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Per la prima volta gli Stati Uniti ammettono che i droni hanno ucciso dei cittadini americani

Creato il 22 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

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Quattro cittadini americani sono stati uccisi da droni, ovvero aerei senza pilota, che stavano volando sullo Yemen e il Pakistan. Sinora erano giunte smentite, ora invece la prima ammissione ufficiale, in una lettera che il New York Times ha da poco pubblicato sulla propria edizione on line, riferendosi a una lettera del generale Eric H. Holder Jr.
Deliberately killed, deliberatamente uccisi come nemici, è l’espressione usata dal quotidiano di New York. Le vittime hanno nomi musulmani. Il loro sangue ricade sull’uso di uno strumento automatico di guerra ora più che mai discusso.

Un giorno prima che Obama parli della sicurezza della nazione, la sua amministrazione fa uscire questa tragica notizia.

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In sintesi il generale Holder arriva a spiegare che mr. Awaki, una delle quattro vittime, doveva essere ucciso perché stava pianificando un attacco terroristico imminente. È proprio il concetto di “imminenza” che viene messo in discussione da Amnesty International. C’era veramente, chiede un esponente di Amnesty International, tanta urgenza di eliminare mr. Awaki?
In base a questo principio giuridico esposto dal generale Holder tempo fa, in occasione di un discorso a un pubblico universitario, “chiunque può essere ucciso in qualsiasi momento per motivi di sicurezza nazionale” sostiene l’organizzazione umanitaria, che chiede al presidente Obama di tutelare i diritti umani, non solo la sicurezza nazionale. Attualmente, secondo le rivelazioni del generale Holder, chiunque può diventare bersaglio di una bomba ed essere giustiziato dal suo stesso Paese senza alcuna possibilità di difendersi dall’accusa, tramite un concetto troppo elastico di “imminenza”.
Grande attesa, a questo punto, per il discorso del presidente degli Stati Uniti.

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