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Perché i bambini hanno bisogno di giocare?

Da Quipsicologia @Quipsicologia

mamma che giocaPerché i bambini hanno bisogno di giocare? La risposta non è forse così ovvia e scontata. Vediamo perchè.

Il tempo libero è sempre più strutturato

Oggi i ritmi della quotidianità sono sempre più frenetici e tutto si deve incastrare all’interno di un numero limitato di combinazioni. Tra le tante cose da organizzare ci sono naturalmente anche le vite dei nostri figli, con una crescente tendenza a gestire il loro tempo in maniera sempre più strutturata. La mattina vanno a scuola e poi il pomeriggio seguono le più disparate attività, da quelle sportive a quelle più didattiche. Il tempo libero è denso di impegni. Si può dire quindi che i bambini, come noi adulti, conducono una loro routine. La loro vita infatti è scandita da orari e attività ben precise. In più c’è da aggiungere che si ritrovano anche ad avere continue richieste di responsabilità da parte degli adulti di riferimento.

Quello che però accade è che i bambini di oggi non sanno cos’è patire e di conseguenza vincere la noia. Invece è così importante fare amicizia con la noia perché aiuta a sviluppare la creatività e il gioco libero. Il gioco non strutturato, appunto libero, è fondamentale per dar luogo ad un corretto sviluppo di tutte le potenzialità presenti all’interno di un bimbo.

L’importanza del gioco

Il gioco è essenziale per lo sviluppo, perché contribuisce al benessere cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei bambini. Il gioco è necessario per aiutarli a sviluppare competenze sociali perché imparano cosa vuol dire essere in relazione con altri individui, quali sono le difficoltà e come riuscire a superarle. Giocare aiuta i bambini a fare amicizia con i propri stati emotivi, permettendo loro di esprimere il proprio mondo interno e di elaborare le esperienze vissute nella quotidianità.

Sviluppo neurologico più sano

Il gioco è importante per lo sviluppo neurologico del bambino. Sembra assurdo, ma è così. Per cui quando i bimbi giocano stanno promuovendo la crescita sana del loro cervello. Giocando, infatti, si rinforzano e si creano molte connessioni neuronali che altrimenti andrebbero a scomparire. Il gioco libero lo possiamo intendere come una vera e propria ginnastica per le cellule del cervello.

Giocare: un diritto riconosciuto dall’ONU

Sia l’Assemblea Generale che l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno riconosciuto, all’interno di due importanti documenti, il valore per il bambino di riposare e giocare liberamente, di potersi dedicare alle attività ricreative proprie della sua età.

Nell’ Articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, così si legge:

  1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.

  2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

Close-up of a girl showing her hands painted with colorsGiocare a Scuola

Nelle scuole pubbliche italiane il tempo per il gioco sta gradualmente scomparendo. Partendo dalla scuola materna fino ad arrivare alla scuola primaria e secondaria, si favorisce sempre più la crescita intellettiva degli alunni piuttosto che il gioco libero.

Il gioco diventa invece ginnastica, educazione fisica, gioco strutturato e regole, non più libera espressione e creatività.

Nel Metodo Montessori per esempio, avviene l’opposto: i bambini vengono lasciati liberi di dedicarsi alle attività che più gradiscono e questo nel tempo stimola la loro crescita intellettiva, li fa diventare più concentrati e sviluppa la loro volontà. Anche perché la libertà non è intesa come la capacità di fare quello che si vuole, ma è la possibilità di fare ciò che si è deciso di fare. È una distinzione molto importante che dà modo al bambino di sviluppare molte competenze sia a livello accademico che relazionale. In questo modo, attraverso il gioco non strutturato, i bambini imparano ad osservarsi, a condividere, a prendere decisioni, ad essere assertivi e collaborativi. Magari qualcuno sarà più creativo rispetto ad un altro, avrà qualche abilità più sviluppata, ma sono tutte qualità che la maggior parte dei bambini sono in grado di sviluppare attraverso il gioco libero e/o l’interazione con gli altri bimbi.

Giocare in famiglia

Aiutare un bambino a sviluppare le proprie capacità non deve essere un compito solo della Scuola, ma può accadere anche in famiglia, all’interno della relazione con i propri genitori. Quando i genitori giocano con i loro figli permettendo al bambino di decidere cosa ha intenzione di fare, ponendosi al suo stesso livello di interazione, la qualità della relazione migliora notevolmente. L’unica cosa che il genitore deve fare è stare con il proprio bambino, non pensare a quello che è giusto o sbagliato, non andare di fretta, non cercare di condizionare e gestire il gioco. Non è importante per quanto tempo, lo si può fare per 15 minuti, mezz’ora o un’ora. La cosa fondamentale è stare nel gioco non strutturato. È la qualità che conta!

Per consulenze psicologiche, psicoterapia, seminari o altre richieste, puoi scrivere a Gioele D’Ambrosio oppure telefonargli al 339.7098160.


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