Molti si accingono a studiare scienze dell’educazione o psicologia con la voglia di diventare, un giorno, educatori professionali. E magari proprio in questi giorni stanno scegliendo l’università che potrebbe cambiargli la vita.
Dopo un po’ di anni in comunità, alcuni dei quali trascorsi vivendoci dentro, provo a tirare qualche somma, sperando di essere utile a chi oggi si pone questa domanda: “perché?”. Tenterò di fare un brevissimo bilancio certamente non esaustivo (che potete sentirvi liberi di integrare). Parto dai pro, e rimando i contro ad un prossimo post.
Obbliga a mettersi in gioco, a crescere.
Alcuni metterebbero questo punto tra i contro. Ma è, almeno per me, uno degli aspetti più interessanti di questo lavoro: devi costantemente monitorarti, guardarti dentro, crescere. È più importante educare gli educatori che gli educandi. Gli educandi hanno, in fondo, il diritto di essere ciò che sono, ma per l’educatore non ci sono scuse: è una continua ricerca di se stessi.
Dà grosse soddisfazioni (se si è capaci di vederle).
Vedere un ragazzino prendere un bel voto a scuola, fare un gol durante una partita, imparare a mangiare l’insalata o ad usare il computer, vederlo leggere e scrivere in italiano e non più in geroglifico, vederlo sorridere o sapere che ha una nuova fidanzata, o ancora essere abbracciati o sapere che a scuola ha scritto un tema su di te. Sono gioie che difficilmente altri lavori potranno farci provare. Sono gioie profonde cui solitamente lasciamo spazio solo nella vita privata, ma questo tipo di lavoro entra proprio “in quello spazio”.
Si lavora con le persone, non con gli oggetti.
Ho messo questo punto anche tra i “contro”. Ma come non dire che uno dei motivi fondamentali per cui una persona può scegliere questo lavoro è il fatto che lavorare con le persone è, anche se più faticoso, molto più soddisfacente? Benché si sia molto più esposti al fallimento, un successo in ambito educativo dona un forte entusiasmo.
È facile (ma non scontato) trovare colleghi meravigliosi.
Il fatto che si condividano certi ideali di fondo, il fatto che non si lavora per la carriera o per il guadagno, il fatto che bisogna farsi forza a vicenda favorisce l’instaurarsi di un rapporto di amicizia con colleghi in gamba. Questo è uno dei punti fondamentali: non siamo delle isole, senza gli altri non valiamo molto. Lavorare con persone che stimiamo e dalle quali siamo stimati, amici prima che colleghi, vale da solo, quasi, la scelta di un lavoro.
È importante.
Fondamentale, perché ci sono persone che hanno un dannato bisogno di te. Cosa farebbero senza di te? Ma non perché tu sia speciale, o meglio di qualcun’altro, ma semplicemente perché tu hai scelto di stare con loro. Punto. Al tuo posto avrebbe potuto esserci chiunque, che sarebbe andata bene lo stesso o forse meglio. Ma qui, ora, ci sei tu.
È bello.
Soggettivo, certo, ma è l’unico vero motivo che può spingere un educatore a restare al suo posto nel corso degli anni. I “pro” di cui sopra sono fondamentali, ma da soli non reggerebbero. Un lavoro da fare almeno otto ore al giorno deve essere piacevole, divertente: si deve amare. Il motivo per cui scegliere questo mestiere, alla fin fine, è che fare l’educatore è bello.
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">"Perché fare l’Educatore Professionale? I “Pro”. è stato scritto da Andrea Ciraolo.