Sinossi: New York, 1902. Francesca Cahill ai tè con le dame dell'alta società preferisce combattere il crimine. Il suo talento di investigatrice la porta a indagare su alcune aggressioni avvenute a danno di giovani donne. Le prime due vittime sono sopravvissute, mentre per la terza si tratta di omicidio. Sembra proprio che per le strade di New York si aggiri un serial killer e Francesca non si fermerà finché non lo avrà trovato. Che cosa accomuna le vittime, oltre a essere giovani e irlandesi? Il tempo stringe. C'è un pazzo da catturare.
Il pensiero di Ambra: Parlare di questo romanzo come di un "Historical Crime" mi sembra piuttosto riduttivo e, a mio parere, può trarre in inganno.
Punto di forza del libro è la capacità dell'autrice di riuscire a rendere in maniera estremamente realistica l'ambientazione del romanzo. Sin dalle prime pagine si viene calati nella New York di inizio secolo scorso. Pare di sentire fin da subito l'aria retrò e bohémien che satura la vita quotidiana nelle sue strade. Sembra di essere lì, in un mondo diviso a metà. Da un lato le glorie passate di un'epoca fatta di carrozze, stanze illuminate da candele, salottini da tè e grandi feste di società. Dall'altro la Nuova Era, in cui la fanno da padrone le fabbriche, le prime automobili e un nuovo tipo di pensiero, aperto, ribelle e, dai più, considerato libertino.
In tutto questo si inserisce la protagonista, che fatica ad imbrigliarsi nei canoni della classe ultra-conservatrice alla quale appartiene. Giovane, avvenente e assolutamente fuori dagli schemi, Francesca è costantemente divisa fra il rispettare le più radicate convenzioni del buon costume e la continua ricerca di ciò che è nuovo ed inusuale. E proprio questa, a mio parere purtroppo, è la caratteristica predominante del libro.
Il racconto si apre con un delitto, ma poi, man mano che la lettura procede, si viene catapultati nelle storie private dei personaggi, perdendo di vista la trama del thriller. Sinceramente mi aspettavo, e avrei gradito, un romanzo molto più "giallo", e non dover scoprire che gli intrighi del cuore prevalicano quelli del "thriller". Per spezzare una lancia in favore dell'autrice, devo dire che probabilmente sono stata tratta in inganno dalla traduzione italiana del titolo "Vittime del Peccato", quando invece il titolo originale parla di Deadly Illusions, ovvero Illusioni mortali. Perché è proprio di illusioni che parla la Joyce. Illusioni della protagonista, divisa tra un amore rispettabile, ma impossibile e la passione per un uomo difficile da comprendere a causa della sua natura tormentata e oscura. Illusioni del fidanzato di lei, diviso tra un passato decadente e la ricerca di un futuro migliore. Illusioni del Commissario Bragg, ex amante di Francesca, ma che scopre di essere innamorato di sua moglie quando si rende conto di averla persa. Illusioni delle vittime, anche quelle potenziali, tutte appartenenti ad un mondo fatto di duro lavoro e stenti, ma che sognano una vita migliore con il principe azzurro che ognuna di loro aspettava da tempo.
Forse anche io mi sono illusa troppo, pensavo di avere per le mani un thriller, per poi scoprire che era in realtà un romanzo che parlava sì di intrighi, ma quelli della mente, delle convenzioni e della morale. Un romanzo dove è possibile immedesimarsi nei personaggi e che si legge tutto d'un fiato, un po' per la sua leggerezza e un po' perché sentiamo di aver vissuto qualcosa di simile almeno in un'occasione della nostra vita.
Mi sento di consigliare questo libro a chi cerca un romanzo leggero, che aiuti a lasciare da parte per qualche ora la quotidianità, senza però avere troppe pretese. Unica avvertenza alla lettura: il libro fa parte di una serie di nove racconti (è il settimo). Quindi, anche se apparentemente esiste un finale alla vicenda, vi troverete a domandarvi se anche questo non sia un'illusione.
Ambra