi sfruttare in cambio di un lavoro che gli viene presentato come un favore, e perché? Uno, perché in altre parti del mondo c’è la miseria, quindi c’è gente che per avere un lavoro si fa sfruttare ancora più di te e ti fa concorrenza. Quindi i lavoratori italiani dovrebbero anche preoccuparsi di un livellamento maggiore delle condizioni di vita tra i lavoratori di tutto il mondo, perché i poveri saranno sempre una minaccia per chi sta un po’ meglio di loro, a meno che non siano poveri per scelta.
Poi: devo leggere di più, ma sto iniziando a pensare con sempre maggior convinzione che un territorio dev’essere più autosufficente possibile. Se una comunità comunque geograficamente definita si producesse da sola le cose che le servono, non sarebbe meno suscettibile ai ricatti di queste fabbriche o call center o quello che è che si spostano qui e lì a piacere lasciando tutti a bocca asciutta? Perché certe regioni depresse del Sud aspettano che arrivi il lavoro come qualcosa che cade dal cielo? E’ una domanda retorica, lo so perché, a grandi linee: perché non si può investire al Sud. Ma mi chiedo, e per ora è ancora una domanda su cui lavorare, se l’autosufficenza non totale ma sostanziale non ci aiuterebbe a gestire in modo più democratico, solidale e partecipato l’economia e il lavoro. Se fossero i campani a comprare le auto che si producono da soli, e i loro amici e parenti a farle, ci sarebbero ritmi di produzione più umani? Boicotterebbero chi sfrutta i lavoratori e comprerebbero da chi li tratta bene, avendo la possibilità di farlo? Forse si produrrebbero meno auto, ma a condizioni migliori? Magari la Campania ad essere autosufficente non ce la fa. Ma quanta gente ci può stare in Campania?
Poi: questi operai implorano di fare cose che secondo me neanche servono tanto, e qui torno alle automobili di Barcola, visto che facevano un bruttissimo effetto visivo, impestavano l’aria, e ci facevano perdere tempo perché non si trovava parcheggio. E Trieste è piccola, si può girare in bici o in bus.

Italiani, non comprate le macchine!! Inquinano, occupano spazio, costano, impigriscono, scoraggiano dalla ricerca di alternative, e quelli della FIAT sono stronzi. Con i soldi risparmiati, cari concittadini, sosterrete un’economia più giusta, o comprerete libri e andrete a sentire concerti, finanziando i giovani creativi e i piaceri dello spirito, oppure lavorerete di meno, oppure quello che vi pare. Magari ci sarebbero più risorse libere per aiutare chi non ha lavoro e permettergli di non cedere ai ricatti. Poi faremo piste ciclabili, investiremo nei trasporti pubblici e magari metteremo a disposizione taxi e auto in affitto, con i soldi risparmiati, e non ci saranno quelle interminabili file di macchine che ostruiscono la vista verso il mare.

E dimenticavo: qui fanno gli iPod, per dire, li fanno per noi.

Foto Flickr

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