“Le cose sono semplici, solo la mente è complicata”
Frédérick Leboyer
Ho letto in poche ore questo libro molto bello, che ha segnato un punto di svolta fondamentale nella pratica ostetricia occidentale: “Per una nascita senza violenza” Frédérick Leboyer, Bompiani.
“Leboyer, nato in Francia nel 1918, ha lavorato come medico ostetrico-ginecologo per più di vent’anni, diventando primario della Clinica Ostetrica dell’Università di Parigi. Parallelamente alla quotidiana routine in sala parto, dai primi anni Sessanta percorre un suo intenso cammino di ricerca interiore e spirituale. Nella convinzione che l’unico vero viaggio sia quello dentro se stessi, Leboyer parte dall’esperienza psicanalitica che lo aiuterà in modo determinante a riconoscere la paura e la sofferenza Legata all’esperienza della nascita da parte del Nuovo Nato”.
La sua riflessione inizia dal considerare i segnali che il neonato ci invia, le sue parole. Lo prendono per pazzo, ovviamente, il neonato- secondo molti- non sente, non prova emozioni e non parla. “Si dice che il neonato non sente nulla. E invece sente tutto. Tutto, totalmente, senza scelte, senza filtri, senza discriminazioni. Il neonato non parla? No, no. Siamo noi che non l’ascoltiamo. “
Nella convinzione di questa profonda competenza dei bambini appena nati, Leboyer “si rivolge poi alle discipline orientali, per trovare adeguate risposte alle domande che la psicanalisi ha lasciato aperte in lui. Si reca frequentemente in India e pratica il canto come si insegna nell’India del Sud e nella liturgia dei monaci tibetani. Alla fine degli Anni 60 è costretto, inevitabilmente, a confrontare ciò che egli ha maturato, durante il suo percorso di ricerca personale, con quanto quotidianamente sta attuando nella sala parto, nel suo ruolo di primario. Si rende conto delle disumane sofferenze che inflegge al bambino attraverso l’attuazione delle pratiche ospedaliere di routine, anche da lui stesso stabilite e fatte osservare ai subalterni.”
Comincia così un nuovo percorso, la riscoperta della sapienza materna e dell’ascolto del bambino, per collocare l’evento della nascita in uno spazio che non sia solo sicuro dal punto di vista medico, ma anche umano, delicato e accogliente, per la mamma e per i bambini. L’attenzione, nel mondo sanitario, al paziente, viene definito “approccio centrato sul paziente” ed ha una serie di conseguenze importanti sul piano della pratica medica e del’interazione medico-paziente. Con i bambini, l’ascolto è fondamentale anche perchè, come ci dicono gli studi più recenti della psicologia sperimentale, il legame affettivo tra gli adulti e i bambini non è determinato in modo unilaterale dalle pratiche di attaccamento dell’adulto, ma si gioca in una dimensione comunicativa reciproca tra adulti e bambini.
“Il fatto è, ancora una volta che ‘noi’ siamo sordi. Le nostre orecchi di uomini non percepiscono più nulla. il fremito di una foglia, il trasalimento di un animale. Il saggio sente il ruomore del’erba che spunta.
E il bambino giudica infallibilmente le sfumature di un sospiro.“
Mi farebbe piacere raccogliere le vostre testimonianze sulla relazione medico-adulto-bambino per poter approfondire insieme questa tematica che mi coinvolge dal punto di vista personale e professionale e che non si tratta mai abbastanza.
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Questo post partecipa, con un giorno di anticipo, al Venerdì del libro. Questo appuntamento nasce da un’idea di Paola di Homemademma che sta anche organizzando una biblioteca virtuale raccogliendo su Anobii tutte le proposte, a questo link.
Approfondimenti
Il punto di vista della mamma
Fonti
La comunicazione affettiva tra il bambino e i suoi partner, Riva Crugnola C. Raffaello Cortina Editore, 1999 - L’ambiente e gli stimoli ideali per lo sviluppo cognitivo nei primi anni
Ringrazio Ilaria che mi ha permesso di utilizzare questa bellissima foto: “Ilaria Corticelli – Creative Photographer“