Le emozioni come prodotti conseguenti alla stimolazione ambientale e sociale, quindi il processo di adattamento, possono influire se negativi, notevolmente sull’insorgenza di malattie psicosomatiche.
Le somatizzazioni quali ad esempio la gastrite, l’asma, la colite ecc., avvengono con una azione sull’organo di una tensione emotiva che agisce direttamente attraverso l’innervazione dello stesso.
Sono i processi di adattamento che comportando uno stato ben preciso di condizioni vegetative: per es. nelle condizioni di lotta o di fuga, abbiamo l’aumento del battito cardiaco, della frequenza respiratoria ecc., che vengono iperattivati in concomitanza di stress.
Le emozioni che paradossalmente da adattive diventano disadattive.
Una paura che diviene ansia, una irritazione che diventa rabbia, e/o un organo viscerale che viene iperattivato.
Mentre le vere e proprie malattie psicosomatiche avvengono per via indiretta attraverso l’abbassamento dell’organizzazione difensiva intrinseca in ogni organismo.
Tale organizzazione è preposta alla vigilanza immunologica, ed ha dunque una valenza importante, se depressa, nell’induzione e nel decorso delle malattie psicosomatiche, da quelle classiche, fino ad arrivare all’estremo delle malattie neoplastiche.
Essa è in netto collegamento, se stimolata, alle condizioni ambientali in cui si trova.
Allora ci troviamo di fronte patologie indotte dall’eccessivo stress a cui l’individuo viene sottoposto.
La domanda allora viene spontanea: fino a che livello elementi psicologici possono influire nella insorgenza di malattie psicosomatiche?
E’ oggi ormai più che noto che studi di recente formulazione consolidano l’ipotesi che la malinconia, la depressione, la paura, le catastrofi personali e i drastici cambiamenti nella propria vita (perdita di un lavoro, separazione dal proprio coniuge, la morte di un proprio caro ecc.), e quindi tutto ciò che stimola negativamente la propria emotività generando stress, siano collegate con le affezioni psicosomatiche.
Le sperimentazioni nell’uomo e nell’animale, ci hanno dimostrato, che è possibile influire sulla genesi e sul decorso addirittura delle affezioni cancerose, e che le difese proprie dell’organismo possono essere determinanti in modo inequivocabile dalla reazione del sistema nervoso.
Si può dunque aggiungere che l’espressione emozionale, risulta essere espressa per vie comportamentali, con tensione fisiologica scaricata rapidamente (azione di aggressività dirette verso l’esterno) o intrapsichico (le malattie mentali: nevrosi, psicosi, ecc.) o inibita e repressa a tali livelli e, quindi, scaricata somaticamente.
E’ bene precisare che le modalità di scarica dell’emozione sono legate a dei propri stili di reazione psicofisiologica.
A questo punto lo sviluppo di una malattia psichiatrica o di un disturbo somatico, viene a dipendere sia dalla frequenza ed intensità delle stimolazioni emozionali negative, a cui il soggetto viene sottoposto, sia dal suo stile personale con il quale reagisce agli eventi negativi, geneticamente e/o modificato con l’apprendimento.
Ma che succede realmente nel sistema nervoso e nel sistema immunitario quando un individuo è sottoposto a stress continuati?
Essendo ormai chiaro il ruolo del sistema nervoso centrale nella regolazione dell’equilibrio fisiologico dell’organismo a svariati livelli. Chiarezza ottenuta da sempre più frequenti studi sperimentali su animali da laboratorio, i quali confermano l’ipotesi che lo stress, attraverso le modificazioni dei sistemi endocrino, immunitario e vegetativo, influenzano la induzione di malattie psicosomatiche.
La condizione psichica come già detto, influisce sulle più svariate malattie organiche, quali ad esempio: la colite ulcerosa, l’ulcera gastroduodenale, la leucemia ecc., fino ad arrivare a favorire l’insorgenza del cancro!
I più avranno sicuramente fatto caso al fatto che sotto stress si è più vulnerabili ad ogni malattia da virus e da batterio… perché?
E’ il sistema immunitario che sotto stress diminuisce la sua efficacia difensiva. Le difese preposte a difendere l’organismo dalle malattie diminuisce e quindi lo rende più vulnerabile. E’ proprio tale abbassamento delle difese immunitarie che fa sicché diminuisca anche la sorveglianza su eventuali proliferazioni cellulari atipiche ed afinalistiche oggetto delle affezioni neoplastiche. Insomma, in tali circostanze, il sistema immunitario viene meno al compito genetico al quale è preposto, che è quello di distruggere le cellule mutate in senso neoplastico e riconoscere le cellule proprie da quelle non proprie.
Che accade esattamente?
Si può dire, che la proliferazione cellulare in determinate zone dell’organismo va per conto suo, perdendo il controllo centrale… ed ecco appunto che potrebbe insorgere il cancro come malattia psicosomatica.
Pertanto è chiara la correlazione tra sistema immunitario, S.N.C. e stress.
Il sistema immunitario ribadisco, non ha solo la funzione anti-infettiva, ma sostanzialmente è preposto alla sorveglianza dei materiali macromolecolari prodotti sotto il controllo genetico. Detto più semplicemente, esso con la maturazione acquisisce quelle funzioni che le sono proprie geneticamente, rappresentate dalla capacità di riconoscere ciò che è proprio all’organismo e ad individuare e successivamente ad eliminare tutto ciò che viene riconosciuto come estraneo all’organismo stesso (per capire meglio, basta ricordare i rigetti nei trapianti d’organi, infatti tali trapianti sono resi possibili solo da forti farmaci immuno-depressivi proprio per far abituare l’organismo alle cellule estranee, ma comunque compatibili, poiché altrimenti sarebbe impossibile come avviene in taluni casi di trapianti). Questa sua funzione immuno-sorvegliante è di vitale importanza all’organismo.
In sintesi si può dire che risiede, dunque prorprio in questa funzione sopradescritta, se depressa, la possibilità dell’insorgenza di malattie infettive, e la possibile genesi di una proliferazione cellulare sdifferenziata (neoplasia).