Volutamente ma anche per spazio, il titolo si riferice ad un solo “atto” dei servi dei poteri forti per affossare la democrazia rappresentativa ed i diritti dei cittadini. Ma tali “atti” sono molto numerosi e, spesso, difficilmente stanabili nelle pieghe della dittatura capitalistica e finanziaria.
Un commento, molto sintetico e altamente condivisibile, sulla costante perdita dei diritti dei lavoratori lo scrisse alcuni giorni fa nelle nostre pagine FaceBook un attento lettore: “E’ il disegno economico dell’euro che scarica il peso degli squilibri economici sui lavoratori e sui salariati la vera causa dei licenziamenti. Come si può ben vedere, dalle politiche di tagli al bilancio e dagli aumenti delle tasse che ci chiede l’Europa (e ce lo può chiedere esclusivamente perchè abbiamo aderito all’euro), il progetto è abbastanza chiaro: far dilagare la disoccupazione (vedi Grecia e Spagna) in modo da aumentare l’offerta di manodopera e far accettare in seguito salari corposamente ridotti. In economia, questo processo si chiama Curva di Phillips ed è esattamente quello che ci attende. Non potendo svalutare la moneta, per ritornare competitivi, saranno sempre di più svalutati i salari. Insomma, più Europa (per l’arricchimento ulteriore di pochi, ndr) meno stipendi (e pensioni per le masse popolari, ndr)!
Sono troppi i Parlamentari italiani?
Il numero dei rappresentanti del Popolo in Parlamento venne stabilito dalla Costituente e, successivamente, dalla riforma del 1963, tenendo conto del numero dei cittadini da rappresentare e del numero delle svariate minoranze italiane.
Tra i 27 Paesi che costituiscono l’Unione Europea, l’Italia si colloca al 22° posto (tra i più bassi) per numero di Parlamentari nel rapporto con il numero degli abitanti, con 1,6 rappresentanti ogni 100.000 cittadini.
In Gran Bretagna, ad esempio, i Parlamentari sono 2,4 ogni 100.000 abitanti.
Tenendo conto della giustissima filosofia della Costituente, che ispirò poi anche la riforma del ’63, considerando anche l’aumento della popolazione italiana e della presenza di nuove minoranze culturali ed etniche, per diritto democratico alla rappresentanza parlamentare, il numero dei seggi andrebbe aumentato, non certamente diminuito a discapito dei diritti democratici.
Se poi vogliamo criticare il sistema della scelta dei rappresentanti parlamentari, dobbiamo guardare ad altri discorsi ed alla fogna del nostro sistema elettorale (peraltro anticostituzionale, poiché la Carta prevede un sistema elettorale con il proporzionale e non certamente con i “matterellum” o i “porcellum”), dove la scelta dei Parlamentari non la fanno i cittadini ma viene imposta dalle segreterie dei partiti, come ai tempi di Mussolini, dove, con la scusa dello sbarramento per evitare di affollare le Camere con troppe rappresentanze politiche, si disconosce la scelta di oltre 2.400.000 italiani per ogni lista con voti al di sotto dello sbarramento, a cui si nega il diritto ad essere rappresentati.
Quanto sopra dimostra ampiamente come la scelta di tagliare il numero dei Parlamentari sia un favore ai poteri forti per dargli modo di sottomettere ancora di più le masse popolari con meno opposizione da tenere a bada.
Abbassare lo stipendio oppure i ricchi benefici dei Parlamentari?
Questo è un altro trucco dei servi dei poteri capitalistici e finanziari: parlare di tagliare lo stipendio ai Parlamentari senza mai nominare gli scandalosi benefici. E la gente osanna con cretineria cronica questa affermazione.
I ricchi e immeritati introiti dei Parlamentari si compongono di due voci: stipendio (tassato come quello di tutti i lavoratori) e benefici vari (esentasse).
Lo stipendio netto di un Parlamentare italiano è di Euro 4.800,00 mensili, pari a E. 57.600,00 annui: pari in media alla retribuzione di un quadro (molto meno di un dirigente) aziendale. Come si diceva prima, trattandosi di stipendio viene tassato come quello di tutti i lavoratori italiani. Vi renderete conto, quindi, che fare tagli a queste cifre porta ad importi relativamente irrisori che certamente non salverebbero i conti pubblici dello Stato né lo stato sociale.
Si parla, si parla… ma solo di tagli agli stipendi, che peraltro sono tra i più bassi d’Europa (alcuni esempi a confronto: Francia E. 5.677,00 netti – Germania E. 7.668,00 – Gran Bretagna E. 6.350,00 – Parlamento Europeo E. 6.200,00 netti).
Nessuno, invece, nomina mai la fetta molto più sostanziosa dei benefici esentasse (rimborsi spese, gettoni di presenza, commissioni, etc) dei Parlamentari italiani, che è scandalosamente e sensibilmente la più alta d’Europa e, spessissimo, supera i 150.000 euro l’anno: niente male per gente che, spesso e volentieri, a stento sa leggere e scrivere e, gregge di pecore, è al servizio dei poteri forti e non del Popolo.
Altro scandalo è l’importo dei vitalizi agli ex parlamentari, che nessuno afferma mai di voler tagliare e che tiene conto dello stipendio come per tutti i pensionati (e và bene), ma anche dei benefici che, sommati, portano i costi della politica a cifre esorbitanti. Tra i benefici pensionistici anticostituzionali nei confronti degli altri italiani (ma nessuno ne parla mai) sono da citare gli anni di contribuzione previsti (molto, ma molto pochi), mentre i “normali” italiani sono costretti a lavorare per oltre quarant’anni.
A quanto pare, la differenza non la fa lo stipendio, come si vuol far credere, ma i maxi benefici e i maxi vitalizi, che nessuno accenna a voler tagliare!
Quindi, per salvare la democrazia rappresentativa, non riduzione ma aumento del numero dei Parlamentari, con taglio però molto consistente di benefici e vitalizi.
E di tagli ad altre realtà parassitarie nessuno parla?
Nessuno nomina mai i tanti altri parassiti che si nutrono del sangue degli italiani.
In testa, le inutili forze armate con 190.000 addetti quanto ne basterebbero 30.000, e Vaticano, che tra i vampiri è il più opulento ed accreditato.
Ma questa è un’altra storia che affronteremo in altra sede.
Nino Caliendo