Subire uno stupro è un fatto traumatico per una donna poiché lascia un danno indelebile nell’anima. Ma fotografare la scena dello stupro e postarla su Facebook, ricevere insulti e minacce è come subirlo due volte. Il fatto accade in Canada.
La giovane fu stuprata quando aveva quindici anni da un gruppo di coetanei e quando decise di denunciare i suoi aguzzini per vendetta postarono la foto del suo stupro. Così in poco tempo, viene bersagliata da insulti e proposte oscene. Considerata colpevole per aver subito uno stupro, una poco di buono e perfino consenziente, stesse storie che sentiamo spesso anche qui in Italia. E non solo: i suoi compagni di scuola iniziarono a prenderla in giro e a emarginarla.
Il suicidio. Aveva cambiato città con la sua famiglia per avere serenità ma non è servito a nulla. Abbandonata dalle amiche, vittima di bullismo sul web e a scuola, e non creduta dalle forze dell’ordine-poiché nessuno viene incriminato per mancanza di prove-la ragazza si suicida, impiccandosi nel bagno di casa. Certo, tutto questo si poteva evitare se le forze dell’ordine avessero creduto la ragazza e avessero condannato gli aggressori, spiega Leah Parsons, madre della vittima.
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