Avrete notato che linko spesso articoli o commenti del Manifesto (oggi mi è piaciuto questo). A parte il fatto che mi trovo spesso (anche se non sempre) in accordo con le loro posizioni, lo leggo perché è un giornale indipendente, una cooperativa anziché l’organo di qualche industriale o potentato economico, e perché offre tra tutti i quotidani di mia conoscenza i testi di più alto valore giornalistico e intellettuale, i più profondi, coraggiosi e stimolanti. Non è scivolato nel trash e nel sensazionalismo come La Repubblica, è meno isterico del seppur a modo suo meritevole Il Fatto. L’ironia e l’efficacia delle sue prime pagine sono ancora imbattute in Italia.
Proprio perché è un giornale di qualità, e ‘di parte’ senza fingere di non esserlo (come se gli altri quotidiani detenessero una verità oggettiva), la gente lo legge poco. Sono anni che fa appelli su appelli: ora rischia sul serio di fallire. C’è ancora la possibilità di aiutare economicamente. Io ho pochi soldi, ma qualcosa voglio dare. Uno dei temi su cui non sono d’accordo con Il Manifesto è la questione dei finaziamenti pubblici: mi piacerebbe un paese dove chi fa informazone è finanziato solo dai lettori.