Magazine Diario personale

Per quanto voi vi crediate assolti…

Creato il 19 maggio 2013 da Povna @povna

Come ha accennato qualche giorno fa in un commento, a scuola della ‘povna ne è successa una grossa. Giovedì della settimana scorsa Franti (degli Anatri: un non-cattivo che fa di tutto per sembrarlo) nel lasso di tempo che sta tra la fine dell’intervallo e l’ora di ginnastica (per la quale tutti loro devono stare nell’atrio ad aspettare il pullman), molto semplicemente, ha aperto la porta, si è trovato da solo all’aria aperta, e se ne è andato fuori.
La ‘povna risparmia ogni discorso (la sorveglianza, i custodi, l’appello) e va diritta ai fatti. Che recitano, asettici, che nessuno ha fatto mostra di notarlo finché lei, in arrivo in servizio un’ora e mezzo prima per motivi variegati e soliti, non si è trovata in gruppo in mezzo agli Anatri e, tra una parola e l’altra, ha girato gli occhi intorno, e ha proferito, rapida: “Mi dite dove è Franti? Oggi non c’era? Si è ammalato?”.
Anche il panico seguente, la ricerca, la presa d’atto della fuga, le telefonate alla mamma, gli sforzi per farlo tornare sui suoi passi la ‘povna li tralascia a bella posta. Anche perché (sempre ancora senza essere in servizio) se li è gestiti tutti: da sola, e piena d’ansia. Mentre la collega di ginnastica caricava il resto degli Anatri sul bus, e partiva verso la palestra, e tutti gli altri facevano lezione.
Sia come sia, alla fine, Franti ha fatto ritorno. Ha pronunciato parole di sorpresa come pietre (“Non pensavo se ne accorgessero, professoressa ‘povna, anche perché lei di giovedì non ha noi per far lezione”), ed è stato portato davanti al vicepreside DaddyLongLegs, per prendere coscienza di quanto aveva fatto, e ricevere da lui la somma ramanzina.
Quello che si sono detti, in camera caritatis, non è dato saperlo. Fatto sta che Daddy – ingegnere appena convertito alla scuola di Don Milani (per la verità un po’ goffamente) – nel lasciare la decisione disciplinare vera e propria, come è ovvio, a uno straordinario consiglio di classe, ci ha aggiunto, di suo, un personale carico – di effettiva e complicatissima gestione.
“Il VicePreside” – ha spiegato Franti – “mi ha chiesto quali siano le mie passioni. E io gli ho detto il cinema. Allora ha deciso che io dovrò scegliere un film che mi piace, prepararci sopra una ricerca, e farlo vedere a tutti i miei compagni, spiegandogli perché lo trovo bello, e il suo significato”.
Come si può immaginare, questa singolarissima scelta (nonché le parole che l’hanno accompagnata, più volte: “Mi raccomando, colleghi, quando vi riunite: ricordatevi che non possiamo sempre frustare e basta; e che a me non sembrerebbe così utile tenere a casa, per punizione, uno che ha tentato di scappare”) ha creato non pochi problemi in sede di consiglio. Sia perché comunque – film o non film – qualcosa andava fatto; sia perché era necessario mettere agli atti un provvedimento che risultasse, anche per gli altri, adeguatamente conforme alla gravità del gesto; sia perché, e soprattutto, nel consiglio di classe degli Anatri ha trovato asilo l’insegnante di inglese Incompetente (“precaria”, come dice sempre lei, in senso sindacale; “è uno scandalo” – le commenta dal canto suo la ‘povna, intendendo con ciò la molta approssimata conoscenza di ogni principio sensato di didattica – nonché di una competenza accettabile della lingua di Albione).
Comincia la riunione. S(t)olida dà la parola alla ‘povna (“che è l’unica di noi che era presente ai fatti”). Lei comincia a raccontare. Termina con le parole di DaddyLongLegs, e aggiunge: “Credo dunque che quello che potremmo fare sia recepire questa cosa del film, inevitabile, ma inserirla in una settimana di lavori socialmente utili, che vadano a coincidere, disciplinarmente, con cinque giorni di sospensioni con obbligo di frequenza. In questo modo dovremmo avere sia gli elementi che sottolineano la gravità del gesto, sia diverse e multiple occasioni di riflessione”.
Sono, con diversi gradi di consapevolezza, tutti d’accordo. Ma Incompetente prende la parola, ed esordisce in tono querulo:
“Io non capisco che cosa significhi con obbligo di frequenza: dobbiamo lasciarlo a casa, almeno questo! E’ inconcepibile che questa punizione si trasformi per noi in una fatica aggiunta. Che quanto meno per questi cinque giorni la finisca di rompermi le scatole, che io non lo sopporto, e se ne resti a casa!”.
“Non credo che le ‘punizioni‘” – la ‘povna calca sulla parola, mettendola tra virgolette – “siano pensate per risparmiare o meno fatica all’insegnante” – osserva placida la ‘povna (ma chi la conosce davvero sente il tono, e si prepara).
“Ma con me è insopportabile, fa confusione, e io non so più che cosa fare per gestirlo. Trovo intollerabile pensare di doverlo tenere con me in classe, è ingiusto, inaccettabile! E poi lui non è capace”.
“Sai, forse perché quella pagata per ‘gestire‘ sei tu, lui ha 14 anni” – la ‘povna è sempre più calma. Ma continua a scandire le parole.
“E poi” – aggiunge – “piaccia o non piaccia, abbiamo un’indicazione di DaddyLongLegs. E, certo, il Consiglio è sovrano. Ma tu capisci che, se lui ha detto questo al ragazzo, sconfessarlo pare un po’ brutto. E non per una questione di buona educazione” – (“che tu tanto non conosci” – vorrebbe aggiungere) – “ma perché, se lo facciamo, sarà ben difficile ricorrere al ‘Vicepreside autorevole’, per il prossimo futuro”.
Con mal risposta gentilezza (perché Incompetente se ne va, proterva come vive, e convinta di avere subito un torto), il Consiglio si prolunga a spiegare perché tutti gli altri insegnanti sono d’accordo con la ‘povna, in lungo e in largo (quando a votare sarebbe bastato un attimo). Vengono scelte le azioni di intervento per Franti, da portare avanti tutti (Incompetente, ovviamente si chiama fuori). La ‘povna vince (prevedibilmente) il compito di organizzare la cinematografica ricerca.
Così, il giorno dopo, si avvicina a Franti.
“Ascolta, dobbiamo decidere che film farai vedere ai tuoi compagni, perché tu ci possa lavorare prima in questi giorni”.
Si aspetta il titolo di qualche blockbuster. Ma la risposta di Franti è di quelle capaci di inchiodare la scuola per i prossimi cent’anni. E recita, prontissima e convinta:
Qualcuno volò sul nido del cuculo“.


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