Al parco Ruffini c’è una panchina che due volte alla settimana da più di trent’anni incontra un gruppo di ragazzi in pantaloncini e maglietta; corrono, fanno stretching, riprendono fiato e ripartono. Nel tempo i volti sono cambiati ma tra le diverse generazioni lo spirito non è cambiato: impegnarsi a fondo nello sport per crescere in amicizia e divertirsi. Questi giovani sono gli atleti dell’unica squadra torinese di pentathlon moderno e la corsa è per loro solo una delle cinque discipline. Dopo la mattinata di scuola è facile incontrarli al centro sportivo Magis di corso Siracusa, in vasca per l’allenamento di nuoto o in palestra per lezioni di scherma e di tiro. “Da qualche anno siamo riusciti a concentrare quasi tutte le attività nello stesso luogo, con grande ottimizzazione dei tempi” spiega Giancarlo Duranti, presidente, allenatore e fondatore della società Pentathlon Moderno Torino “In passato, per le discipline tecniche ci spostavamo dall’altra parte della città, al Poligono di Tiro e all’Accademia Scherma Marchesa. Per l’equitazione, invece, il nostro punto di riferimento è sempre stato “La Magnolia” in strada Pianezza”.
Professore di educazione fisica ed ex pentathleta, Giancarlo Duranti ricorda le origini: “L’idea si concretizzò nel 1981, quando nacque il primo gruppo sportivo, mentre l’anno successivo arrivarono l’affiliazione alla federazione e le prime partecipazioni alle gare nazionali”. In tre decenni di storia, la società ha conquistato diversi titoli italiani di categoria e ha fornito numerosi atleti alle squadre nazionali. L’esempio più luminoso è forse Nadia Cortassa, campionessa europea nella categoria youth A (allievi), poi passata al triathlon e arrivata sino alle Olimpiadi; a conferma di un progetto vincente: “I ragazzi vengono gradualmente introdotti nelle cinque discipline; da bambini è importante che acquisiscano soprattutto una buona acquaticità. Fino a 14 anni, le competizioni delle loro categorie riguardano esclusivamente il nuoto e la corsa. Già dalla prima media, però, cominciano a maneggiare le armi, in vista del passaggio alle categorie ragazzi e allievi, nelle cui gare subentrano prima il tiro e poi la scherma. Crescendo, gli atleti incrementano l’intensità e la durata delle sedute di allenamento, esercitandosi in diverse discipline ogni giorno”.
A livello nazionale la situazione del pentathlon non è facile: scarsa popolarità, mancanza di finanziamenti, federazione poco presente: “Purtroppo il nostro sport è poco diffuso e praticato. Solo nel Lazio si trova un discreto numero di società, tra cui i gruppi sportivi militari che si allenano al centro federale di Montelibretti. Altre belle realtà si trovano a Modena e Marostica, mentre in Piemonte ci siamo noi e Asti. In passato anche Novara aveva una società, scioltasi negli anni ’90”. In questo scenario, la spinta per andare avanti può arrivare solo da una grande passione per lo sport, inteso nel suo senso più ampio: “Da sempre l’obiettivo della nostra società è formare persone prima ancora che atleti. La pratica sportiva, ed in particolare il pentathlon, diverte, abitua i ragazzi a faticare per raggiungere i propri traguardi, insegna a rispettare le regole, ad accettare le sconfitte e godere dei successi”.