di Luca Marchese
Il porno di Sara Tommasi, finalmente, è uscito. Noi amanti del porno attendevamo questo momento con impazienza. Stuzzicati per anni da Max e GQ, calendari arrapanti, pubblicità e quant’altro, abbiamo resistito a comprare il dvd di Sara solo perché acquistarlo sarebbe stato immorale. Ce l’hai gratis nel giro di un giorno, giusto il tempo che qualcuno lo metta online, comprarlo è contro i principi razionali. Ecco, da rappresentante della categoria dei pornomani, farò una confessione: questo è un brutto porno, è mal recitato. Uno potrebbe pensare che la recitazione non sia proprio la caratteristica fondamentale del genere, eppure conta. Quello di Sara Tommasi è recitato talmente male, c’è talmente poco realismo, talmente poca convinzione, da stracciare tragicamente il tacito accordo che il pornomane stringe con il film prescelto: le persone coinvolte sono messe tra parentesi, la loro umanità non viene giudicata, così come non viene giudicata l’umanità di chi si sta masturbando. Avviene in tutti i film, per carità, non si giudica (quantomeno consciamente) la persona per la parte che interpreta, sarebbe una follia. È questo che ci permette di guardare un film senza pensare a quanto è assurdo che alcune persone facciano finta di essere altre persone mentre vengono riprese. Tutto ciò è valido soltanto se non viene a mancare una regola fondamentale, e cioè la competenza degli attori. Se questa dovesse venire a mancare, allora assistiamo al ridicolo.
Un attore che non sa recitare è ridicolo perché è come vederlo nudo in mezzo ad una piazza, e l’incapacità osservata lascia emergere la realtà della persona. Torna insomma ad essere un individuo che fa finta di essere qualcun altro di fronte ad una telecamera, e la parte intimamente individuale, esce vergognosa allo scoperto. E così, nel film di Sara, il meccanismo ben oliato si inceppa, l’accordo salta. Sara non è un’attrice porno, niente parentesi, non si può sospendere il proprio giudizio, quella nel video è la stessa che prova solitudine nel tornare a casa da sola e trovare il frigo vuoto, la stessa che si fa bella prima di uscire per vanità personale. Insomma, non è più finzione, vengono messi in discussione la personalità e le storie di vita dei personaggi, la loro dignità, e i topos tipici del porno qui non vengono in aiuto. E’ il classico caso che mentre guardi il porno, ti viene in mente tua madre, e ti passa la voglia, perché non sei riuscito a passare dalle situazioni tipiche della vita quotidiana ad una stato di eccezionalità, in cui nemmeno i tuoi parenti esistono. Tolto il velo, non rimane che la tragedia di una donna forse triste, forse disperata, sicuramente dimenticata dal mondo dello spettacolo che, ad un certo punto, l’ha scartata. Se la sarebbe ripresa, quel mondo, se questo film fosse stato girato diversamente, se tutta la messinscena che ha preceduto il porno non fosse stata così meschina. Non tutto il porno compromette, ma questo sì. E ci sarebbero state interviste, programmi televisivi. Invece probabilmente non ci sarà niente, lo squallore vero non fa spettacolo. E forse non ci sarà nemmeno un suo secondo film porno, perché a noi pornomani è nocivo il ricordo di nostra madre, mentre ci masturbiamo.
Luca Marchese, noto pornomane.
fonte : http://questoblog.com/2012/07/09/per-una-teoria-del-porno-scadente-di-sara-tommasi/