Tutti ne parlano. Per lo più male, anzi malissimo: ma parlano sempre di lui, Beppe Grillo. Che nell’eventualità vincesse le europee travolgerebbe tutto: un centro-sinistra senza che, dopo Renzi, non ha più assi nella manica e un centro-destra che, con Berlusconi fuori gioco, non sa chi altri far scendere in campo. Per questo il comico genovese spaventa: un suo successo metterebbe incredibilmente destra e sinistra all’angolo insieme, due piccioni con una fava. Il punto è che la corsa di questi giorni a spiegare quanto Grillo sia pericoloso e dittatoriale e buffone – a prescindere dal fatto che lo sia veramente – è un clamoroso autogol da parte di Berlusconi e Renzi. O forse è il solo modo che i due reputano di avere per arginare l’ennesima ondata grillina.
Dalla sua il Movimento5Stelle, a livello nazionale, ha almeno due carte importanti: il non essere mai stato al Governo, e dunque una sorta di verginità che consente a questo atipico partito di potersi ancora accreditare come risposta al bisogno di cambiamento, e lo scarso gradimento del Governo Renzi, che ha ereditato la minuscola maggioranza dell’esecutivo Letta e i giganteschi problemi che gravano sul Paese da anni. Un centro destra frammentato e con la propria guida storica non candidabile, infine, rende davvero possibile a Grillo il colpaccio. Si tratta solo di capire se sarebbe il bene del Paese. Ma questo sono gli Italiani a doverlo dire in quello che, ormai, ha quasi il sapore di un referendum fra tutti i partiti e il Movimento5Stelle. Coi leader di destra e sinistra che già tradiscono un chiaro, e forse profetico, nervosismo.