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Pensieri e riflessioni su "Un ballo ancora" di Katherine Pancol
Creato il 22 agosto 2012 da Anjaste @anjasteIl mio pensiero: La Casa Editrice Dalai ha pubblicato lo scorso maggio "Un ballo ancora" della ormai nota autrice di romanzi di successo Katherine Pancol (tra cui Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì, Gli occhi gialli dei coccodrilli e Il valzer lento delle tartarughe editi in Italia dalla stessa Casa Editrice).
Chi ha letto la trilogia precedentemente pubblicata vorrà senz'altro leggere anche questo libro. Preciso subito che nonostante sia stato pubblicato dopo la trilogia in questione, questo romanzo è stato scritto già nel 1998, per cui si tratta di un lavoro antecedente al successo italiano. Non troverete pertanto lo stesso stile consolidato ma la capacità della Pancol di scandagliare l'animo femminile resta formidabile.
Ammetto comunque che raccogliere le mie idee a termine di questa lettura si sia rivelata un'ardua impresa. È un romanzo che mi ha tradita più volte. Il primo tradimento è avvenuto con la cover: colori delicati e luminosi, papaveri e la Tour Eiffel in sottofondo facevano pensare ad una lettura serena e spensierata, e perché no, magari dotata di un pizzico di ironia. La sinossi non fa trapelare un serio dramma, ma fa piuttosto pensare ad un'amicizia che si incrina a causa di un banale dissapore o a causa di qualche incomprensione facilmente risolvibile. Il titolo poi mi faceva pensare a quei grandi ricevimenti sfarzosi dove due persone si abbracciano e guardandosi negli occhi si promettono romanticamente amore eterno...
Perdonatemi, ma io pensavo di avere in mano un romanzo spensierato con un finale alla "vissero tutti felici e contenti". Probabilmente è colpa mia che non avevo ancora ben chiaro il punto forte di questa autrice. E la forza della Pancol sta nel presentare personaggi veri, reali, vivi, che si mostrano al lettore senza veli, senza coprire i lati negativi del vivere. Solo arrivata al termine ho potuto comprendere lo scopo di questo lavoro e apprezzarlo veramente. Finché avessi cercato altro, questo romanzo mi avrebbe solo delusa.
Così che dopo le prime pagine del libro mi è stato chiaro che questa non era assolutamente una lettura, per così dire, "da ombrellone". È un romanzo ricco e profondo che va assaporato a poco a poco. Non aspettatevi la classica storiella leggera. La Pancol mette nero su bianco la complessità dei sentimenti e delle emozioni di quattro donne e amiche in un modo quasi poetico, ma che a mio avviso, per poter essere gustata e capita fino in fondo va letta con attenzione. Tocca anche una tematica importante quale la sieropositività e non addolcisce troppo la pillola. La vita è anche questo purtroppo.
La vita non è rosa e fiori, la vita è anche lordura, tradimenti, sesso corrotto, ascesa al potere ed alle ricchezze, bugie e malattie. Tutto questo è "Un ballo ancora" prima di... trovare la propria strada. Entriamo nelle menti e nei cuori di Clara, Joséphine, Agnès e Lucille. Amiche fin dall'infanzia, con il fratello di Clara, Philppe, e l'amico Rapha, formano un gruppo inseparabile. Gli anni passano ed ognuno prende la sua strada portandosi sulle spalle il fardello della loro giovinezza. Chi diventerà un famoso artista, chi una donna di mondo, chi una madre dedita alla cura dei figli... Giovinezze rubate, maltrattate, calpestate che peseranno prepotentemente sul futuro di ognuno di loro per rendere sempre più vera e reale quell'affermazione secondo cui l'amore è egoista, l'amore è brutale, l'amore è pericoloso. Insoddisfacenti vite amorose che sfociano in tradimenti e portano al dramma centrale intorno a cui ruota il romanzo. «La grande tragedia della vita non è che l'uomo perisca, ma che smetta di amare»
Il libro è diviso solamente in tre capitoli, ma vi sono diversi cambi di prospettiva, anche se pare che l'autrice abbia regalato più spazio a Clara: una sorta di introspezione psicologica alternata.
O ami la Pancol ed i suoi romanzi o li odi, oppure devi stare attento a scegliere il momento giusto per dedicarti a loro perché il tono è abbastanza triste, cupo e malinconico che, se letto nel momento sbagliato, rischia di deprimerti ancora di più.
Il romanzo è pervaso da una forte tensione psicologica, con le protagoniste sull'orlo di una crisi che si fanno trasportare dalle emozioni, represse per così tanto tempo, e che rischiano di straripare e danneggiare l'equilibrio delle loro vite.
Se poi, al termine della narrazione, sia prevista una redenzione per queste donne lo lascio scoprire e valutare a voi.
«Accetto i miei limiti e me ne vanto. È questa la vera arte di vivere: sapere chi sei, per non imitare nessuno, non invidiare nessuno, essere te stessa e fiorire nel territorio che ti sei concessa. Puoi anche ampliarlo, curarlo, abbellirlo senza pensare di essere un'altra...»
Io mi limito solo a dire che per me, questa è stata una lettura davvero particolare, che mi ha fatto riflettere e pensare, e mi ha portata a riconfermare la Pancol tra le grandi autrici del momento. Mi aspetto da lei però, nei suoi prossimi romanzi, o in quelli che verranno pubblicati in questo Paese, una trama un po' più soft e, perché no, con un pizzico di ironia e umorismo.
Insomma, un romanzo che anche se non ti fa "sentire a casa" e sognare ad occhi aperti, ha la caratteristica di affascinare e stupire il lettore per la realtà senza veli che dipinge. Un romanzo che va letto e che consiglio.
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