Sit eis terra levis.
E’ necessario riconsiderare la dinamica del disastro aereo occorso il 24 marzo del 2015, quando un airbus della compagnia low cost Germanwings si è schiantato, con 150 persone a bordo, sulle Alpi francesi (Dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza). Come avviene ormai da alcuni decenni, dopo che un evento significativo e scabroso è occorso, presto si mette in moto la macchina della disinformazione, ossia dei media mainstream che, nell'arco di poche ore, nascondono dietro una cortina fumogena la verità. La Linguistica ci insegna che un rilevante elemento della comunicazione è il rumore, ossia tutto ciò che disturba in modo involontario o deliberato il messaggio. Anche il tempo è un fattore del rumore: più le ore ed i giorni passano, più i fatti tendono a confondersi, ad annebbiarsi; i giornali e le televisioni di regime, infatti, per nascondere la realtà, confezionano una versione ufficiale che è via via ritoccata di modo che si adegui alle intenzioni mistificatorie del potere.
Per tentare di enucleare qualche particolare veridico, bisogna “catturare” le prime agenzie di stampa, quando l’establishment non ha ancora il controllo totale delle “notizie”. In seguito si rincorrono le veline, sempre più inverosimili, eppure prese come oro colato dalla maggioranza dell'opinione pubblica. Nel frattempo pullulano le rimozioni di documenti che potrebbero essere utili ad un’inchiesta seria. Il rumore (inteso come è concepito nella teoria della comunicazione, ossia quale offuscamento del contenuto) aumenta sempre più: si costruiscono delle storie attorno ai protagonisti della vicenda, si introducono nuovi personaggi, l’oggetto del desiderio, antefatti, flash back etc. tutto per sviare i lettori dei quotidiani e gli utenti della Rete.
L’intrigo diventa inestricabile, nel momento in cui alla versione ufficiale, falsa come l’oro di Bologna, il sistema affianca altre versioni altrettanto false con lo scopo di creare ulteriore scompiglio, impedendo così di attingere una possibile verità.
A proposito dell’incidente aereo di cui ci stiamo occupando, l’ipotesi è una sola, semmai ulteriormente scomponibile in sub-ipotesi: le altre non sono congetture, ma mistificazioni. Le elenchiamo per poi sviscerarne i meccanismi e le finalità.
Ipotesi
Un aereo low cost, impegnato in un’ordinaria operazione chimica di tipo igroscopico, sta sorvolando a bassa quota le Alpi francesi. A causa di un episodio di “fumo in cabina”, i piloti perdono i sensi o comunque sono semi-incoscienti. Il velivolo è ormai fuori controllo, altitudine e rotta costituiscono un pericolo per l’incolumità di passeggeri ed equipaggio: non appena dalla torre di controllo ci si accorge che qualcosa non quadra, si alzano in volo delle unità militari per lo scramble, cioè per intercettare il velivolo ed abbatterlo, qualora i piloti non agiscano per tempo per riprendere quota e correggere la rotta in modo da evitare l'irreparabile, ad esempio uno schianto su un centro abitato o su una centrale nucleare. Annota a ragione il Professor Attilio Follieri: “Un Mirage tocca una velocità di oltre 2.500 km. Questi caccia sono dislocati in varie basi militari, quindi in pochi minuti raggiungono la zona dell’emergenza. Il volo 9525 era poco distante in linea d'aria dall’installazione di Marsiglia”. Di grandissimo rilievo, in tale contesto, è il dispaccio divulgato dal Dailymail, poco dopo la tragedia, dispaccio che riferisce di due Mirage decollati per lo scramble e che poi affiancano l'aereo di linea, come riportato dalle prime testimonianze. Questo particolare è presto espunto. E’ una censura sintomatica.
E’ arduo stabilire una verità assoluta, ma, seguendo i criteri probabilistici, elaborati per primo dal filosofo accademico Carneade, si può delineare uno scenario che è comunque plausibile. Il disegno complessivo è tracciato; certo, sulle cause per cui l’aereo della Germanwings era fuori controllo esiste margine per ulteriori supposizioni: teoricamente si può chiamare in causa anche un’avaria dell’airbus, ma ciò non toglie che il silenzio radio resta inspiegabile. Ciò non toglie che il velivolo era chimico, proprio come sono chimici gli aerei delle compagnie low cost e non solo. Ciò non toglie che la traiettoria era anomala (“turistica” è stata denominata di primo acchito da meteoweb.eu, noto portale di negazionisti del fenomeno "chemtrails"), anomala nella sua “normalità”: infatti alcuni degli aerei impegnati nella diffusione di composti per lo più igroscopici, contenuti nei carburanti ed additivi avio, non percorrono i corridoi deputati alle altitudini ufficiali, poiché devono intervenire nelle regioni in cui è necessario distruggere o indebolire i fronti perturbati. Molti fronti si generano o si ingrandiscono proprio sulle Alpi dove – non è una coincidenza – il 25 marzo si stava sviluppando un ammasso imbrifero che dalle satellitari è risultato poi dissolto e sostituito da una coltre artificiale. Non è agevole comprendere perché sul teatro della catastrofe siano stati reperiti rottami così piccoli né si può essere sicuri che il luogo del disastro sia davvero quello mostrato dai media, ma la concatenazione degli accadimenti principali è tratteggiata. Pure l’obiettivo di tante mistificazioni è chiaro: occultare il problema della sindrome aerotossica e la realtà della geoingegneria clandestina, attuata quasi sempre attraverso l'aviazione commerciale.
