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Pensieri generati dalla lettura di un romanzetto contemporaneo che passa per molto saggio e fatalmente ingegnoso

Creato il 09 marzo 2011 da Andreapomella

Pensieri generati dalla lettura di un romanzetto contemporaneo che passa per molto saggio e fatalmente ingegnosoFino ai ventiquattro anni ho viaggiato molto. Poi quasi più niente. La mia vita da nomade si è quasi autosospesa, per una serie di ragioni difficilmente inquadrabili. Così ne ha risentito la mia visione delle cose. Fino ai ventiquattro anni non temevo di passare una notte letteralmente sotto un ponte, o nell’atrio di una stazione, o in un prato gelato di brina alla periferia di una grande città europea. Ho l’impressione che tutti quei vagabondaggi fossero il carico da stipare nella mia sacca, un carico che ancor oggi serve ad alimentare le mie giornate. La vita, la grandezza dei sentimenti, la verità sull’amore e sugli uomini di questa terra, l’ho appreso dormendo sotto le stelle, mangiando cibo da scatolette scadute, parlando coi veri vagabondi di sessant’anni che suonavano la chitarra nelle stazioni o rubavano gli spiccioli nei carrelli abbandonati. Oggi tutto questo mi sembra così lontano, oggi che non ho più ventiquattro anni, che faccio una vita appartata nel silenzio di me stesso, che mi lascio galleggiare tra i mestieri e nell’aridità di una vita cittadina mediocre e intontita. Se ripenso oggi a quegli anni, sento il sapore della vera letteratura, quella che possiede la grazia di restituire la verità dell’essere. È una letteratura immaginata, o la somma di tanti brani ghermiti qua e là, letti in un treno, o sotto il sole di agosto di una città andalusa. È una concomitanza di seduzioni che mi porto dentro come ricordi di vita realmente vissuta. Quello che leggo oggi invece è intrattenimento, contraffazione della vera vita, imitazione del dolore, quello che leggo oggi mi sembra tutto così ridicolo.


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