Per la sopravvivenza dell’ambiente di Massimo ZUCCHETTI
Creato il 29 maggio 2012 da Fabry2010
Pubblicato da Giovanni Nuscis su maggio 29, 2012
DA IL FATTO QUOTIDIANO
Ho partecipato oggi come relatore ad un Convegno a Torino, che mi aveva colpito inizialmente per il suo titolo, al di là dei contenuti: “Aria, acqua, terra: una giornata in difesa delle risorse pubbliche per una politica della sopravvivenza”. Una giornata organizzata dal Movimento “2 Giugno”, al quale ho dato un contributo relativamente all’impatto ambientale delle Grandi Opere Inutili sulle risorse idriche e idrogeologiche, andando dal passato del Mugello al presente e al futuro della Valle di Susa.
Si tratta ormai di una battaglia fondamentale, all’interno della quale i diversi Movimenti si trovano raggruppati: la difesa dei beni fondamentali, fonti della vera ricchezza del genere umano, mezzi essenziali della sua sopravvivenza sulla Terra: risorse pubbliche sempre più preziose da difendere contro gli appetiti dei grandi potentati economici. Di qua può cominciare una nuova Politica.
Angelo D’Orsi, docente all’Università di Torino e Presidente del “2 Giugno”, ha condiviso con me battaglie di onestà intellettuale da ormai due decenni. Sentirlo oggi lanciare un allarme parlando di “Primum vivere! Una politica “nuova” o una politica ritrovata?” mi ha dato un segnale che davvero – forse – è il momento di abbandonare le collusioni ed i distinguo e rivendicare il nostro ruolo di cittadini proprietari dell’ambiente in cui viviamo.
A livello locale, torinese, il grande vulnus è ora il mega-inceneritore del Gerbido. Un’opera basata su concetti superati sia dal punto di vista tecnico che da quello etico: i rifiuti si bruciano, la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti non convengono, la gestione della parte – piccola, lo dimostrano molte realtà in giro per l’Italia – non riciclabile tramite tecniche differenti dall’incenerimento sono soltanto fastidiose alternative scomode, invise da chi lo vuol costruire, ancora una volta a dispetto della volontà della popolazione e del buon senso. Fra i tantissimi realizzati, gli studi di impatto ambientale sugli incrementi di inquinamento dell’aria rispetto all’inceneritore del Gerbido di Torino dimostrano come l’impatto ambientale e sulla salute dei cittadini, foss’anche soltanto per i livelli di diossine previsti, sono un prezzo che sarebbe arduo pagare anche se questo inceneritore servisse a qualche cosa, oltre che a chi lo costruisce. Al solito, la valutazione costi-benefici lascia stupiti: quali benefici, a fronte di costi sicuri?
In Valle Susa, l’attività del Coordinamento Sanitario dei medici della Valle in difesa della salute pubblica si intreccia con gli studi della Comunità Montana sugli impatti ambientali della Grande Opera Inutile ormai paradigmatica, il cosiddetto Traforo ad Alta Velocità, per il quale tanto abbiamo detto in passato da non poter più aggiungere altro, se non rimandare alle decine di documenti pubblicati su riviste, libri e in rete. Gli aspetti riguardanti l’amianto si sono riallacciati alla terribile esperienza passata di Casale Monferrato e sull’Eternit: la memoria e la costruzione del domani deve passare attraverso le lezioni imparate dai morti del passato e dalle sentenze recenti: l’amianto di Casale e quello della Valsusa sono lo stsso problema, al di là delle distinzioni di lana caprina da parte di chi si aggrappa alle pieghe delle legislazioni per poter perpetrare un ulteriore disastro ambientale, anche stavolta, per nulla.
E l’acqua? L’acqua pubblica, come avrebbe decretato un Referendum popolare circa un anno fa. I suoi risultati, inequivocabili, sono in pericolo, come sappiamo: le decisioni del Governo passato e di quello attuale lo stanno mettendo in pericolo. Si scrive acqua, si legge democrazia: la democrazia diretta che scuote le istituzioni, cerca di dare una scossa alla tradizionale forma del fare politica, alla sclerotizzazione dei partiti che è ormai così evidente in ogni aspetto e non solo sulle tematiche ambientali.
Le risorse economiche sono un altro bene comune, dato che originano da noi tutti, siano esse statali italiane o europee. Un concetto vecchio ci propone come unica soluzione possibile quella di continuare a drogarci di Grandi Opere Inutili: la dis-economia della crescita è un equivoco che ha proprio nella Nuova Linea Ferroviaria Torino Lione un esempio ormai paradigmatico.
E infine la “terra”: il consumo di suolo agricolo e la densificazione insostenibile dei centri urbani sono le due facce della speculazione immobiliare. Anche questo bene comune, incluso il poco definibile “Paesaggio”, va speso con molta parsimonia, e solo quando ne valesse davvero la pena e vi fosse una reale, e documentata, necessità.
Non possono esservi conclusioni generali, di fronte ad una simile situazione. Se non forse un appello al sentire comune: smettiamola di dilapidare quello che abbiamo ricevuto in eredità, in discrete condizioni, dai nostri padri, ma che in realtà abbiamo in prestito dai nostri figli, verso i quali abbiamo un dovere di restituzione in decenti condizioni.
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