di Francesco Filini
L’economia dell’Eurozona è ormai avvitata su se stessa, la politica ha ormai rinunciato al suo ruolo e si è consegnata alla finanza che continua imperterrita nella speculazione a danno di chi già era povero e di chi presto lo sarà. Sembra una recessione senza fine, a nulla sono servite le manovre lacrime e sangue: la belva finanziaria, i mercati, gli speculatori che devono investire sugli Stati ex-sovrani per ricavarne degli utili, continuano ad avere sempre più fame. I governi della fascia mediterranea hanno eseguito alla lettera tutte le indicazioni imposte dai signori dello spread, hanno impugnato
![Falce dello Spread Per amore della libertà, rialziamoci insieme](http://m2.paperblog.com/i/135/1355973/per-amore-della-liberta-rialziamoci-insieme-L-Vs1bRf.jpeg)
La situazione è drammatica, non si vede alcuna via d’uscita, non è stata presa alcuna misura per la crescita perché per fare ciò servono i soldi che le banche non vogliono dare agli imprenditori. Abbiamo milioni di giovani che anziché rappresentare una risorsa diventano un costo a carico della famiglia: nessuno vuol far emergere nuovi talenti, nuove imprese, nuova produzione: l’aspirazione massima per un ragazzo di oggi è quella di fare il commesso precario presso il Leroy Merlin di turno. Il sistema finanziario che controlla e gestisce il denaro è illiberale perché uccide, insieme allo Stato complice che impone tasse impossibili per garantire il sistema, la libera impresa. La libera impresa che ha sempre rappresentato il cuore vivo e pulsante dell’economia italiana, quella vera, quella che nel secolo scorso ha creato marchi di qualità che facevano invidia a tutto il mondo. Oggi quei marchi sono stati conquistati dai signori del denaro, il made in Italy è agonizzante e non reggerà le ultime falcidiate inferte dai mercanti di moneta.
Sembrerà strano ma il modo per uscirne fuori c’è e non dipende da nessun politico, nessun banchiere e nessun tecnocrate al servizio della belva finanziaria: è nelle nostre mani. Il grande giudice Giovanni Falcone diceva sempre “segui il denaro”, proviamo a seguire questo semplice e provvidenziale consiglio. Partiamo da noi, proviamo a vedere come e dove spendiamo i nostri soldi. Immediatamente la nostra mente ci offre l’immagine di migliaia e migliaia di persone che affollano mega centri commerciali dove
![Pecore matte da Trony Per amore della libertà, rialziamoci insieme](http://m2.paperblog.com/i/135/1355973/per-amore-della-liberta-rialziamoci-insieme-L-MOZOzH.jpeg)
![Egoismo Per amore della libertà, rialziamoci insieme](http://m2.paperblog.com/i/135/1355973/per-amore-della-liberta-rialziamoci-insieme-L-QizL00.jpeg)
Quale altra soluzione potrebbe esserci se non quella di ricostruire il tessuto sociale comunitario tramite un nuovo patto di solidarietà e reciproca mutua assistenza? Se qualcuno spera ancora che la soluzione arrivi dall’alto si sbaglia di grosso. Politica e finanza vanno a braccetto e traggono profitti da questo sistema, i moti di piazza sono pericolosi e la storia ci ha insegnato che non hanno mai portato a soluzioni indolore. Spesso ad un vecchio regime se ne è sostituito un altro.
Ora proviamo ad affrontare il problema dal punto di vista pratico. Abbiamo detto che riversiamo ogni giorno milioni e milioni di euro che ritornano nell’economia reale sotto forma di debito. Dobbiamo quindi tornare a rifornirci presso i negozi di quartiere e nei mercati rionali. Ma in una società che impone a marito e moglie di lavorare tutti i giorni fino a sera, chi ha il tempo di andare a “caparsi” le primizie nel mercato rionale? I prezzi del mercato rionale poi sono sempre più alti, al supermercato si arriva a spendere la metà, e di questi tempi…
Proviamo a dare una risposta concreta al primo problema. La tecnologia oggi potrebbe rivelarsi uno strumento essenziale: immaginiamo che alcuni virtuosi e volenterosi giovani di un quartiere si organizzino e costituiscano un’associazione o una cooperativa che si occupa di mettere sul web un mercato rionale, dove Franco il fruttivendolo, Mario il macellaio e Gino il panettiere possano mettere su uno schermo il proprio banco e i propri prodotti, aggiornandone i prezzi, indicando la provenienza e tutte le specifiche che servono.
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Per risolvere un problema si deve logicamente prima capire che cosa ha determinato il problema stesso. Qui il discorso potrebbe farsi molto complesso, ma proviamo a semplificare.
Tutti mangiamo pane e sappiamo che mediamente questo costa 3 euro al Kg. Ma in pochi sanno quanto costano i 100 Kg di grano che servono a fare 100 kg di pane. Con soli 15 euro si acquista un quintale di grano che viene venduto, trasformato in pane, a 300 euro. E’ vero che il grano va trasformato in farina, è vero che la farina viene trasformata in pane, è vero che ci sono tante tasse, ma tutti i passaggi non giustificano la maggiorazione del prezzo. Un prezzo onesto, che rispettasse tutta la filiera, sarebbe almeno inferiore ad 1/3 del prezzo finale, ovvero pagando il produttore, il mulino, i fornai e le tasse, 100 kg di pane potrebbero tranquillamente costare 100 euro. Ma abbiamo lasciato fuori un attore principale del mercato: la distribuzione.
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Ma per far sì che ciò accada è indispensabile stringere un patto di solidarietà e di reciproca fiducia. Oggi assistiamo al proliferare di progetti di monete locali, tentativi spesso goffi e folkloristici che cercano di dare una risposta alla tempesta dell’euro. Ma tra i tanti progetti quello che convince di più per serietà è quello dello SCEC, che non è una moneta ma la rappresentazione
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Con progetti come quest,i che sono volti a mettere da parte l’individualismo e il particolarismo sterile di ognuno a vantaggio della comunità locale e nazionale, potremmo ritornare a riappropriarci della sovranità alimentare e addirittura di quella economica. Dobbiamo solo ricordarci, leggendo la storia, che siamo un grande popolo, capace di imprese geniali e straordinarie. Stringiamo un nuovo patto di vera solidarietà, di mutua e reciproca assistenza, realizziamo il pensiero-chiave che la finanza e la GDO hanno necessariamente bisogno di noi, noi possiamo invece benissimo fare a meno di loro. Buona r-evoluzione a tutti coloro che non vorranno mai perdere la propria libertà, nemmeno per tutto l’oro del mondo.
Twitter @francescofilini
Editoriale pubblicato sul quotidiano online IlVostro.it
http://www.ilvostro.it/editoriali/crisi-a-nulla-sono-valse-le-manovre-lacrime-e-sangue/50872/