Versione di regime
E’ arcinoto che la versione di regime, un arrangiamento in fieri, come da copione orwelliano, ciancia di un suicidio perpetrato dal co-pilota, il tedesco Andreas Lubitz. Il giovane sarebbe stato depresso, psicopatico ed avrebbe deciso di togliersi la vita, dirigendo l’aereo contro un pendio alpino. Sulle innumerevoli falle ed incongruenze della narrazione ufficiale non ci soffermiamo: è facile evidenziarle, perché sono fantasie che violano la logica aristotelica: sono un insulto non solo all’intelligenza media, ma anche alla stupidità. Tra l’altro il romanzo d’appendicite composto dalle testate governative, su imbeccata dei servizi, è in perenne divenire, in quanto è continuamente corretto affinché eclissi notizie che sfuggono alla censura o dichiarazioni che contraddicono l’ufficialità. Così il pilota è descritto da amici e conoscenti come una persona normale, mentre, con il passare dei giorni, il ritratto di Andreas Lubitz è stato ottenebrato in una climax ascendente: prima soffre di depressione, poi è squilibrato, infine è un mentecatto megalomane che vuole passare alla storia con un’azione clamorosa. E’ un crescendo rossiniano di diffamazioni e calunnie. Spuntano certificati medici stracciati dal giovane, mentre i certificati medici oggigiorno sono solo elettronici; si riportano pseudo-interviste di inesistenti fidanzate o ex fidanzate che dipingono del giovane un ritratto a tinte fosche. Nell’arco di poche ore è data in pasto alla stampa una presunta registrazione della cosiddetta scatola nera con gli ultimi minuti del volo prima dello schianto. E’ un prodotto montato in studio e non la vera registrazione: tra l’altro, per leggere i dati del flight recorder, nella storia dell’aviazione civile, è sempre stato impiegato parecchio tempo, incrociando le informazioni di entrambe le scatole nere ed i risultati sono stati comunicati con calma, dopo che gli esperti avevano analizzato i contenuti. Non è credibile che solo una scatola nera sia stata ritrovata, giacché esse sono installate assieme. In merito alla traccia audio, alcuni esperti hanno osservato che il respiro del pilota non può essere udito e che l’eventuale inserimento del nuovo corridoio di discesa sul computer di bordo non è un’azione verificabile da una semplice riproduzione acustica.
Narrazioni depistanti
Quasi contemporaneamente alla diffusione del canovaccio ideato dall’establishment, sono fioccate non ipotesi, ma narrazioni forvianti. Le principali sono due: il velivolo avrebbe impattato, poiché colpito da un’arma laser nel corso di un’esercitazione militare della N.A.T.O.; l’aereo sarebbe precipitato a causa di potenti interferenze elettromagnetiche collegate ad esperimenti condotti nel C.E.R.N. di Ginevra.
La prima “ricostruzione”, la cui fonte è Sorcha Faal alias David Booth, noto disinformatore mascherato e presunto agente della C.I.A., frottola rilanciata per lo più da siti russi, è destituita di ogni fondamento, non solo perché scaturita da un autore abituato a produrre abili contraffazioni, ma anche in quanto, nel corso delle esercitazioni, si circoscrive un’area in cui gli aerei civili non possono per nessuna ragione incrociare. Si dirama, infatti, il cosiddetto NOTAM, ovvero avviso di “divieto di sorvolo”, notifica di cui sono a conoscenza tutti i piloti.
Si può capire che tale racconto serve a rinfocolare la rivalità tra Russia e Stati Uniti, già ai ferri corti per il conflitto in Ucraina. Si può intuire chi ha interesse a far scoppiare una perniciosa Terza guerra mondiale, aizzando la Russia contro gli Stati Uniti con i loro rispettivi alleati e viceversa, in modo da neutralizzare sia la detestata Chiesa ortodossa sia altri culti e popoli. Il carteggio Pike-Mazzini è illuminante a tale proposito. E’ un potere sovranazionale sulla cui vera identità qui non indugiamo.
Queste conclusioni non significano che gli eserciti delle superpotenze non dispongano di armi micidiali capaci anche di disintegrare un aeromobile sicché se ne trovano solo resti di ridotte dimensioni, ma che l’idea di un addestramento strategico compiuto mentre scorrazzano centinaia di aerei civil-chimici è del tutto inverosimile.
La seconda storiella si scredita di sé. E’ stata evidentemente congegnata per gettare il ridicolo sull’intera questione, per delegittimare le poche fonti attendibili, citandola, in articoli creati ad hoc, insieme con le analisi più razionali e documentate, difficilmente confutabili. Anche questo è un modus operandi per annullare i fatti: spararle sempre più grosse e mescolare in un unico calderone mezze verità con fandonie ed esagerazioni. Così l’opinione pubblica, già frastornata dal bombardamento delle romanzesche news televisive, non si raccapezza più oppure si lascia abbindolare da chi inventa le fole più incredibili. Intanto le voci dissonanti, anche provenienti da persone autorevoli, sono ignorate o si perdono nella gazzarra assordante delle bugie governative.
In tal modo è sufficiente mandare in onda nuovi episodi della saga (i “servizi” televisivi e le “cronache” delle testate), intrecciati a situazioni immaginose e non verificabili, fino a quando i “cittadini” dimenticano tutto, magari già flagellati da un avvenimento ancora più sconvolgente: un altro false flag, un’altra decapitazione(?) dell’I.S.I.S. o, più grave, più tragica, più atroce, più insopportabile di tutte, la notizia che tale celeberrimo calciatore, dopo aver militato per tanti anni in una squadra, è stato venduto ad un’altra rappresentativa.
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