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Per Silvio è Grasso che cola

Creato il 13 maggio 2012 da Albertocapece

Per Silvio è Grasso che colaLicia Satirico per il Simplicissimus

E se Berlusconi avesse avuto ragione a parlare di magistratura politicizzata? Il dubbio atroce sorge ascoltando le dichiarazioni con cui, dai microfoni de La Zanzara su Radio24, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha promosso Berlusconi e bocciato Antonio Ingroia. Al primo Grasso darebbe addirittura «un premio speciale per la lotta alla mafia» per aver introdotto leggi in grado di sequestrare in tre anni moltissimi beni ai mafiosi. Ingroia, invece, «fa politica utilizzando la sua funzione». La condanna di Grasso è senza appello: è sbagliato, come sbagliato è «andare su un palco a un congresso di partito». Ingroia deve scegliere e Grasso non ha dubbi: «per me è tagliato per fare politica». In pratica un invito ad abbandonare la magistratura, che giunge nei giorni in cui Grasso, presentando il libro “Soldi sporchi”, si esprime a ruota libera proprio come Ingroia.
La replica di Ingroia non si è fatta attendere, subito seguita dalla parziale, esilarante smentita dello stesso Grasso: «parlavo in generale, senza personalizzare e senza riferirmi a nessuno in particolare». Per il procuratore nazionale antimafia Ingroia è dunque un’entità astratta, incarnazione del Male nella toga, come Berlusconi è l’idealtipo del Bene nella lotta alla mafia.

In questa visione manichea dei rapporti tra politica e magistratura si cela un circolo vizioso: se il magistrato deve essere assimilato a un parziale decerebrato e non può esprimere pubblicamente voti e opinioni, Grasso “è sbagliato” come Ingroia. Anzi, molto di più. Il procuratore nazionale antimafia non si fa scrupolo di elogiare un politico che ha tentato per anni di delegittimare la magistratura, esasperando il conflitto tra i poteri dello Stato. Non si pone il problema dei rapporti ambigui tra Berlusconi, Dell’Utri, Cosa Nostra e la nascita di Forza Italia, ancora oggetto di accertamento giudiziale. Non ricorda le esternazioni dell’ex premier su una mafia più famosa che potente, invenzione di letteratura e fiction. Ha rimosso, forse per pietas, le dichiarazioni di Berlusconi sulle torme di escort che un’insidiosa Cosa Nostra avrebbe inviato in casa sua per rovinarlo.

Evidentemente Grasso pensa che il ritardo colpevole nella lotta alla corruzione, l’indulgenza verso l’evasione fiscale, il varo di leggi che hanno agevolato il rientro in Italia di capitali mafiosi e l’oblio delle indagini sui rapporti tra mafia e politica non abbiano alcuna attinenza col contrasto alla criminalità organizzata in tutte le sue forme. Il procuratore scrittore non si pone il problema dell’opportunità politica delle proprie parole: rimprovera a Ingroia lo stesso virus esternatore da cui pare, a sua volta, irresistibilmente affetto.
Grasso resta vittima di un vero e proprio contrappasso dantesco. Il centrodestra accoglie con entusiasmo le sue parole e Maroni parla di riconoscimento postumo (alle ceneri della Lega?), mentre Piergiorgio Morosini, segretario generale di Magistratura democratica, definisce “sconcertanti” le performances radiofoniche del procuratore. Più pacato Ingroia, che osserva, rievocando il precedente di Paolo Borsellino, di aver solo esercitato i suoi diritti di cittadino senza schierarsi.

L’accusatore e l’accusato sono entrambi sensibili ai mass media, ma Ingroia appare senz’altro più accorto. Un conto, per un magistrato, è dirsi “partigiano della Costituzione”, un altro affermare senza indugi che Berlusconi (quello della Costituzione sovietica) meriterebbe un premio: siamo in molti a definirci – e con orgoglio – partigiani della Costituzione, mentre staremmo bene attenti a premiare un uomo imbarazzante come l’ex premier, sintomo della nostra degenerazione istituzionale.
Qualche mese fa Giorgio Napolitano ha ripreso con durezza i giudici “esorbitanti”. Dicemmo allora che i magistrati sono terzi, ma non estranei: hanno testa, opinioni e coscienza. Si esige però da loro una continenza verbale non richiesta ai politici. In attesa di capire se la continenza togata sia un bene o un male, non resta che consigliare a Grasso, visti i risultati, di tornare a fare il magistrato.


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