Stamattina sul quotidiano più letto in Sardegna appare questo articolo. La vicenda è quella di un uomo molto anziano che pretende dalla sua badante rumena un rapporto sessuale. Nella mia isola si sono consumati due stupri nel giro di due giorni, , uno vicino ad Olbia e l’altro nel nuorese ma tutti e due tra le mura domestiche e contro donne straniere che lavorano come badanti all’interno dell’isola.
In questa vicenda, la badante denuncia l’anziano che ha tentato di violentarla per lesioni personali e si presume che il rapporto è violento, quindi un tentato stupro a tutti gli effetti!
L’Unione sarda cosa fa?
A mo’ di “Stupratele tutte!” scrive due righe di articolo con affermazioni maschiliste da bar permettendosi di considerare lo stupro come un approccio focoso di passione con fare di ammirazione verso l’anziano che malgrado la propria età ha mantenuto vivo il suo desiderio sessuale, vezzeggiandolo all’infinito, quasi colpevolizzando la vittiama che con la denunci avrebbe rovinato quel momento di passione.
Il giornale a cui io ho scritto dovrebbe spiegarci che concetto ha delle donne dal momento che considera lo stupro come “piacevole passione” trascurando del tutto il fatto che per chi lo subisce non è certamente la stessa cosa. Non vogliamo proprio uscirne da quell’atavica mentalità secondo la quale solo all’uomo spetta il diritto ai rapporti sessuali e il diritto di chiederli o estorcerli quando lei non ha voglia.
Ogni giorno assistiamo ad immagini e linguaggio offensivo da parte di quotidiani nazionali o locali che invece dovrebbero commentare gli articoli con neutralità o dare un messaggio di solidarità alle vittime di violenza.
In ogni articolo che parla di stupro ci troviamo scritte spesso note di compiacimento verso l’accaduto o verso il carnefice, spesso giustificato dal fatto che la vittima se l’era cercata.
E’ un evidente prolema di comunicazione di genere: ogni notizia che riporta una violenza non può fare a meno di commenti che fanno intendere che lei se l’era cercata, aveva provocato o che il carnefice se fosse sobrio non lo avrebbe mai fatto eccetera eccetera…
Oggi leggiamo anche questa notizia: Questa volta viene dal Gazzettino (qui).
Nonostante lo sgomento per il fatto che come in altri provvedienti per maltrattamenti domestici non avviene mai la carcerazione, esponendo le vittime al pericolo di subire stalking o addirittura di essere uccise e assistendo a giudici troppo buonisti che scarcerano e addirittura mandano in villeggiatura chi maltratta le donne (anzichè mettere le donne al sicuro in centri d’ascolto e fornirle sturmenti per proteggersi), assistiamo all’ennesimo maschilismo da parte della stampa che difende i colpevoli relegando una storia di violenza durata anni (come racconta la vittima) ad un episodio sporadico perchè nelle foto di facebook lui abracciava figli e moglie, qundi il messaggio è infondo l’amava”:
<<sul suo profilo Facebook ha pubblicato una serie di foto con la famiglia. Momenti felici durante una vacanza, dove appare molto contento di abbracciare i figli e la moglie. Non sembra per nulla un padre-padrone>>
Ricapitolando la situazione ella stampa italiana è questa: profonda misoginia che si manifesta in ogni articolo che parla di donne. Ci aspettavamo come quanto accade nei quotidiani stranieri che accanto alla storia di una violenza publicano il numero che servirebbe a mettere in contatto le vittime con il centro antiviolenza più vicino, ma qui non succede questo e non solo, si rafforza la convinzione di ogni donna infragilita dalla violenza, avvalorando la tesi (errata) che lui in fondo l’amava, anche se l’ha massacrata o uccisa. E questo è pericoloso perchè rafforza il silenzio delle donne.