Anand Grover, il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla salute, con l’avvallo del Segretario Generale ha presentato la scorsa settimana presso il palazzo dell’Onu di New York il rapporto annuale sul “Diritto di ciascuno a godere del più alto standard di salute fisica e mentale conseguibile”.
Il relatore Onu nel rapporto che ha suscitato aspre polemiche, ha sostenuto la necessità di eliminare divieti e limitazioni all’aborto: «Le leggi che sanzionano e limitano l’aborto indotto sono esempi paradigmatici di barriere insormontabili alla realizzazione del diritto delle donne alla salute e devono essere eliminate»; «la proibizione penale dell’aborto è una chiara espressione dell’interferenza dello Stato con la salute sessuale e riproduttiva della donna perché limita il controllo di una donna sul suo corpo». Quindi, dopo aver criticato le restrizioni all’accesso alla pratica abortiva, incluse le norme che permettono l’obiezione di coscienza a medici e farmacisti poiché “servono a rafforzare lo stigma dell’aborto come pratica sgradevole”, nelle raccomandazioni conclusive ha chiesto agli Stati di «depenalizzare l’aborto, comprese le leggi correlate come quelle che riguardano il favoreggiamento in materia di aborto” e di prendere le“misure per assicurare che i servizi di aborto legale e sicuro siano disponibili, accessibili e di buona qualità».
Al termine della relazione è seguito un “vigoroso dibattito”. Come ampiamente prevedibile il delegato dell’Unione Europea ha espresso pieno supporto al Relatore Speciale. Sulla stessa linea anche Svezia, Danimarca, Finlandia e il rappresentante dell’UNFPA, l’agenzia Onu già sotto accusa per aver promosso l’aborto selettivo nel Terzo Mondo (cfr. Ultimissima 2/7/2011 e Ultimissima 17/5/2011).
Diversi altri delegati si sono invece opposti energicamente alle conclusioni di Grover. Il rappresentante dell’Argentina non ha approvato la relazione nel suo insieme, ha ricordato che il suo paese vieta l’aborto e che il rapporto “deve riconoscere la natura universale di tutti i diritti umani”. Il delegato dello Swaziland nel suo intervento ha sottolineato che il rapporto del relatore Onu ha ampiamente ignorato il suo mandato: “Piuttosto che concentrarsi sui programmi principali come la fame e la malattia era concentrato su un inesistente diritto di aborto”. Padre Philip Bené, rappresentante della Santa Sede, ha ricordato che “nessun diritto all’aborto esiste nel diritto internazionale e nessun trattato ha stabilito un diritto all’aborto. L’aborto è una violazione al diritto alla salute della madre, così come del bambino”. Il delegato egiziano ha “notato con preoccupazione ancora una volta i tentativi sistematici di reinterpretare convenzioni concordate a livello internazionale (…). Il Relatore Speciale ha cercato di andare oltre quelle convenzioni in modo allarmante”. Ferma opposizione anche da parte dei rappresentanti di Honduras e Cile: “il rapporto non ha dato una visione equilibrata dal momento che ha enfatizzato l’aborto come servizio sanitario. Il Cile non riconosce il diritto all’aborto ed è essenziale riconoscere il diritto alla vita di ogni essere umano”.
Questa non è la prima volta che i rapporti del Relatore Speciale alla salute Anand Grover fanno discutere. Grover, che è anche un sedicente sostenitore dei “diritti gay”, volendo facilitare l’accesso alle cure per il cambiamento di sesso e impedire assistenza psicologica agli omosessuali in difficoltà con la loro sessualità. Nel rapporto Onu dello scorso anno chiedeva agli Stati membri di “decriminalizzare o depenalizzare il possesso e l’uso di droghe”.
Maurizio Ravasio