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Pensieri di fine anno in ordine sparso

Da Chit @chit67

Pensieri di fine anno in ordine sparsoEh si, da tempo mi riprometto di riprendere in mano con regolarità  le redini di questo blog, di superare la nausea che l’attualità e le sole parole spesso ultimamente mi lasciano, ma soprattutto spero di riuscire a riappropriarmi del mio tempo! Ma visto che l’anno ormai sta per finire e da qui alla fine temo che il tempo da dedicare a blog & blogosfera sarà ancora meno, un piccolo cenno di vita mi sembrava doveroso. Anche perché comunque, scherzando e ridendo, siamo arrivati anche quest’anno a girare quelli che sono gli ultimi fogli di un calendario che tra pochi giorni sarà improvvisamente ‘passato’ e diventerà, piaccia o non piaccia, storia.

Chi ha deciso tutto questo? Bè, semplice, il tempo o meglio il suo incedere, implacabile, che fa diventare l’attualità ricordo e trasforma l’oggi velocemente in ieri.

E quindi? Quindi, tanto per non ’perdersi’ e ritrovarsi a vivere passivamente  in questo meccanismo infernale che a volte malediciamo, altre volte (mi auguro per tutti molte di più) esaltiamo e che comunque è la nostra esistenza, si finisce per cercare dei riferimenti, dei punti fermi o minimamente stabili, che ci permettano di non perdere la bussola. Ed il Natale, il periodo natalizio in genere, sicuramente è uno di questi momenti di riferimento che fin da bambini molti di noi si portano dietro.

In questi ultimi anni però, complice l’incapacità di staccarmi completamente dalle realtà che mi circondano vi confesso che non sento più tanto questa festa, come in genere sento poco o nulla tutto ciò che risulta ‘comandato’ o ‘imposto’, siano feste o altro.

Però, nonostante questo, ci si ritrova comunque nel cosiddetto periodo natalizio dove i protagonisti non sono più il bambin Gesù ed i Re Magi ma diventano uno che da tempo si spaccia per parente stretto di Gesù e tre anonimi personaggi che non portano oro-incenso-e-mirra ma voti… altro segno dei tempi che cambiano. Può succedere che si cresca con il tempo e che tanti di questi punti ‘fermi’ del passato diventino improvvisamente meno-fermi, più instabili perché… perché il tempo, lui si, riesce a mutare tante situazioni.

Il tempo dicevamo, è lui insieme a tutto il suo bagaglio di ricordi a scandire e legare come un filo la nostra esistenza, a noi la bravura e la capacità di crearci dei riferimenti che permettano di sentirci un po’ meno passivi, persi. E anche se questo dovrebbe essere un post natalizio quindi gioioso e festoso secondo molti, spero no me ne vogliate se dedico qualche riga ad un persona che ieri il tempo ci ha portato via, dopo che ha dato a noi italiani molto in termini di successi sportivi e di umanità. Sto parlando di Enzo Bearzot, una persona nella sua vita capace di scelte magari impopolari ma di cuore, come quella di giocare ed essere capitano di una grande squadra dopo una grande tragedia (il Torino post-Superga), dove non c’erano soldi e  le soddisfazioni in termini di risultati erano poche ma ognuno cercava di metterci del suo per non disperdere quell’enorme patrimonio che quella società (e lo dico da juventino ndr) rappresentava per tutto lo sport e non solo per quello italiano, con i suoi successi, i suoi drammi, ma soprattutto con la sua storia! Persone come Bearzot sono persone rare, oggi quasi introvabili nel mondo del calcio, perché accomunavano una grande cultura a grandi valori tant’è che nel 1986 quando a soli 59 anni decise di uscire dal mondo del calcio lo fece perché non si riconosceva nei “nuovi” valori che si stavano affermando e che erano indissolubilmente legati spesso al  solo denaro.  E lo voglio ricordare visti anche i tempi, questi tempi in cui si parla spesso del bisogno di leader, di bandiere, di esempi. Ebbene io credo che uomini così lo siano a pieno diritto, debbano essere assolutamente ricordati e quanto da loro fatto debba diventare insegnamento e patrimonio anche per le future generazioni. Per me, complice l’anagrafe, lo è già. E’ stata una di quelle bandiere che hanno preferito chiamarsi fuori dai riflettori, dalle mode, dal mondo e dai tempi del business, preferendo magari sventolare silenziosamente in disparte piuttosto che finire per esser sventolato da persone non degne di farlo.
Grazie per le gioie che insieme ai tuoi ragazzi hai regalato al nostro Paese, grazie per averci dimostrato che è possibile raggiungere qualsiasi obbiettivo senza venire meno ai propri valori che da buon friulano ha sempre gelosamente conservato e protetto, grazie per esser stato riferimento per un’intera generazione, grazie per tutto quello che hai fatto e ci hai lasciato, grazie ancora Vecio!

In conclusione, nella certezza di non farne uno ad hoc e nel dubbio di riuscire a scrivere altro prima del 24, mi porto avanti e con questo post faccio a tutti voi ed a chi passerà di qui ed alle persone che più vi stanno a cuore i miei migliori auguri che non sono quelli di buon Natale e felice anno nuovo, quelli ve li andate a leggere altrove, ma sono  auguri laici di passare  semplicemente giornate piene di serenità e relax visto che, come canta Ligabue, questi sono il nostro tempo e la nostra vita e «Non c’è modo di starsene fuori da ciò che lo rende tremendo e stupendo».

E come dicevano le parole di un’altra canzone… tutto il resto, è noia!


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