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Perchè “diverso” è bello!

Creato il 21 settembre 2012 da Angela

Mercoledì 19.09.2012 presso la Camera di commercio e dell’industria di Karlsruhe si è svolto l’evento “Global und gut ausgestellt! Wir brauchen sie alle“, organizzato dall’associazione Frau und Beruf (Donna e lavoro).

Il titolo dell’evento in tedesco a molti di voi non dirà molto, la sua traduzione in italiano, non proprio letterale, è “Per avere una buona immagine globale, abbiamo bisogno di loro! “.

Internazionalità e multiculturalità i temi dell’incontro, a parlarne la Dott.ssa Kidist Hailu. Lei stessa è un esempio di come queste due parole abbiano influenza sulla personalità di un migrante. Nata in Etiopia, una nazione con circa 200 gruppi etnici e 80 lingue differenti, si è trasferita in Germania all’età di 15 anni come rifugiata politica. Si trovò quindi fin da subito a confronto con una nuova cultura. Dopo aver terminato gli studi universitari, iniziò a lavorare come ricercatrice in gruppi internazionali presso le università di Aachen, Stoccarda e Karlsruhe, imparando quindi a condividere esperienze e conoscenze in una collaborazione interculturale e a gestire i conflitti che possono nascere. Da settembre 2010 lavora in modo autonomo come Trainer nel settore della comunicazione culturale: “Ho dovuto scegliere fra quello che ho studiato e quello che mi stava a cuore – ha commentato Hailu – e il cuore ha vinto”.

Durante la sua presentazione la Dott.ssa Hailu si è concentrata soprattutto sulla diversità e sul passato migratorio che caratterizza la Germania. Nel 2010 il tasso della popolazione tedesca con un background migratorio era pari al 19,3% (15,75 milioni su 81,7). In Baden-Württemberg un abitante su quattro ha un questo tipo di radici mentre a Karlsruhe il 24% della poplazione ha origini straniere.

In Germania convivono 150 diverse nazionalità: i turchi sono il gruppo più numeroso, seguito dai migranti provenienti dall’ex Unione Sovietica e dagli italiani. In Germania però manca manodopera qualificata e nel 2030 i posti di lavoro qualificati non occupati saliranno fino a 5 milioni. Inutile dire che gli stranieri giocano un ruolo importante per ovviare a questa carenza: i migranti sono un ottimo potenziale che però non viene sfruttato al pieno attualmente.

Molti stranieri hanno un basso livello di istruzione e sono deboli a livello sociale, altri però sono addirittura troppo qualificati. Un po’ di numeri? 1,5 milioni di stranieri hanno un livello di istruzione universitario, 500 mila hanno un livello di istruzione superiore, 510 mila professionale, il 28% è in formazione ma il 31% non ha un livello di istruzione tale da presentarsi sul mercato del lavoro. La quota di disoccupazione tra i migranti fin troppo qualificati nel 2007 era pari al 10%. Le aziende tedesche , in altre parole, non sfruttano il potenziale che c’è nel loro paese dimenticando che ciò che conta sono le qualifiche e non la provenzienza del candidato.

Chi nasce dall’insieme di due diverse culture o ha origini straniere conosce nella maggior parte dei casi due lingue e due culture, è pronto a cambiare le prospettive culturali e ha competenze interculturali. A ostacolare il suo percorso però vi sono i pregiudizi e gli stereotipi. Eccone un esempio:

Heaven is where…

The police are british

the cooks french

the mechanics german

the lovers italian

and all is organized by the swiss

Hell is where…

The police are german

the cooks british

the mechanics french

lovers swiss

and all is organized by italian

Come diceva Albert Einstein: “E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”. La diffusione del cultural diversity management è del 40% in Germania, 75% in Europa, 95% nel Regno Unito e in America e del 58% nei restanti paesi. Aziende come Daimler e Deutsche Telekom hanno fatto della gestione delle differenze culturali una forza. Questo sembra però un trend solo delle grandi aziende: le piccole e medie imprese sembrano non tenere il passo. L’apprezzare le differenze culturali dei propri impiegati gioca un ruolo fondamentale nel successo dell’azienda che avrà una cultura più aperta e sarà presente su più mercati in modo incisivo. Ovviamente anche i criteri di recruiting del proprio staff cambiano incentrandosi sul potenziale del lavoratore.

Nel 2006 aziende come Daimler, Telekom, Deutsche Bank e BP Europa si sono impegnate nel sottoscrivere la Charta der Vielfalt (la Charta delle diversità), ad oggi 1250 fra aziende e organizzazioni si sono impegnate a seguirne i punti cardine. Diversità è sinonimo di valore aggiuntivo, motivazione, flessibilità organizzativa e innovazione: diverso è bello!



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