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Per le ragioni sbagliate

Creato il 28 gennaio 2014 da Dallenebbiemantovane
E' sempre ingiusto leggere un libro per ragioni sbagliate, e questo qui non fa eccezione.

Inutile, cioè, andarsi a leggere un romanzo solo perché si è visto il film (simpatico) e visitato il Paese (gelido ma spettacolare).

Helgason, giustamente, rappresenta solo se stesso, non certo l'Islanda.
Usa tutti gli strumenti dell'artista multimediale d'avanguardia, e per di più in un'epoca in cui la globalizzazione fa sì che il suo protagonista non possa non ascoltare la stessa musica, bere gli stessi drink, vedere gli stessi film e indossare le stesse marche di abiti dei suoi coetanei di tutto il resto del mondo.
Il che lo rende molto onesto ma non molto esotico, tanto più che la vita in una piccola capitale del Nord Europa di esotico ha per forza di cose ben poco.
Aggiungiamo, ed è questo il limite del romanzo, che dati gli orizzonti psicologici e gli ideali del protagonista, per almeno due terzi non succede quasi niente, il che non lo rende interessante nemmeno come romanzo di formazione, dato che il suddetto ritiene di aver già capito tutto della vita.

Troviamo quindi nel romanzo problematiche sociali ed etiche, e uno humour nero post esistenzialista, che potrebbero benissimo adattarsi a un accidioso disoccupato mammone edipico italiano (un bamboccione porno-addicted).
O americano, o perfino giapponese (i giapponesi hanno perfino un termine per definirli, quelli sempre rintanati in casa col telecomando come Hlinur).

Piaciuto? Sì, forse troppo lungo, ma ben scritto. 

Hallgrìmur Helgason
101 Reykjavík
Guanda (Narratori della Fenice), 2001
p. 360


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